Nel Santuario, elevato a Basilica da Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione vi è una scultura in bronzo: il “Don Orione Morente” molto apprezzata e nota.
Ma pochi sanno che quest’opera fu forgiata da un artista ebreo Arrigo Minerbi, come ringraziamento per quanto l’Opera Don Orione aveva fatto per lui e per la sua famiglia durante gli anni della persecuzione nazista.
Arrigo Minerbi, in alcune lettere ritrovate dai padri orionini, scritte durante l’occupazione dell’Italia da parte dei nazisti, raccontava: “sotto un diluvio d’acqua fui scaricato da un auto di fortuna a Roma il 7 dicembre del 1943”. Fuggiasco con il nome falso di Arrigo della Porta venne accolto nell’Istituto di S. Filippo diretto dai padri orionini.
Mentre i tedeschi rastrellavano Roma, Arrigo Minerbi insieme ad altri correligionari, militari ed oppositori del regime vennero celati dall’opera di sublime carità di quei sacerdoti che rischiavano la vita. C’erano nell’istituto professori e maestri in soprannumero: erano perseguitati nascosti.
A tutti, laici, religiosi e seminaristi era vietata anche la più larvata richiesta di informazioni. Solo il direttore sapeva e vegliava su tutti.
”La mia ammirazione aumentava nel vedere i sacerdoti che non avevano riposo, – ha scritto Minerbi – nessuna comodità, né riposo di piume, di tutto si privavano senza rammarico,a un cenno del Superiore, nessun mestiere, nessuna mansione anche più vile, respingevano”.
Per ringraziare quanto l’Opera Don Orione aveva fatto per lui e per la sua famiglia Minerbi forgiò “Il Don Orione morente”.
La sua riconoscenza era tale che volle forgiare anche la “Maria Salus Populi Romani” una statua alta più di 11 metri e situata a Monte Mario in uno dei punti più elevati della città. La cui copia “The Queen of the Universe” è stata collocata a Boston (USA), e che da allora gode, come l’originale, di grande devozione popolare.
L’idea di dedicare una statua a Maria nacque da un gruppo di amici di don Orione che riuniti in una casa privata fecero un voto, ove la città di Roma fosse stata preservata dalle atrocità della guerra e dalle violenze delle bombe avrebbero trovato il modo di elevare un monumento alla Vergine.
Il voto fu fatto conoscere ad altre persone e in poco tempo raccolse l’adesione di oltre un milione di fedeli. Alla fine della guerra tutti i giovani del Don Orione e le persone che avevano aderito al voto si misero ad ammassare rottami di rame.
Il bozzetto venne effettuato dal Minerbi che trasse le sembianze della Vergine dalla Sacra Sindone con l’idea che il volto della Vergine dovesse avere in qualche modo i lineamenti di Gesù.
Il lavoro di traduzione dal modello originale scolpito da Minerbi al modello in gesso e alla successiva esecuzione in rame sbalzato venne eseguito da una ditta di Milano, la stessa che aveva realizzato la porta orientale del Duomo, modellata poi dallo stesso Minerbi.
La statua fusa a Milano giunse a Roma nell’aprile del 1953. Dalla metropoli lombarda era partita in sordina evitando ogni pubblicità. Il 5 aprile 1953 apparve a Roma “Maria Salus Populi Romani”, la statua della vergine, che dall’altura di Monte Mario continua tuttora a dominare la città eterna.