Esigenza di riformare i seminari in seguito ad uno studio sugli abusi sessuali

Il dr. Rick Fitzgibbons propone programmi per sacerdoti, religiosi e seminaristi

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WEST CONSHOHOCKEN (USA), sabato, 22 maggio 2004 (ZENIT.org).- La crisi relativa agli abusi sessuali commessi da ecclesiastici rende evidente la necessità di adottare programmi di formazione umana e spirituale indirizzati a sacerdoti e seminaristi, sul tragico argomento e in particolare sulla sessualità, afferma un esperto psichiatra.

Il dr. Rick Fitzgibbons – uno dei principali autori del documento “Homosexuality and Hope” (“Omosessualità e Speranza”), dell’Associazione dei Medici Cattolici – si è espresso in questi termini, in seguito alla pubblicazione di un recente studio effettuato dal “John Jay College of Criminal Justice”, ed ha voluto condividere con ZENIT le sue riflessioni.

Il rapporto del “John Jay College” afferma che l’80% – 90% dei casi di abusi sessuali commessi da ecclesiastici, negli ultimi 52 anni, hanno riguardato ragazzi adolescenti (efebofilia) e non ragazzi in età prepuberale (pedofilia). Che conclusioni possono essere tratte da questi riscontri?

Fitzgibbons: Il rapporto del “John Jay College” rivela chiaramente che la crisi nella Chiesa non riguarda la pedofilia ma l’omosessualità. Le principali vittime non sono stati dei bambini, ma dei ragazzi adolescenti.

Il trattamento dei conflitti emotivi che portano uomini adulti a comportamenti omosessuali nei confronti di ragazzi adolescenti, può avere efficacia a condizione che vi sia una componente spirituale nel processo di guarigione, così come avviene nel trattamento dei disordini relativi all’abuso di sostanze.

La solitudine e la carenza di sicurezza maschile, a partire dalla fase adolescenziale della vita, che producono un’attrazione omosessuale verso ragazzi adolescenti, in persone altamente motivate, possono essere risolte senza che si abbiano ulteriori comportamenti omosessuali sregolati.

Pertanto, da un punto di vista professionale, ritengo – come ritengono anche molti altri medici della salute mentale – che occorre valutare l’opportunità di rivedere la politica del “one strike and you’re out” [al primo errore sei fuori] della Carta di Dallas del giugno 2002.

Le cause che stanno alla radice del problema degli abusi sessuali sono state affrontate in modo adeguato dalla Chiesa negli Stati Uniti?

Fitzgibbons: Prima della pubblicazione del rapporto del “John Jay College” la radice fondamentale del problema non era ancora stata identificata con sufficiente chiarezza.

Possiamo essere grati che questa incomprensione sia stata corretta. Mi auguro che questo chiarimento, relativo all’omosessualità come problema di fondo che ha generato la crisi, porterà ad una serie di ulteriori passi a tutela della Chiesa, del sacerdozio, degli adolescenti e dei bambini.

Che tipo di programmi per sacerdoti, religiosi e seminaristi sarà necessario elaborare in seguito agli esiti dello studio del “John Jay College”?

Fitzgibbons: L’esigenza più pressante non riguarda programmi per i bambini della scuola elementare, ma programmi di formazione umana e spirituale per sacerdoti e seminaristi sul tema della crisi nella Chiesa, nel sacerdozio e nella sessualità.

Tali conferenze potrebbero presentare le cause della tendenza omosessuale, tra cui in particolare la solitudine e la carenza di sicurezza maschile, nonché i modi in cui questa tendenza può essere risolta con l’aiuto del Signore.

La castità dovrebbe essere presentata come uno stile di vita sano. Il libro di Padre John Harvey “The Truth About Homosexuality” potrebbe essere una straordinaria fonte, così come il documento “Homosexuality and Hope” dell’Associazione dei Medici Cattolici. Inoltre, dovrebbero essere prese in considerazione anche questioni relative ai disordini eterosessuali.

Inoltre, i sacerdoti trarrebbero beneficio da programmi di formazione continua sugli insegnamenti della Chiesa in materia di morale sessuale, per poi presentare queste verità alle parrocchie, alle scuole superiori e alle università cattoliche. Il prete che predica questa verità è anche molto più propenso a viverla.

Poiché lo studio del “John Jay College” riporta una crescente incidenza, nell’arco degli ultimi tre decenni, del comportamento omosessuale nei preti, quei sacerdoti affetti da un’attrazione omosessuale hanno una grave responsabilità nel dover affrontare le proprie sofferenze emotive, a tutela della Chiesa, dei suoi figli e del sacerdozio da ulteriore vergogna e dolore. Lo stesso vale per i preti fortemente tentati da comportamenti eterosessuali sregolati.

I seminaristi trarrebbero beneficio da programmi di formazione sul processo di crescita verso una maturità affettiva, in cui venissero affrontati i conflitti emotivi che portano ad avere tentazioni omosessuali e eterosessuali. I seminaristi dovrebbero imparare la verità sull’omosessualità e in particolare che non vi è una prevalente causa genetica e che è possibile prevenirla e curarla.

I seminaristi con tendenze omosessuali dovrebbero impegnarsi ad affrontare e risolvere i loro conflitti emotivi con la psicoterpia e con un direttore spirituale. Essi non dovrebbero ricevere l’ordinazione prima di aver risolto questi conflitti e di aver cessato di identificarsi come omosessuali.

Sulla base del rapporto del “John Jay College”, quali raccomandazioni vorrebbe rivolgere ai sacerdoti coinvolti in comportamenti omosessuali o eterosessuali tra adulti?

Fitzgibbons: Raramente ai mariti che non sono stati fedeli alle proprie mogli – spesso a causa di una serie di fattori tra cui debolezza umana, conflitto coniugale, eccessivo stress lavorativo, solitudine e mancanza di sicurezza – viene chiesto di lasciare le proprie moglie e le proprie case.

Quindi anche i sacerdoti che hanno commesso peccati sessuali con adulti non dovrebbero necessariamente essere privati del ministero sacerdotale. Occorrerebbe invece promuovere un equilibrio emotivo e l’uso della direzione spirituale, al fine di procurare una solida fedeltà al dono di Dio.

Qual è l’importanza della selezione dei candidati al seminario?

Fitzgibbons: Un’adeguata valutazione dei canditati al sacerdozio può assicurare una maggiore tutela della Chiesa e dei suoi figli. Molta sofferenza poteva essere evitata se si fossero adeguatamente selezionati i candidati al seminario e alla vita religiosa.

Un’adeguata valutazione psicologica dei candidati al sacerdozio potrà svelare gran parte dei problemi attuali e potenziali, capaci di porre la persona a rischio di comportamenti sessuali sregolati.

Occorrerebbe elaborare protocolli, in grado di consentire ai professionisti impegnati nella valutazione dei candidati al sacerdozio, di individuare le persone affette da problemi gravi, di prescrivere cure adeguate per coloro che sono affetti da patologie correggibili, e di promuovere coloro che sono in grado di vivere un celibato casto e di non rappresentare un pericolo per gli altri.

Chiedere semplicemente a un candidato se si considera eterosessuale o omosessuale, o interessato agli adolescenti o ai bambini, non è sufficiente.

Due diversi studi recenti dimostrano che le risposte ad alcune domande su esperienze fatte nell’infanzia o nell’adolescenza, relative ad un positivo sviluppo dell’identità maschile, ricomprese nell’ambito di un questionario più ampio, hanno consentito all’intervistatore di affermare, con una precisione del 90%, se un soggetto avesse tendenze omosessuali.

Qualora l’esame rivelasse probabili tendenze omosessuali, il candidato non verrebbe automaticamente escluso, in quanto, con una forte dose di buona volontà nell’affrontare il gra
nde impegno necessario a superare la propria sofferenza emotiva dovuta all’insicurezza maschile, alla tristezza e alla rabbia, la sua omosessualità potrebbe risolversi.

Egli potrebbe poi ripresentarsi, qualora non si identificasse più come omosessuale. La Chiesa non dovrebbe accollarsi la responsabilità morale di ammettere al seminario qualcuno che si considera omosessuale.

Inoltre, è essenziale che i professionisti della salute mentale incaricati della valutazione dei candidati al seminario o della cura dei seminaristi o sacerdoti, così come i docenti dei seminari, promuovano l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità e in particolare sull’omosessualità.

In base alla nostra esperienza, vi sono alcune diocesi e comunità religiose che si avvalgono del lavoro di professionisti della salute mentale che attivamente contrastano la morale sessuale della Chiesa. Data la particolare natura della valutazione dei candidati ai seminari, raccomandiamo che agli psicologi e psichiatri coinvolti in questo importante lavoro venga richiesto di partecipare regolarmente a programmi educativi impartiti da persone fedeli agli insegnamenti della Chiesa sulla morale sessuale.

Quindi, coloro che sono affetti da tendenze omosessuali dovranno sottoporsi ad una sorta di terapia o direzione, e solo in caso di esito positivo potranno essere ammessi?

Fitzgibbons: Sì.

Che tipo di garanzie potranno essere date in questi casi? Un periodo di tempo vissuto castamente, superando l’attrazione?

Fitzgibbons: Cinque anni vissuti in castità è la raccomandazione di Padre John Harvey.

Che tipo di programmi a tutela degli adolescenti bisognerà elaborare a fronte della crisi sugli abusi sessuali?

Fitzgibbons: Dato che le vittime principali della crisi sono stati ragazzi adolescenti, e non bambini, la Chiesa dovrebbe considerare di elaborare programmi specifici per i ragazzi delle scuole medie e superiori.

Il primo principio da rispettare in tali programmi dovrebbe essere quello di evitare di procurare danni; ovvero quello di proteggere il benessere emotivo, psicologico e spirituale degli adolescenti. Queste conferenze dovrebbero anche illustrare l’insegnamento della Chiesa sull’amore umano e sulla sessualità. Purtroppo gran parte dei programmi in uso oggi non raggiungono tali livelli qualitativi.

Lo sviluppo di un programma educativo per gli adolescenti dovrebbe coinvolgere i genitori come principali educatori dei propri figli. Una documentazione importante per gli adolescenti e per i genitori, in questo senso, è rappresentata dai documenti del Vaticano “Sessualità umana: verità e significato”, e gli articoli sulla teologia del corpo del Papa Giovanni Paolo II per gli adolescenti.

Inoltre, non dovrebbe esservi il timore di presentare il problema che sta alla base della crisi, ovvero l’omosessualità. Il nuovo pamphlet dell’Associazione Medici Cattolici, “Homosexuality and Hope”, che illustra la reale possibilità di essere curati, sarebbe di grande valore.

Crede che occorra elaborare anche programmi per i bambini, a fronte dei risultati presentati dal rapporto del “John Jay College”?

Fitzgibbons: Si tratta di una questione che mi sta molto a cuore. Dato che l’80% delle vittime degli abusi commessi da ecclesiastici sono ragazzi adolescenti, non è detto che siano necessari, a questo punto, programmi indirizzati ai bambini.

Inoltre, una preoccupazione molto sentita da tanti genitori e professionisti cattolici della salute mentale, è che i programmi per i bambini attualmente utilizzati o proposti sull’argomento, mancano di tutelare la loro innocenza e la loro salute emotiva, e ignorano o contrastano l’insegnamento della Chiesa sull’amore umano e la sessualità.

Altre gravi deficienze di questi programmi riguardano il fatto che essi impongono ai bambini informazioni premature sulla sessualità, che rischiano di incidere sulla loro psicologia e di privarli della loro innocenza; essi prevedono l’insegnamento in un contesto pubblico, di questioni intime che appartengono alla famiglia; usurpano il ruolo dei genitori e impediscono la loro supervisione sui programmi; e mancano di affrontare la causa che sta alla radice della crisi: l’omosessualità.

La mia opinione professionale è che, in ragione dei molti rischi per i bambini, derivanti dall’educazione sugli abusi sessuali, l’eventualità di elaborare programmi a loro indirizzati potrà essere presa in considerazione solo dopo che i programmi per i sacerdoti, i seminaristi e gli adolescenti siano stati pienamente elaborati e messi in opera per un certo periodo di tempo.

Frattanto, potrebbe essere utile distribuire ai genitori cattolici, in tutte le diocesi, il documento vaticano “Sessualità umana: verità e significato”.

A suo avviso, cosa possono fare i laici cattolici in merito al rapporto del “John Jay College”?

Fitzgibbons: I laici dovrebbero chiedere ai sacerdoti di predicare la castità e l’integrale insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale. Inoltre, potrebbero presentare e comunicare ai figli la bellezza del piano divino sull’amore umano e sulla sessualità.

Possiamo essere grati alla grande maggioranza dei sacerdoti fedeli e devoti alla Chiesa. Possiamo pregare per la purificazione della Chiesa, dell’episcopato, del sacerdozio e del matrimonio. Possiamo sostenere, incoraggiare e pregare per i nostri sacerdoti e confidare nella promessa del Signore in Geremia 3:15: “Vi darò pastori secondo il mio cuore”.

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ZENIT Staff

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