Argentina: il Congresso Eucaristico esorta a trasformare il mondo materialista

Con la Parola ed il Pane di Vita, afferma il nunzio papale

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CORRIENTES, martedì, 7 settembre 2004 (ZENIT.orgAICA).- Il X Congresso Eucaristico Nazionale argentino si è concluso domenica scorsa con l’esortazione del nunzio apostolico papale, il cardinale boliviano Julio Terrazas Sandoval CSSR, a trasformare il mondo individualista e materialista con la Parola ed il Pane di Vita.

“Bisogna scendere in pianura, dove sono le moltitudini che vogliono conoscere il Signore e trovare in Lui la pace che un mondo ostile non può dare loro. In questo modo la nostra storia potrebbe scriversi come spazio in cui si promuovono le persone senza continuare a creare vergognose menzogne”, ha affermato l’arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra.

Il suo messaggio è risuonato durante la celebrazione eucaristica a conclusione del Congresso, iniziato il 1° settembre scorso, e che egli ha presieduto con la concelebrazione di circa sessanta vescovi.

Il nunzio apostolico papale ha sottolineato come la Chiesa debba rendersi presente nei luoghi in cui nessuno vuole andare e debba stare nel cuore del dolore e dei conflitti.

“Il ‘prendere il largo’ richiestoci dal Santo Padre comprende tutto questo e molto di più. Il mandato che oggi riceviamo è quello di essere una Chiesa eucaristica che condivide la Parola, il Pane di Vita ed il pane della solidarietà in modo aperto e senza esclusioni in un mondo individualista e materialista”.

“L’‘andate in pace’ non è un congedo che addormenta la coscienza; vuol dire raccontare al mondo che siamo stati con il Signore della nostra vita. E’ una missione che allontana la schizofrenia della separazione tra la fede e la vita, tra la fede e l’etica”.

Al momento dell’offertorio, la gente di Corrientes ha consegnato un’immagine della Vergine di Itatí, un mate, cinque pani e due pesci, simboli del brano evangelico della moltiplicazione dei pani che ha fornito lo spunto per il motto del Congresso, “Date loro da mangiare”.

Prima di concludere la Messa, i prelati e una folla di circa 100.000 persone hanno intonato in ginocchio l’inno “Cristo Gesù” e una coppia ha letto la consacrazione del Popolo di Dio a Gesù Sacramentato.

“Signore Sacramentato – afferma il testo –, ti consacriamo la nostra Patria, il suo impegno e i suoi sforzi per raggiungere la riconciliazione ed essere un popolo davvero solidale, giusto e fraterno. Ti consacriamo le sue famiglie, i suoi bambini, i suoi giovani, i suoi anziani, i suoi governanti, i suoi scienziati ed i suoi artisti”.

“Concedici la capacità di creare posti di lavoro per tutti, di servire ed amministrare rettamente la giustizia, di rispettare e far rispettare i diritti di tutti, di stimolare il compimento del dovere, di educare le nuove generazioni e di eliminare definitivamente la delinquenza e l’ingiustizia”.

“Donaci la forza di assistere e servire le tantissime persone povere ed abbandonate del nostro Paese e di allontanare dalla nostra società lo scandalo della frammentazione e dell’intolleranza”, ha poi aggiunto.

“Non vogliamo tornare – ha detto la coppia – da un’esperienza eccezionale all’incoscienza e all’indifferenza di uno stato battesimale che non riesce a rinnovare le varie culture purificandole dal peccato”.

“Vogliamo, con la grazia della Tua presenza sacramentale, vincere l’ingiustizia, l’odio e la corruzione che ci hanno invaso come una malattia mortale. Ti preghiamo per tutti coloro che compongono questa Nazione, indipendentemente dal fatto che Ti conoscano e Ti riconoscano come Signore della loro storia”.

Dopo la benedizione con il Santissimo Sacramento, l’arcivescovo di Corrientes, monsignor Domingo Castagna, ha pronunciato il congedo e ha concluso il X Congresso Eucaristico Nazionale.

“Non è lecito tornare alle nostre diocesi e alle nostre parrocchie con semplici ricordi e la memoria di un evento affollato e spettacolare – ha ricordato –. Tornando dobbiamo iniziare il ‘dopo’ sollecitato dai nostri pastori il 31 maggio 2003. Gesù Cristo deve occupare il centro della vita del nostro popolo, che per la maggior parte si identifica con il popolo cristiano”.

Il prelato ha affermato che “il contatto personale che abbiamo cercato di stabilire in questo incontro individuale con Gesù Cristo chiede di essere testimoniato attraverso un’azione missionaria efficace e continua”.

Perché “è impossibile sperimentare questo contatto rinnovatore senza comunicarlo con fervore ed offrirlo a tutti come Buona Novella”, ha commentato. “Se non si produce questo movimento di testimonianza nulla sarà accaduto qui, e il nostro sforzo di accorciare le distanze geografiche e di impegnare le nostre limitate risorse economiche sarà stato vano”.

Bisogna “approfittare di questa esperienza e renderla vantaggiosa per la Patria”.

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ZENIT Staff

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