ROMA, lunedì, 31 maggio 2004 (ZENIT.org).- Ha destato molto scalpore la decisione del giudice di Catania, Felice Lima, di respingere la richiesta di due coniugi, portatori sani di talassemia, di selezionare gli ovuli per la procreazione assistita.
L’impianto non è riuscito e la signora ha perso in maniera naturale l’ovulo fecondato, ma diversi organi di stampa hanno preso l’evento come pretesto per rivolgere dure critiche alla legge sulla Fecondazione assistita varata di recente in Italia.
Per comprendere meglio i toni della questione e i rischi delle tecniche di fecondazione in vitro, ZENIT ha intervistato il dottor Carlo Bellieni, Docente di Terapia Neonatale Scuola di Specializzazione Pediatria, Università di Siena e Dirigente 1° livello, Terapia Intensiva Neonatale di Siena.
E’ così facile concepire un figlio in provetta?
Dottor C. Bellieni: I discorsi sulla fecondazione in vitro (FIV) si incentrano su due poli: la salvaguardia dell’embrione concepito da un lato e dall’altro la pressante richiesta di alcune coppie di avere un figlio.
Lasciamo da una parte per il momento che un figlio si può avere anche adottandolo: è strano che non si rifletta sul destino dei bambini così concepiti, come se, una volta superato nel futuro il bias degli embrioni sopranumerari, un figlio concepito in provetta fosse equiparabile a uno concepito normalmente.
Ovviamente non parlo qui di differenze affettive un figlio è sempre un figlio, indipendentemente dal modo in cui è stato concepito. Ma vogliamo considerare se i rischi della FIV sono tali da imporre quantomeno un po’ di cautela?
Quali sono i rischi per i bambini concepiti in vitro?
Dottor C. Bellieni: Tre studi su larghe popolazioni di bambini concepiti in vitro sono stati pubblicati nel 2002 su prestigiose riviste scientifiche internazionali. E le conclusioni non sono affatto rassicuranti.
Le conclusioni accertano che: ‘Bambini che hanno basso peso alla nascita sono a rischio per disabilità e morte. L’uso di FIV porta un aumento di bambini con basso peso alla nascita in USA perché è associato ad un alto tasso di gemellarità. Fino al 1997 la FIV era causa del 40% dei parti trigemini. Inoltre studi dimostrano che ci sono più bambini con basso peso alla nascita per via della FIV che nelle gravidanze normali’ (Schieve LA et al: Low and very low birth weight in infants conceived with use of assisted reproductive technology. N Engl J Med 2002).
“Il nostro studio suggerisce che I bambini nati da fiv hanno un aumentato rischio di sviluppare problemi cerebrali, in particolare paralisi cerebrale.” (Stromberg B et al: Neurological sequelae in children born after in-vitro fertilisation: a population-based study. Lancet 2002;359:461-5).
“I bambini concepiti con l’uso di Intracytoplasmic sperm injection (ICSI) o di FIV, hanno il doppio di rischio di avere un difetto maggiore alla nascita, rispetto alla popolazione generale.” (Hansen M et al: The risk of major birth defects after intracytoplasmic sperm injection and in vitro fertilisation. N Engl J Med 2002;346(10):725-30)
Questi studi erano stati ripresi da altre riviste pediatriche che così sottolineavano: “In febbraio 2002 un gruppo da Uppsala, Svezia, ha riportato un lavoro retrospettivo su 5680 bambini nati da FIV: ha mostrato che in genere, i bambini nati da FIV hanno più frequentemente bisogno dei servizi dei centri di riabilitazione rispetto alla popolazione normale e il rischio (OR) di paralisi cerebrale è di 3.7. La maggior differenza si osserva tra i nati singoli, mentre il rischio per i nati gemellari è pari a quello della popolazione normale. In uno studio australiano l’8.6% dei bambini nati da FIV aveva difetti maggiori alla nascita, il doppio dei controlli.” (Koren G: Adverse effects of assisted reproductive technology and pregnancy outcome. Ped Res 2002).
Il rischio di avere un figlio con handicap è circa l’11% dopo FIV, rispetto al 5% dopo concepimento normale (NN: Neurological sequelae and major birth defects in children born after in-vitro fertilization or intracytoplasmic sperm injection. Eur J Pediatr 2003;162:64).
La grande multiparità è uno dei rischi della FIV e può provocare nascita prematura (Greisen G: Multifoetal pregnancy and prematurity: the costs of assisted reproduction. Acta Paediatr 2002;91:1449-50).
Ora, queste osservazioni sembrano ovvie al neonatologo: la plurigemellarità e la prematurità, seppur banalizzate dalla stampa (chi non ricorda quante esultanze per gli annunci al TG delle nascite di 4-5 gemelli?), sono un grosso rischio per la salute del bambino (e della mamma).
Ma il fatto nuovo è questo: anche nel caso di concepimento di un figlio unico, il tasso di rischio per la sua salute, se nato da fecondazione in vitro, è maggiore che per la popolazione normale: una recente analisi di 25 studi scientifici pubblicata sul British Medical Journal, così conclude: “Le gravidanze singole generate da FIV hanno un esito perinatale significativamente peggiore rispetto alle normali”, pur aggiungendo che “la mortalità perinatale è circa il 40% più bassa nelle gemellari insorte da FIV rispetto alle normali” (Frans M Helmerhorst et al: Perinatal outcome of singletons and twins after assisted conception: a systematic review of controlled studies. BMJ 2004; 328:261).
Ci sono rischi anche dal punto di vista genetico?
Dottor C. Bellieni: Certo: “L’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi può aumentare il rischio di deficit dell’imprinting”(Cox GF et al: Intracytoplasmic sperm injection may increase the risk of imprinting defects. Am J Hum Gen 2002;71:162-4). Feinberg e DeBaun del John Hopkins University sono stati colpiti dal fatto che il 4.6% dei loro pazienti con Sindrome di Wideman-Beckwitt erano stati concepiti con FIV (La malattia è presente in 1 nato su 15.000).
Più di recente cinque bambini Olandesi concepiti con FIV hanno presentato retinoblastoma, un cancro infantile della retina che compare in 1 nato su 17.000. Alcuni ricercatori temono che aumentare la durata dell’incubazione possa compromettere lo sviluppo, come hanno fatto notare degli studi sui topi. “Stiamo usando gli umani come cavie” suggerisce Kelly Moley, che studia embrioni di topo pre-impianto all’Università Washington a St Louis (Powell K: Seeds of doubt. Nature 2003;422:656-9).
E dal punto di vista psicologico?
Dottor C. Bellieni: Un recente libro pubblicato da un famoso psichiatra francese, Benoît Bayle dal titolo “ L’embryon sur le divan. psychopathologie de la conception humaine” (Parigi, 2003) fa riflettere sui rischi a lungo termine sulla serenità dei bambini nati da fecondazione in vitro: parla di “sindrome del sopravvissuto” per numerosi bambini nati da FIV.
Questa patologia, riscontrata per primi ai sopravvissuti dai campi di concentramento, si manifesta con senso di colpa (“altri sono morti per farmi vivere”) e senso di onnipotenza (“Io ce l’ho fatta perché sono indistruttibile”).
I suoi genitori l’hanno desiderato al punto di sacrificare altri bambini per la sua venuta. Se lui è restato in vita, se lui è scelto, non è il segno che vale più degli altri, cioè di quelli che non sono sopravvissuti? Il bambino sottomesso al desiderio altrui è un bambino onnipotente cui è forse difficile fissare dei limiti. I suoi genitori hanno prima o dopo di lui, soppresso uno o più ‘bambini’, in fin dei conti per desiderio di lui, perché lui potesse vivere. Quanto vale dunque, lui per il quale un tale sacrificio è stato consumato?
Di fronte ad un quadro così complesso, quali sono le sue conclusioni in proposito?
Dottor C. Bellieni: In conclusione, possiamo affermare che si sta procedendo verso una preoccupante banalizzazione del concepimento: i metodi attualmente in uso per la FIV non sono privi di rischi per il nascituro
. La prematurità e la gemellarità indotte dalla FIV sono un rischio. Un rischio lo è anche la FIV stessa. Si può correre o andrebbero sospese fino a loro perfezionamento? Il garante per l’infanzia creato dal governo francese ha richiesto una moratoria per la tecnica ICSI, che risulta essere la più usata per i rischi che propone. Anche il ministro della sanità François Mattei ha parlato contro questo “accanimento procreativo” e il comitato etico nazionale francese è dello stesso avviso.
Si può accettare per il proprio figlio un rischio che non sembra basso, solo per soddisfare un proprio desiderio?
Dottor C. Bellieni: La fecondazione in vitro è una tecnica in fieri. Va ad usare spermatozoi spesso alterati, talora introducendoli direttamente nel citoplasma della cellula uovo integralmente (ICSI), cosa che non succede in natura.
Un’ultima domanda che in molti si pongono: nel generare figli con spermatozoi inefficaci, non condanniamo forse essi stessi a dover ricorrere in futuro alla procreazione artificiale, nel caso non improbabile che ereditassero la stessa alterazione degli spermatozoi paterni?
Per poter leggere il commento della dottoressa Claudia Navarini, docente della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, alla nuova legge sulla Fecondazione assistita: ZENIT, Servizio Giornaliero, 28 marzo 2004.