di san Josemaría Escrivá de Balaguer

ROMA, mercoledì, 6 giugno 2012 (ZENIT.org) - Era di notte quando il Signore, nell'Ultima Cena, istituì la Sacra Eucaristia: la circostanza — commenta san Giovanni Crisostomo — indicava che i tempi si erano compiuti (SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matthaeum homiliae, 82, 1 [PG 58, 700]). Scendeva la notte sul mondo perché i vecchi riti, gli antichi segni della misericordia infinita di Dio verso l'umanità stavano per realizzarsi pienamente, aprendo il cammino a una vera aurora, la nuova Pasqua. L'Eucaristia fu istituita nella notte, in preparazione all'alba della Risurrezione.

Ed è proprio questo albore che dobbiamo preparare anche nella nostra vita. Dobbiamo rifiutare e allontanare da noi tutto quanto è caduco, dannoso o inutile: lo scoraggiamento, la sfiducia, la tristezza, la viltà. La Sacra Eucaristia comunica ai figli di Dio la novità divina; e a noi tocca corrispondere in novitate sensu (Rm 12, 2), rinnovando tutto il nostro sentire e il nostro operare. Ci è stato dato un principio nuovo di energia, una radice potente innestata al Signore. E noi, che possediamo ormai il Pane di oggi e di sempre, non possiamo tornare al lievito di una volta.

Nella festa del Corpus Domini, in tante città della terra, i fedeli in processione accompagnano il Signore: Egli, nascosto nell'Ostia, percorre vie e piazze — come già nella sua vita terrena — mostrandosi a quelli che vogliono vederlo e facendosi incontro a quelli che non lo cercano. Così, ancora una volta, Gesù viene in mezzo ai suoi.

Come rispondiamo alla chiamata del Maestro? Le manifestazioni esterne dell'amore devono nascere dal cuore, e continuare in una testimonianza di vita cristiana. Il rinnovamento che si opera in noi, al ricevere il Corpo del Signore, deve essere manifestato nelle opere. Rendiamo dunque sinceri i nostri pensieri: che siano pensieri di pace, di donazione, di servizio.

Rendiamo le nostre parole vere, chiare, opportune: che sappiano consolare e aiutare, che sappiano soprattutto portare agli altri la luce di Dio. Rendiamo le nostre azioni coerenti, efficaci, appropriate: abbiano il bonus odor Christi (2Cor 2, 15), il profumo di Cristo, che ce ne richiama il comportamento e la vita.

La processione del Corpus Domini manifesta la presenza di Dio per città e villaggi. Ma questa presenza, ripeto, non può essere cosa di un giorno, un vociare confuso, udito e subito dimenticato. Il passaggio di Gesù ci ricorda che dobbiamo scoprirlo anche nelle nostre attività quotidiane.

Accanto alla processione solenne di questo giovedì, ci deve essere la processione silenziosa e umile della vita ordinaria di ogni cristiano, uomo tra gli uomini, ma con il privilegio di avere ricevuto la fede e la missione divina di comportarsi in modo tale da rinnovare sulla terra il messaggio del Signore. Non siamo immuni da errori, da miserie, da peccati. Ma Dio è con gli uomini, e dobbiamo far sì che si serva di noi perché il suo passaggio tra le creature sia ininterrotto.

Chiediamo allora al Signore che ci conceda di essere anime di Eucaristia e che il nostro rapporto intimo con Lui si esprima in gioia, serenità, in desiderio di giustizia. È così che agevoleremo agli altri il compito di riconoscere Cristo e che daremo il nostro contributo per collocarlo al vertice di tutte le attività umane. Avrà compimento la promessa di Gesù: Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutte le cose (cfr Gv 12, 32).

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