"Per uscire dalla crisi occorre ripartire da relazioni tra soggetti in azione nel mercato"

Il cardinale Scola interviene all’incontro annuale della Consob (Commissione Nazionale per la Società e la Borsa) con il mercato finanziario

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Questa mattina l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha partecipato all’incontro che la Consob (Commissione Nazionale per la Società e la Borsa) promuove annualmente con il mercato finanziario presso la sede di Borsa Italiana a Palazzo Mezzanotte.

Dopo l’intervento del presidente Consob Giuseppe Vegas, l’Arcivescovo ha svolto un intervento dal titolo “Il ruolo della finanza nell’economia e nella società”, nel quale ha spiegato che “cercare una uscita realistica e sostenibile dalla crisi richiede di riconoscere la necessità di superare un’idea di mercato che lo concepisce come un fatto, rigido, di natura invece che, come è realmente, un fatto di dinamica cultura. Richiede di partire effettivamente dai soggetti in azione all’interno del mercato e dalla fitta rete di relazioni mediante le quali ognuno potenzialmente incide sulla situazione di tutti gli altri”.

Secondo l’arcivescovo di Milano, “un tratto oggi assai rilevante e problematico, anche in campo economico, è la paura diffusa: una paura del futuro che blocca l’intrapresa, una paura soprattutto di impegnarsi in iniziative economico-finanziarie di lungo respiro. L’incertezza, pur creando inevitabilmente disagi e difficoltà, può essere vissuta positivamente. A quali condizioni? Una delle fondamentali è quella di essere disponibili a legarsi reciprocamente e a sostenersi l’un l’altro nel momento del bisogno, soprattutto di quello di cui non si riesce ad immaginare né la forma, né i tempi di manifestazione”.

Scola ha poi chiesto: “Cosa domanda allora una prospettiva etica realistica a degli operatori finanziari? Il coraggio di essere soggetti capaci di assumersi il rischio di un’azione costruttiva, sia pure in condizioni di incertezza. E a garanzia della ragionevolezza di questo rischio bisogna prendere molto sul serio non solo le cause di incertezza ‘sistemica’, ma anche quelle dell’incertezza relativa alla qualità delle relazioni. Cioè: mi posso fidare? Perché, e quanto, mi posso fidare, dei miei potenziali partner?”

Al centro c’è la speranza: “Sperare non è questione di ottimismo, è questione di virtù. Per sperare occorre avere delle buone ragioni; e le buone ragioni si rendono evidenti solo in azione. Solo quando la si riconosce per quello che è – la realtà è anzitutto un “dato” che riceviamo, ma che sempre allude ad altro, ad un “possibile” non predefinito – si diventa capaci di coglierne i segnali buoni, anche i segnali deboli. Per esempio, un investitore può ragionevolmente rischiare del suo perché si è reso conto delle potenzialità di un progetto, anche piccolo, immaginato da un giovane. In questo caso il segnale è davvero molto debole: per coglierlo, occorre avere l’abitudine di alzare lo sguardo dai propri interessi immediati, dall’orizzonte piatto del breve periodo. Nel rischio, personale e comune, di una azione costruttiva, ognuno ha il suo compito e la sua responsabilità. Chi ha grande potere economico e finanziario, ha grande responsabilità”.

Infine, il porporato ha mostrato due urgenze per il mondo della finanza. “La prima riguarda la dimensione “macro”, ossia le regole del sistema finanziario.In questo ambito, occorre lavorare perché siano identificate ed attuate regole, a livello internazionale, appropriate e più giuste. Molti sforzi di ripensare le regole per la finanza sembrano aver subito rallentamenti e talora battute di arresto.La seconda urgenzaper orientare il mondo della finanza riguarda la dimensione “micro”, la più vicina alla vita quotidiana della gente. Si tratta diagire perché non manchi il sostegno alle iniziative produttive. Occorre forse anche il coraggio di qualche iniziativa di carattere innovativo, che reinterpreti secondo modalità appropriate ai nostri tempi il tentativo – già sperimentato con successo in altri tempi e in altri luoghi – di sostenere la capacità di intrapresa produttiva attraverso forme di finanziamento che riescano ad accorciare la “distanza relazionale” fra risparmiatori e investitori”.

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ZENIT Staff

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