La norma, però, era costituita da due parti: la prima, riguardante l’interruzione di tutti i processi in corso e delle decisioni ancora non passate in giudicato, non è stata revocata.
Si sono espressi a favore della revoca i ministri Eros Grau, Joaquim Barbosa, Cezar Peluso, Gilmar Mendes, Ellen Gracie, Carlos Velloso e Nelson Jobim.
Oltre al relatore, il ministro Marco Aurélio de Mello, hanno invece votato a favore del mantenimento della norma Carlos Ayres Britto, Celso de Mello e Sepúlveda Pertence.
Il ministro Marco Aurélio aveva istituito la norma il 1° luglio scorso per la Confederazione Nazionale dei Lavoratori nella Sanità (CNTS), riconoscendo alle gestanti il diritto di interrompere la gravidanza in caso di anencefalia.
La CNTS sosteneva che fosse una violazione della dignità costringere la donna a portare a termine una gravidanza pur sapendo che non avrebbe avuto buon esito.
L’anencefalia è una patologia congenita che riguarda la configurazione cefalica e delle ossa del cranio. La sua conseguenza è uno sviluppo minimo dell’encefalo, che presenta spesso un’assenza parziale o totale del cervello.
La Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani (CNBB) si era mostrata “sorpresa” dalla decisione del ministro Marco Aurélio.
Secondo la Conferenza Episcopale Brasiliana, una decisione di questo tipo richiederebbe un’“ampia discussione da parte della società e la partecipazione del plenum della Corte Suprema”.
“La vita umana che si forma nel grembo materno è già un nuovo soggetto di diritti e, per questo, tale vita deve essere rispettata sempre, indipendentemente dallo stadio o dalle condizioni in cui si trova”, affermava allora in una nota la CNBB.
La questione ha assunto grande rilevanza nel dibattito brasiliano degli ultimi quattro mesi.
Il procuratore generale della Repubblica, Cláudio Fonteles, si è espresso contro la norma durante il giudizio.
Fonteles ha affermato il diritto indiscutibile alla vita, che va protetta fin dal concepimento.
La sessione del Tribunale Supremo si è svolta in un clima di tensione. Durante il giudizio, Marco Aurélio ed il ministro Joaquim Barbosa sono arrivati a discutere.