Oggetto del contendere, la vasectomia o la legatura delle tube proposte “come metodo anticoncezionale alternativo nel caso in cui gli altri [metodi anticoncezionali, ndr] non siano efficaci o non sia possibile usarli per qualche motivo”, ha continuato.
Dopo aver affermato che si invoca come primo fondamento della misura proposta la cosiddetta “cittadinanza sessuale”, con cui si vorrebbe esprimere “la necessità della libertà di decidere sul proprio corpo”, il prelato ha ricordato che “si tratta degli stessi argomenti o fondamenti che si usano nei progetti che tentano di legittimare l’aborto”.
In questo caso, però, è in ballo la concezione della persona umana: “è come se il corpo, la funzione sessuale, la riproduzione o i nostri organi fossero semplicemente una cosa e non appartenessero a quell’unità biologico-spirituale che è la persona umana e potessimo quindi manipolarli in modo arbitrario per farne ciò che vogliamo”.
Il monsignore ha sottolineato che, nel caso di una sterilizzazione chirurgica, “si tratta di una mutilazione moralmente grave”. Il secondo tipo di fondamento di questa misura, ha poi ricordato, si riferisce “alla giustizia sociale, e concretamente al fenomeno della povertà che colpisce soprattutto le donne”.
Questo fa sì che la “legge verrebbe applicata soprattutto ai poveri” e, che anche se fosse previsto il consenso scritto dell’interessato, è risaputo che “in certi ambienti e principalmente in quelli di emarginazione e povertà estrema sarebbe facile ottenere questo consenso con la propaganda, le pressioni o ‘comprando’ le persone”.
Secondo l’arcivescovo questa misura, già utilizzata in Cina, India e Perù, risponde ai disegni “delle organizzazioni internazionali legate alle Nazioni Unite e dei grandi centri finanziari del mondo, che non vogliono l’aumento della popolazione dei Paesi poveri”.
“Ciò di cui ha bisogno il nostro popolo, soprattutto la nostra gente semplice”, ha affermato il monsignore, “è una buona politica familiare, è il sostegno alle famiglie, affinché possano uscire dalla povertà, dalla miseria, perché abbiano un lavoro e i figli possano essere educati e cresciuti in modo degno”.
In conclusione, monsignor Aguer ha affermato che questo è “un progetto con un potere distruttivo davvero grande” e che spera che non vada in porto, ricordando, ancora, che è necessario parlarne e commentarlo per stare “tutti in guardia”.