ROMA, mercoledì, 6 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Il 1° ottobre si sono compiuti i dieci anni dalla scomparsa del Padre Tomás Morales, attualmente sotto processo di canonizzazione, fondatore degli istituti secolari dei Crociati e delle Crociate di Santa Maria, nonché del Movimiento Matrimonial Hogares de Santa María e del Movimiento Juvenil Milicia de Santa María, presenti in Spagna, Italia, Germania, Irlanda, Stati Uniti, e Paesi dell’America latina.
In questa occasione, le istituzioni in questione hanno organizzato un Congresso internazionale dal tema “Profeta dei nostri tempi” a Madrid, nei giorni 9 e 10 ottobre. ZENIT ha intervistato Beatriz de Ancos, dell’ordine delle Crociate di Santa Maria, una delle relatrici al Congresso.
Voi definite il vostro fondatore “profeta dei nostri tempi”. Perché?
Beatriz de Ancos: Il Padre Tomás Morales è considerato profeta del nostro tempo perché ha preceduto di vent’anni gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, in concreto due documenti: “Apostolicam Actuositatem” e “Lumen Gentium”.
Dall’inizio della sua attività apostolica ha cominciato ad imprimere nei laici ai quali impartiva i cicli di Esercizi spirituali un impulso missionario. Questo impulso missionario consiste nel far sì che il laico prenda coscienza della propria responsabilità e della propria missione nell’ambito della Chiesa, del proprio dovere di vivere coerentemente con il proprio battesimo e del fatto che vi sono numerosi settori e realtà temporali all’interno della società civile che nessun altro membro della Chiesa potrà evangelizzare dal di dentro come il laico stesso.
A dieci anni dalla morte del fondatore, quali aspetti del vostro carisma ritiene che siano fondamentali?
Beatriz de Ancos: Ciò che ci caratterizza è la tensione verso la santità vissuta senza abbandonare il mondo, come contemplativi in azione, nell’ambito di molteplici attività. Una santità che è, oltre tutto, apostolica e mariana.
Mariana perché viviamo sempre con il dolce nome di Maria nel cuore e imitiamo la sua vita dal “Fiat” dell’Incarnazione fino allo “Stabat” ai piedi della croce. Apostolica perché viviamo la fede con spirito militante all’interno della Chiesa, agendo, fino a rimetterci la faccia per Cristo allorché le circostanze lo richiedano.
Che significa essere contemplativi in azione?
Beatriz de Ancos: È un modo di vivere il Vangelo per cui è necessaria una vita interiore forte ed intensa, ma questa contemplazione viene vissuta stando immersi nella realtà temporale nella quale vive il laico. In definitiva si tratta del concetto con cui Sant’Ignazio conclude gli Esercizi: “in tutto amare e servire” perché la nostra vita è amare servendo tutti coloro che incrociano il nostro cammino ed è servire amando con il cuore di Cristo. Quando serviamo gli altri stiamo mettendo in pratica la contemplazione.
Come ha vissuto e come faceva vivere, il cambiamento apportato dal Concilio Vaticano II?
Beatriz de Ancos: Ha raccolto le diverse esortazioni dei Papi nella seconda metà del XX secolo, ma fondamentalmente l’appello di Giovanni Paolo II durante la sua visita a Javier nel 1982 allorché disse che “un cattolico che prende coscienza della propria fede diventa missionario”. Su questo ha lavorato e si è consumato Padre Morales, nel renderci tutti consapevoli della nostra fede e della nostra responsabilità missionaria acquisita con il Battesimo.
Padre Morales è stato un figlio fedele della Chiesa e ci ha insegnato ad amarla. Ha vissuto tutto il Magistero Pontificio con grande fedeltà. I documenti del Concilio Vaticano II sono così ricchi che stiamo ancora mettendo in pratica tutti questi insegnamenti. Ha dato loro vita facendo in modo che gli altri li vivessero.
Ci esortava a leggere attentamente i documenti della Chiesa, analizzandoli, commentandoli in brevi relazioni e incentrando su di essi dei circoli di studio e colloqui. Nei circoli di studio non solo vengono trattati questi argomenti o letti questi altri testi, ma vengono anche offerti esempi di vita vissuta. Teoria e pratica.
Quando dirigeva un circolo di studio, o dava una consegna apostolica, il Padre Morales cercava di fare in modo che nel colloquio successivo si commentassero le diverse esperienze apostoliche relative a quanto era stato proposto. Non soltanto formava attraverso l’azione, ma anche nel criterio. Si tratta di offrire una formazione integrale: una formazione intellettuale, ma anche della volontà e dell’affettività, perché nella persona tutto va unito.
Padre Morales era noto per essere stato esigente. Come si combina questa caratteristica con il carisma orientato specificamente verso i giovani?
Beatriz de Ancos: Il nostro carisma si caratterizza nella formazione di minoranze, di leader, militanti cattolici. I giovani hanno molte ricchezze, molta capacità di donarsi, ma bisogna saper tirare fuori la loro generosità ed il loro coraggio.
E normalmente coloro che maggiormente sentono questa esigenza sono i giovani più generosi. Bisogna indirizzare questa energia che il giovane ha dentro di sé, bisogna scoprire ed aiutare a scoprire l’eroe che è dentro ognuno di noi.
Il mondo ci offre diversi modelli di eroi, ma l’eroe che offriva Padre Morales e che continuiamo ad offrire noi attraverso il nostro carisma, è il santo. In ogni caso, non si tratta di esigere senza motivo; bisogna che ci sia sempre un perché che il giovane deve poter capire e soprattutto bisogna esigere con amore, senza mai andare al di là delle forze dell’altro.
Lavorare con le minoranze, può considerarsi elitarismo?
Beatriz de Ancos: Padre Morales era un figlio fedele di Sant’Ignazio, lo stesso che alla Sorbona di Parigi ripeteva: “Se io mi conquisto Saverio, Saverio mi conquisterà un modo”, riferendosi a San Francesco Saverio, oggi patrono delle missioni.
E Padre Morales porta questa lezione nel nostro secolo, consapevole dell’efficacia di poche persone. Egli affermava che “una minoranza forgiata nell’esigenza e nella fedeltà, ferma e coerente nella fede, può trasformare il mondo. Dalle cattedre, dalla stampa, in politica, nell’esercito e persino nei seminari, sarebbe in grado di cristianizzare la società, restituire all’uomo la sua dignità minacciata dalle ideologie totalitarie e dai costumi corrotti. La sua azione assicurerebbe vitalità al cattolicesimo per millenni”.
Se il vostro impegno è centrato sul lavoro con le minoranze, come sono potute nascere le Vigilie dell’Immacolata, frequentate in massa ogni anno in varie città spagnole e negli altri Paesi in cui operate, o gli affollatissimi Rosari dell’Aurora nel mese di maggio, che sono entrambi realtà promosse da voi?
Beatriz de Ancos: Perché il Vangelo è per tutti. Padre Morales diceva: “bisogna servire tutti, ma coltivate le minoranze”. Era convinto che formando un piccolo gruppo avrebbe raggiunto tutti quanti, perché quel gruppetto avrebbe a sua volta evangelizzato coloro che gli erano vicini.
Inoltre le Campagne Mariane sono state da sempre un mezzo di formazione dei militanti cattolici, che si offrono per Cristo, lavorando generosamente per far conoscere agli altri l’amore verso la Vergine ed il Vangelo. Sono grandi Campagne finalizzate a raggiungere tutti, ma a volte servono come mezzo di formazione, hanno questa doppia valenza.
Parlano di lui come di un “dinamizzatore dei laici”. A cosa si riferiscono?
Beatriz de Ancos: Il sacerdote si rese subito conto del fatto che il laicato nella Chiesa era un potenziale non sfruttato, una forza immensa, ma capiva anche che, il non dare loro delle responsabilità, poteva incoraggiare la formazione di leader e la crescita di una responsabilità nell’evangeliz
zazione dei propri fratelli, dal momento che la Chiesa non arrivava a tutti i settori del mondo attuale in cui dovrebbe arrivare il Vangelo.
Egli concentrò tutti i suoi sforzi nel far sì che questi laici agissero e prendessero coscienza della loro fede. Il modo più efficace in cui lo fece fu dando il via al “far fare”, cioè non facendo tutto da sé, ma facendo sì che altri facessero e venissero coinvolti nei compiti apostolici, lasciando prendere l’iniziativa ed incoraggiando la creatività della persona.
A lungo andare è un metodo efficace, ma non è una pedagogia di risultati immediati, è molto più complicata: è una pedagogia a lungo termine, ma che dà molti frutti.
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Padre Tomás Morales nacque nel 1908. Studiò Giurisprudenza presso l’Università Centrale di Madrid. Durante gli anni dell’Università visse come laico impegnato, arrivando ad essere presidente degli Studenti Cattolici. Conseguì il Dottorato a Bologna. A ventitré anni entrò nella Compagnia di Gesù e fu ordinato sacerdote nel 1942. Nel 1946 iniziò a Madrid un’intensa opera apostolica e sociale con lavoratori ed imprenditori; con loro diede vita alla Casa dell’Impiegato, al fine di cristianizzare le strutture lavorative. Anni dopo fondò gli Istituti Secolari Crociati e le Crociate di Santa Maria, il Movimiento Matrimonial Hogares de Santa María e il Movimiento Juvenil Milicia de Santa María. Il 24 giugno 2000 si è aperta a Madrid la causa della sua canonizzazione.
Ulteriori informazioni su: http://www.cruzadadesantamaria.org