CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 22 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Nel ricevere questo venerdì in udienza i vescovi di Angola, São Tomé e Príncipe, il Papa ha ricordato loro la responsabilità ad aiutare i giovani ad evitare la via della illegalità, a vivere l’amore in castità contro il flagello dell’AIDS e gli attacchi alla famiglia, promuovendo le scuole cattoliche e l’insegnamento morale e religioso nelle scuole pubbliche.
Questi alcuni dei temi toccati da Giovanni Paolo II nell’incontrarsi questa mattina con i presuli di questi Paesi africani a conclusione della loro visita quinquennale “ad limina apostolorum” al Papa e alla Curia romana.
Come dimostrano le Giornate Mondiali della Gioventù, ha spiegato il Papa, i giovani “hanno una speciale capacità di consacrare il meglio delle loro energie alla solidarietà in favore dei bisognosi e alla ricerca della santità cristiana”.
In virtù di questo, il Santo Padre ha esortato i prelati a prestare “un’attenzione particolare” ai giovani per “la lotta che devono affrontare per un futuro degno in una situazione generale di povertà, spesso aggravata dalla mancanza della famiglia, dispersa o distrutta, e dalle conseguenze della guerra che li ha traumatizzati”.
“Aiutateli a rifiutare ‘le tentazioni di scorciatoie illegali verso falsi miraggi di successo o di ricchezza’”, ha detto il Papa ai vescovi citando il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1998 (n. 8).
Queste tentazioni, ha specificato, sono spesso frutto di una pubblicità ingannevole che può esercitare, soprattutto su di loro, una grande attrazione. Per neutralizzarla, ha detto il Papa, “devono comprendere che sono davvero una nuova generazione di costruttori, chiamati ad edificare la civiltà dell’amore, nella libertà e nella solidarietà”.
“Attraverso una vita di preghiera e una vita sacramentale solida rimangano uniti a Cristo per trasmettere i valori del Vangelo nel loro ambiente di vita ed assumere generosamente il loro ruolo nella trasformazione della società”, ha auspicato il Pontefice.
“Che i giovani, nelle difficoltà che incontrano, non perdano mai la fiducia nel futuro!”, ha auspicato poi.
Secondo il Papa, infatti, tutta la comunità ecclesiale deve lavorare affinché le giovani generazioni siano “opportunamente formate e preparate per le responsabilità che spettano loro e che, in un ceto modo, già sono di loro competenza”.
Un mezzo “particolarmente efficace” a questo scopo sono le scuole cattoliche, che devono trasformarsi in “comunità in cui gli alunni possano trovare alimento per la fede e si preparino per la propria missione nella Chiesa e nella società”, ha continuato.
Accanto a questo, è necessario anche continuare a “promuovere l’insegnamento morale e religioso, anche nelle scuole pubbliche, per creare nell’opinione pubblica un consenso sull’importanza di questo tipo di formazione”.
La diffusione dell’insegnamento religioso può essere molto utile anche per fronteggiare il flagello rappresentato dall’AIDS, “un’epidemia che non può essere ignorata per le moltissime vittime che falcidia e per la grave minaccia che costituisce per la stabilità sociale ed economica della Nazione”, ha proseguito Giovanni Paolo II.
Il Santo Padre ha infatti esortato i vescovi a fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per “difendere la santità della famiglia ed il posto prioritario che occupa nella società”, proclamando “a voce alta e chiara il messaggio liberatore dell’amore cristiano autentico”, che deve essere caratterizzato dalla castità.
“I vari programmi educativi, sia religiosi che secolari – ha spiegato infatti il Papa – devono sottolineare il fatto che l’amore vero è un amore casto e che la castità ci offre una solida speranza per superare le forze che minacciano l’istituzione della famiglia e, allo stesso tempo, di liberare l’umanità dal flagello devastatore che è l’AIDS”.
Citando l’esortazione apostolica “Ecclesia in Africa”, il Santo Padre ha affermato: “L’amicizia, la gioia, la felicità, la pace che forniscono il matrimonio cristiano e la fedeltà, così come la sicurezza offerta dalla castità, devono essere presentate continuamente a tutti i fedeli, soprattutto ai giovani” (n. 116).
Il Santo Padre ha quindi espresso il proprio apprezzamento per la presenza in questi Paesi africani, emersa dai rapporti che i vescovi hanno dovuto presentare, di “moltissime famiglie che vivono in maniera eroica la fedeltà al sacramento del matrimonio cristiano, nel contesto di una legislazione civile o di costumi tradizionali poco favorevoli al matrimonio monogamico”.