Cardinal Poupard: contro la “globalizzazione del terrorismo”, cooperazione tra leader politici e religiosi

Nella II Giornata dell’Interdipendenza tenutasi a Roma

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ROMA, domenica, 12 settembre 2004 (ZENIT.org).- Di fronte ai recenti fatti avvenuti presso la scuola di Beslan in Russia e nel terzo anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono, il cardinale Paul Poupard lancia un appello a contrastare i rischi di un “terrorismo selvaggio” sempre più globale “attraverso un processo di dialogo e di collaborazione personale e di gruppo”.

Questo il messaggio lanciato dal Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nell’intervenire in Campidoglio, a Roma, all’apertura di questo sabato della II Giornata dell’Interdipendenza “In memoria dell’11 settembre-Dialogo per la Pace”, alla quale hanno partecipato, offrendo un proprio contributo, anche il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni e Shahrazad Hushmand, una teologa islamica iraniana.

“Dobbiamo combattere la globalizzazione del terrorismo con la globalizzazione dell’impegno responsabile per un vivere civile e umano veramente interdipendente, che tenga conto dei bisogni, delle attese, delle capacità di chi abita lo stesso mondo, lo stesso villaggio globale”, ha affermato il porporato.

“Questa sera vogliamo riaffermare che la cooperazione tra i popoli, le religioni e le culture non è una scelta tra tante, magari secondaria e accessoria, è ora una urgenza pressante, una vera necessità”, ha poi sottolineato.

“Quello che succede oggi nel mondo ci riguarda tutti, perciò ci costringe a riflettere a fondo sulle cause, e soprattutto ad impegnarci per un’alternativa vera, responsabile, decisa, all’oltraggio, all’odio e al terrore, alla guerra e alla morte”.

La prima edizione della Giornata dell’Interdipendenza, pensata e organizzata da Benjamin Barber, -intellettuale statunitense ed ex-consigliere di Bill Clinton -, si è tenuta il 12 settembre dell’anno scorso, ‘day after’ dell’attentato alle Torri Gemelle, a Philadelphia, capitale dell’ ‘Indipendence Day’ americano.

L’incontro, che per questa edizione romana reca la firma oltre che del Comune capitolino anche di associazioni come Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), Comunità di Sant’Egidio, movimento dei Focolari e Legambiente, ha incentrato i propri dibattiti intorno all’aspirazione ad una globalizzazione, vera espressione del multilateralismo, che poggi sugli interessi veri dell’umanità: povertà, crisi ecologica, pari dignità tra culture e popoli, guerra al terrorismo.

Il porporato nel corso del suo discorso ha tracciato un quadro dettagliato del “particolarissimo e tragico momento storico che stiamo vivendo”.

“Pensavamo che dopo gli orrori della II Guerra Mondiale non si potessero ripetere situazioni tanto abominevoli e raccapriccianti”, ma “non è stato così, purtroppo”, ha esordito affermando che “l’11 settembre rappresenta l’inizio di una nuova fase di crudeltà e disumanità, segnate dalla sanguinosa strage degli innocenti”.

“Siamo rimasti tutti inorriditi davanti alle immagini dei bambini di Beslan, ci siamo chiesti: Come è possibile una cosa simile nel terzo millennio? Come è possibile tanta barbarie, tanta disumanità? Come si può concepire qualcosa di così crudele, in cui nemmeno più l’innocenza dei bambini viene preservata e rispettata”.

Il cardinale ha quindi chiarito che “non si tratta più di scontro politico o militare, di contrapposizione di ideologie o di visioni politiche e religiose”, ma che ci troviamo di fronte ad un “terrorismo selvaggio” che “non ha proprio nulla da dire al mondo e all’umanità, che trasforma uomini e donne in animali feroci, incapaci di qualsiasi segno di umanità”.

“Neanche le categorie della follia o della patologia possono darci una qualche pallida spiegazione di quanto è avvenuto a Beslan”, ha poi continuato esprimendo la sua vicinanza al dolore delle famiglie delle vittime del sequestro.

Il suo ricordo è poi andato alle tante persone civili impegnate in attività umanitarie o di peace-keeping, anch’esse “vittime del terrorismo”, come le due giovani volontarie italiane rapite a Baghdad, Simona Torretta e Simona Pari, e ancora in mano ai sequestratori.

“Il loro sequestro, come quello di tanti altri civili, non ha alcuna giustificazione possibile. E’ la negazione del valore assoluto di ogni persona umana, della sua vita, della sua dignità come pure della fratellanza umana, della collaborazione, del dialogo costruttivo, della stessa carità fraterna”, ha detto.

“Non possiamo accettare questa regressione di umanità da parte di questa gente spietata e senza cuore”, “non possiamo abituarci a questo vivere, a questa perdita del senso dell’esistenza umana, della sua sacralità e intangibilità”, ha così incoraggiato.

In questo quadro il cardinal Poupard afferma di aver osservato “due segni positivi, il primo: il meeting di Milano (5-7 settembre), organizzato dall’Arcidiocesi Ambrosiana e dalla Comunità di Sant’Egidio, dove afferma di aver avvertito “la bellezza di un incontro che non parte da pregiudizi e da visioni negative dell’altro, ma dal profondo e sincero rispetto reciproco, dalla comune volontà di crescere insieme, di costruire insieme attraverso il dialogo, il confronto, l’impegno fattivo per la pace”.

E il secondo la “coraggiosa decisione di tanti Musulmani, italiani e francesi, di sconfessare i terroristi e di negare decisamente che tali e tante azioni di violenza e di disumanità possano trarre la loro ragion d’essere dal Corano e dall’esperienza religiosa dell’Islam”.

“Posso testimoniare, ritornando da queste giornate, di una coscienza nuova delle responsabilità che le religioni hanno all’inizio di questo millennio. Abbiamo praticato il dialogo dell’amore. Abbiamo pregato il Dio di amore di darci il coraggio dell’amore”, ha quindi detto.

“Questa è la nostra risposta alla sfida: non solo è possibile, ma è necessario e doveroso, è l’essenza del progetto ‘politico’ dell’umanità. E’ l’unità dei popoli, nel rispetto delle mille identità, il fine stesso dell’interdipendenza a livello planetario, che la violenza terroristica, la guerra, l’ingiusta ripartizione delle risorse nel mondo e le disuguaglianze sociali e culturali minacciano e minano alla radice”, ha aggiunto.

La necessità e l’importanza di eventi come questo, ha affermato, “risiedono nella volontà di noi tutti di cercare risposte efficaci all’utilizzo della violenza ceca, purtroppo utilizzata da gruppi fanatici come unica soluzione ai tanti problemi del nostro tempo”.

“Una violenza alimentata, spesso, dall’ignoranza, dalla menzogna, dall’incomprensione, dall’ingiustizia, dalla sistematica demonizzazione dell’altro, ritenuto un antagonista, se non addirittura un ostacolo sulla strada della propria realizzazione”.

“ Il nostro impegno comune ci spinge a ribadire che i rischi di un terrorismo globale e dello scontro vengono fronteggiati solo attraverso un processo di dialogo e di collaborazione personale e di gruppo, in famiglia come nella comunità internazionale, tra leader politici e religiosi e tra i popoli”, ha quindi sottolineato.

“Davanti all’abisso del male, e alla catena mortale della violenza, non ci lasciamo dominare dalla paura né intimidire dal terrorismo. E’ questo il messaggio delle religioni che ci invitano insieme all’amore di Dio e all’amore degli uomini, tutti fratelli. E’ un messaggio di speranza”, ha infine concluso.

Questa domenica, poi, nella giornata di chiusura dell’incontro, ad un anno di distanza dal 12 settembre 2003, quando enti, associazioni, sindaci e movimenti, hanno firmato la dichiarazione di interdipendenza, i rappresentanti di almeno venti paesi del vecchio continente hanno sottoscritto “la Carta europea per l’Interdipendenza”, presentata da Luigi Bobba, presidente delle ACLI.

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ZENIT Staff

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