Cardinale Tettamanzi: I mass media devono farsi “segni di speranza e non di prevaricazione”

ROMA, lunedì, 24 maggio 2004 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Tettamanzi, sostiene che la famiglia non può continuare a subire la tirannia di una cultura mass-mediale immorale che si insinua nelle case, e sostiene la necessità di uscire dal sostanziale torpore, per riproporre costantemente i valori fondamentali della persona e della famiglia, evitando, al contempo, un totalitarismo delle opinioni.

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Questo in sintesi l’intervento tenuto dal Cardinale nell’ambito del Convegno dal tema “ I media in Famiglia: un rischio e una ricchezza”, svoltosi a Roma il 21-22 maggio 2004, per la 38a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, celebrata domenica scorsa.

Il convegno è stato organizzato dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Il Cardinale Tettamanzi ha da subito avvertito che “Sulle onde dei media viaggiano insieme grandi opportunità e inquietanti rischi”.

L’Arcivescovo di Milano ha criticato chi dà per scontato che “l’unico ruolo della famiglia sia quello di fare da filtro contro l’invadenza dei media, in particolare riguardo ai minori, o quello di fare richiami alle responsabilità etiche dei produttori”.

Il Santo Padre, ha spiegato il porporato, rileva che “ogni comunicazione ha una dimensione morale”, la quale impone la necessità di utilizzare sapienza e discernimento.

Sapienza nel commisurare tutto ai valori fondamentali e al bene integrale della persona e della famiglia, e discernimento per la salvaguardia dei valori autentici della comunicazione sociale e l’elaborazione di politiche e di azioni coerenti a tutela della famiglia.

Invece – ha esclamato Tettamanzi – “i media non sono più al servizio delle persone e delle famiglie, ma quest’ultime sembrano essere asservite ai media e alla loro insaziabile brama di ascolti a tutti i costi”.

Il prelato ha precisato che “pur di fare audience, si ricorre a provocazioni e a trasgressioni di ogni genere, esibendo tutto e tutti, spesso fuori o contro i più elementari diritti delle persone”.

“Si diffondono programmi in cui i valori della sessualità, del matrimonio e della famiglia sono stravolti; nella cronaca si indugia su vicende personali e familiari ben oltre il diritto di informazione”.

“La pubblicità – ha poi continuato –, divenuta oggi il vero motore dei media, per i suoi contenuti e per la sua collocazione, aggredisce le famiglie, inducendo bisogni fittizi e usando rappresentazioni del corpo umano e dei legami affettivi in chiave puramente commerciale”.

“La comunicazione è un fatto sociale – ha sottolineato il cardinale –. È, e deve essere, un’amplificazione della bellezza e del fascino della comunicazione interpersonale. Non può trasformarsi in una manipolazione sistematica e demagogica dei rapporti umani. È paradossale che proprio nell’era dei media crescano la solitudine e il senso di estraneità tra le persone”.

“È venuta l’ora in cui la famiglia deve mettersi in gioco con i media diventando interlocutrice forte”, ha precisato l’arcivescovo di Milano, affermando che per i credenti “è necessario uscire dal sostanziale torpore”.

Tettamanzi ha invitato tutti a “guardare con maggiore fiducia alle grandi sfide poste dai mass media e ad operare con maggiore coraggio”.

“I mass media – ha detto – devono diventare sempre più segni di speranza e non di prevaricazione, fonte di comunione e non di divisione, strumenti di pace e non di conflitto”.

“In particolare, le famiglie devono farsi portatrici di una visione più ampia e solidale del ruolo dei media, affinché possano diventare veramente lo strumento privilegiato per la formazione e per lo sviluppo della grande famiglia umana”.

“La comunicazione – ha concluso Tettamanzi – deve essere posta sotto il segno della solidarietà e non del potere o del dominio. Dalle nuove tecnologie comunicative non possono derivare altre e ancor più devastanti forme povertà”.

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ZENIT Staff

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