Diritti umani, perno dell’attività diplomatica di Giovanni Paolo II

Presentata una antologia di suoi discorsi sull’argomento che vanno dal 1978 al 2003

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 18 ottobre 2004 (ZENIT.org).- I diritti umani sono la chiave della attività diplomatica di Giovanni Paolo II, come dimostra una antologia di suoi discorsi diplomatici pronunciati negli ultimi 25 anni.

Questo lunedì in Sala Stampa vaticana è stato presentato un volume “Pope John Paul II and the Challenges of Papal Diplomacy – Anthology (1978-2003)”, (Giovanni Paolo II e le sfide della diplomazia pontificia ) curato dal Nunzio Apostolico monsignor André Dupuy e pubblicato congiuntamente dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dalla Path to Peace Foundation.

Alla Conferenza Stampa sono intervenuti il cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; monsignor André Dupuy, nunzio apostolico in Venezuela; monsignor Pietro Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati.

Il volume raccoglie più di 300 discorsi del Papa ad Organizzazioni Internazionali, 137 messaggi a Capi di Stato, 18 a Capi di Governo, e 691 discorsi ad ambasciatori in occasione della presentazione delle lettere credenziali.

Monsignor Dupuy è intervenuto affermando che i testi raccolti in questo volume servono a ben illustrare “l’impegno del Santo Padre in favore delle grandi cause dell’uomo” e a costituire “uno strumento di lavoro destinato agli studiosi di diritto internazionale ed un testo di consultazione per i diplomatici e per tutti coloro che desiderano conoscere il pensiero di Giovanni Paolo II su determinate questioni internazionali”.

In questo testo il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che già nel 1988 e nel 2002 aveva preparato delle edizioni di discorsi del Papa al Corpo Diplomatico, ha preparato “una classificazione dei medesimi per temi, organizzati attorno alla questione dei diritti umani (alla libertà religiosa, allo sviluppo, alla pace, alla vita, ai diritti delle famiglie, dei popoli e delle nazioni)”. Il testo completo dei discorsi di trova nel CD-ROM allegato al volume.

Nel tentare di mettere in risalto i punti salienti di quest’opera monsignor Dupuy ha sottolineato il “coraggio con il quale Giovanni Paolo II affronta le questioni più difficili dei nostri tempi, interpretando lui stesso e con costanza quell’audacia della verità, che nel 1985 aveva raccomandato ai giovani di Ypres (Belgio), città martire della prima guerra mondiale”.

Il nunzio apostolico in Venezuela ha quindi fatto riferimento all’ “attivismo morale” del Pontefice, “un attivismo più vigoroso di quello dei suoi predecessori e che tenderebbe a far accettare la legittimità della questione morale in seno ai dibattiti secolari”, e in “difesa delle grandi cause dell’uomo”.

“Questo stile del Papa ci indica che la diplomazia possiede un’alta rilevanza etica, tale da non potersi mai permettere di transigere con la verità”, ha continuato monsignor Dupuy.

Programma questo messo in luce già nell’aprile del 1984, quando nel ricevere per la prima volta le lettere credenziali di un ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, il Santo Padre ricordava la necessità di “difendere la verità contro ogni tentativo di manipolazione”.

E questo perchè, ha continuato il monsignore Dupuy, “Giovanni Paolo II giudica una ‘pretesa erronea e pericolosa’ la tentazione di organizzare la società nel vuoto morale, in quanto ‘le decisioni sulla politica pubblica non coinvolgono solamente la responsabilità verso l’opinione pubblica, ma soprattutto quella verso la verità oggettiva sulla natura dell’uomo e l’ordine della società umana’”.

Ed è sempre all’ambito delle religione e delle morale che il Pontefice ha destinato i suoi interventi, come già chiarito in un ammonimento contenuto nel suo primo messaggio al mondo il 17 ottobre 1978: “Non ci muove nessuna intenzione di interferenza politica o di partecipazione alla gestione degli affari temporali… Noi intendiamo adoperarci per il consolidamento delle basi spirituali, su cui deve poggiare l’umana società” (Insegnamenti I p. 17.18).

Monsignor Parolin nel prendere la parola ha quindi analizzato come nei suoi discorsi il Papa si faccia portatore della parola della Chiesa verso un mondo a cui “propone la sua collaborazione risoluta e leale”.

Il dialogo che ne emerge con i Responsabili degli Stati e delle Organizzazioni internazionali è essenzialmente un “dialogo di riconciliazione” che si riflette nell’attività propria della Santa Sede e della Chiesa “a servizio dell’umanità ‘sotto il segno della speranza’”.

E’ “una speranza coraggiosa, che rifiuta di soccombere al fatalismo e alla rassegnazione”, quella che accompagna tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II, ha commentato monsignor Parolin.

Dalla lettura di questi testi, ha poi affermato il cardinale Martino, emerge l’operato di un Papa che nei suoi 26 anni di Pontificato è riuscito a proporre “un umanesimo integrale, ancorato al trascendente”.

Come un “grande compositore” il Pontefice è riuscito ad elaborare una sinfonia, “tanto forte nei contenuti quanto drammatica nelle tonalità e nelle forme espressive” che toccasse tutti i temi dell’attualità del nostro tempo, incentrando il proprio magistero “sul tema unitario della difesa della dignità umana e dei suoi diritti fondamentali”.

L’impressione che se ne ricava è che i discorsi del Santo Padre tendano a disegnare “più che una strategia per l’azione diplomatica della Santa Sede, una illuminante strategia per l’azione, presente e futura, della Chiesa nella società”.

Un’azione questa sempre attenta ai diritti dell’uomo radicati nella dignità immanente ad ogni essere umano e che si fa “annuncio del fondamento trascendente della dignità della persona, da cui sgorgano diritti assoluti che nessun consesso umano ha il potere di concedere o di negare”.

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ZENIT Staff

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