"Una grande grazia che il Signore ha elargito alla nostra Arcidiocesi"

Un commento alla beatificazione di Don Mariano Arciero

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di Monsignor Luigi Moretti,
Arcivescovo Metropolita
Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno

ROMA, domenica, 24 giugno 2012 (ZENIT.org).- La beatificazione del sacerdote Mariano Arciero va vista come una grande grazia che il Signore ha elargito alla nostra Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno e, in particolare, al clero.

Riflettere sulla vita, sull’insegnamento, sulle opere di Don Mariano Arciero va visto come un dono ed un impegno per ciascuno di noi. Egli, animato da autentico spirito missionario, fu tutto dedito al ministero sacerdotale, all’evangelizzazione, alla predicazione, alla catechesi ed all’istruzione degli adulti.

Oltre a tutto questo, la sua opera fu molto feconda nella formazione delle coscienze e nella direzione spirituale di seminaristi, sacerdoti, religiosi, laici.

Ci ha testimoniato molte virtù, fra le quali l’amore, l’umiltà, la povertà, la preghiera, l’ubbidienza, la pazienza nella sofferenza.

Riguardo alla preghiera, non possiamo tralasciare quanto disse il beato Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1995 ai partecipanti al Simposio internazionale promosso dalla Congregazione per il clero, nel XXX anniversario del decreto conciliare Presbyterorum Ordinis:

 “Il sacerdote è uomo di preghiera. (…) Le verità annunziate devono essere scoperte e fatte proprie nell’intimità della preghiera e della meditazione. Il nostro ministero della parola consiste nel manifestare ciò che prima è stato preparato nella preghiera. (…) La preghiera, in un certo senso, “crea” il sacerdote, specialmente come pastore. E allo stesso tempo ogni sacerdote crea se stesso costantemente grazie alla preghiera”.

Come sappiamo, il Santo Padre ha indetto – a partire dall’11 ottobre 2012 – l’Anno della fede, perciò mi piace concludere questa presentazione con alcune riflessioni di padre Cantalamessa sulla fede del sacerdote:

“Egli è l’uomo della fede. Il peso specifico di un sacerdote è dato dalla sua fede. Egli inciderà nelle anime nella misura della sua fede. Il compito del sacerdote in mezzo al popolo, non è solo quello di distributore di sacramenti e di servizi, ma anche quello di suscitatore e testimone della fede. Egli sarà veramente uno che guida, che trascina, nella misura con cui crederà e avrà ceduto la sua libertà a Dio, come Maria. il grande essenziale segno, ciò che i fedeli  colgono immediatamente in un sacerdote è se ci crede: se crede in ciò che dice e in ciò che celebra. Chi dal sacerdote cerca anzitutto Dio, se ne accorge subito; chi non cerca da lui Dio, può essere facilmente tratto in inganno e indurre  in inganno lo stesso sacerdote, facendolo sentire importante, brillante, al passo coi tempi, mentre, in realtà è anche lui, un uomo vuoto. Perfino il non  credente che si accosta al sacerdote in uno spirito di ricerca, capisce subito la differenza. Quello che lo provocherà e che potrà metterlo saltuariamente in crisi, non sono in genere le più dotte discussioni della fede, ma la semplice fede”1.

*

NOTE

1 RANIERO CANTALAMESSA, Maria. Uno specchio per la Chiesa, Editrice Ancora, Milano 1990, pp. 63-64.

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ZENIT Staff

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