Le donne dell’Opus Dei

Spose, madri e sorelle che vivono un carisma

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di Miriam Díez i Bosch

NEW YORK, lunedì, 14 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Nella sede dell’Opus Dei di New York, abbiamo incontrato Marie Oates, autrice del libro “Women of Opus Dei: In Their Own Words” (Donne dell’Opus Dei, secondo le proprie parole), frutto del suo desiderio di mostrare in che modo le donne vivono il carisma dell’Opus Dei.

Scritto in collaborazione con Linda Ruf e Jenny Driver (Crossroad Publishing, 2009), il libro presenta alcuni profili femminili che variano da una dottoressa di Harvard a mamme e casalinghe, passando per una laureata al Massachusetts Institute of Technology (MIT).

In questo modo, il volume presenta le “donne della più intrigante organizzazione del Cattolicesimo”.

Finalmente qualcuno parla delle donne dell’Opus Dei. Le donne rappresentano la metà – secondo alcuni anche più della metà – del numero totale dei membri dell’Opus Dei negli Stati Uniti e nel mondo, ma la maggior parte della gente non le conosce. Perché questo scarso protagonismo?

Oates: Come parte della Chiesa cattolica, l’Opus Dei esiste per aiutare uomini e donne laici ad incontrare e amare Dio, attraverso il proprio lavoro – qualunque esso sia – e gli avvenimenti quotidiani che compongono una vita normale. Ma avere una vocazione all’Opus Dei non cambia il fatto di continuare ad essere semplici fedeli laici, alla stessa stregua degli altri fedeli della Chiesa cattolica.

Le persone, nell’Opus Dei, non ostentano la propria vocazione. In generale, cercano di essere “ragazzi e ragazze normali” con i propri colleghi, in famiglia e tra gli amici, cercando al contempo di essere più simili a Cristo nel loro lavoro e con chiunque entrino in contatto. In questo senso, ciascuno si sforza personalmente di dare gloria a Dio e a dare una testimonianza cristiana nel mondo in cui svolge il loro lavoro e nelle loro relazioni personali.

I lettori troveranno che vi è molto “protagonismo” – come anche imperfezioni e difetti umani – nelle donne presentate nel libro.

Ciascuna è protagonista del proprio, unico e personale sforzo per vivere la chiamata alla santità come persona laica.

Esiste un prototipo di donna dell’Opus Dei?

Oates: No. Le donne che sono presentate nel libro “Women of Opus Dei: In Their Own Words” sono tutte uniche e originali.

Le donne di questo libro, come tutte le donne – e uomini – dell’Opus Dei, provengono da ogni classe sociale. Quattro delle 15 donne presentate nel libro sono convertite al Cattolicesimo. Tre di loro sono di origine afroamericana; alcune provengono da ambienti asiatici e ispanici. Alcune sono madri e casalinghe – un importante lavoro professionale stimato come tale da San Josemaría Escrivá. Alcune sono madri che portano avanti le loro famiglie e le loro professioni.

C’è una scienziata, un paio di dottoresse – tra cui una delle fondatrici dell’Hospice Movement negli Stati Uniti – professioniste dei servizi ospedalieri, della cura infantile, alcune sono educatrici, c’è la preside di un collegio per ragazze, la direttrice esecutiva di una organizzazione senza scopo di lucro, ecc.

La maggioranza delle donne sono sposate, altre sono celibi. Ciò che hanno in comune è la vocazione: la medesima chiamata, nonostante la diversità delle circostanze in cui si svolge.

Sebbene ciascuna ha i propri difetti e obiettivi personali, come chiunque, tutte amano profondamente la fede cattolica e vedono che la loro vocazione all’Opus Dei le aiuta ad amare, vivere e comunicare la fede con maggiore efficacia.

Le donne (e gli uomini) dell’Opus Dei sono cattolici normali che desiderano rispondere ogni giorno al profondo amore e alla grande bontà di Dio.

Cosa offre di specifico l’Opus Dei alle donne, in termini di formazione e di stile di vita?

Oates: La formazione offerta dall’Opus Dei, una prelatura personale della Chiesa cattolica, semplicemente rispecchia la formazione cristiana raccomandata dalla Chiesa per tutti i fedeli, uomini e donne. I programmi cristiani sono gli stessi per gli uomini e per le donne, anche se vengono portati avanti in modo indipendente tra loro.

L’indipendenza dei programmi di formazione delle donne da quelli degli uomini costituisce un elemento del carisma fondativo che San Josemaría ha ricevuto da Dio. Funziona con efficacia nelle attività formative dell’Opus Dei, ma potrebbe non essere lo stesso per altre organizzazioni cattoliche.

Una delle caratteristiche specifiche della formazione è quella di essere offerta da laici e sacerdoti. Inoltre essa vuole essere di natura pratica, per aiutare le persone a vivere le virtù cristiane nei loro luoghi di lavoro e nelle loro attività quotidiane normali.

Nel suo libro è impossibile individuare l’affiliazione politica delle donne presentate. È stata volutamente esclusa, oppure semplicemente non rientrava nel tema?

Oates: È stato fatto di proposito, proprio perché non ha importanza. Mi spiego meglio. I membri dell’Opus Dei sono incoraggiati, in quanto uomini liberi, ad essere cittadini responsabili, a votare, a interessarsi alla vita politica che incide sulla loro vita e su quella degli altri nei diversi Paesi e comunità.

In altre parole, i membri dell’Opus Dei sono completamente liberi in quanto al voto, alla politica, all’affiliazione a un partito politico, ecc. L’Opus Dei è totalmente apolitico. I suoi fini sono esclusivamente spirituali. La gente, nell’Opus Dei, si colloca in tutto lo spettro politico: alcuni sono liberali, alcuni conservatori, alcuni moderati, ecc. Come cattolici devoti, condividono alcuni punti di vista sui “temi caldi” di natura morale come l’aborto, l’eutanasia, l’etica sessuale, la giustizia sociale, la bioetica, ecc., ognuno dei quali ha le sue ripercussioni politiche.

Ciò nonostante, sono incoraggiati a prendere posizione su questo o quell’altro tema di natura politica, in armonia con la propria coscienza. Non esiste una posizione unica che i membri dell’Opus Dei adottano di fronte a questi o altri temi politici. Come cristiani pregano e riflettono sui temi e poi assumono le proprie decisioni politiche, basate sulle opzioni che hanno a loro disposizione.

Secondo lei queste donne rappresentano l’Opus Dei che fu pensato dal fondatore, San Josemaría Escrivá?

Oates: Mi piace credere che sia così. Sono tutte donne normali, non sono perfette, ma si sono impegnate a lottare ogni giorno per mantenere Gesù al centro della loro vita. Tutti siamo “opere in fase di creazione” fino a che non moriamo.

La nostra esistenza sulla terra è un pellegrinaggio attraverso il tempo, verso il nostro destino definitivo: la vita eterna con Dio. Dio ci dà il tempo qui sulla terra per coltivare i talenti che ci ha donato e per tirare fuori il meglio e metterlo al suo servizio e al servizio delle anime che ci circondano.

Credo che San Josemaría sarebbe contento della dedizione, dell’impegno e della varietà di queste donne e delle migliaia di donne non incluse in questo libro.

È probabile che, se le avesse avute tutte insieme davanti a sé, non si sarebbe congratulato con loro per l’appartenenza all’Opus Dei, ma le avrebbe esortate ad essere donne più coraggiose. Le avrebbe incoraggiate ad essere più generose nel loro amore a Dio e nello spirito di servizio. Le avrebbe invitate a sognare apostolicamente con una visione del mondo, a continuare a lottare per essere migliori, a convertirsi quotidianamente.

Era solito dire di se stesso, che aveva vissuto il ruolo del figliol prodigo ogni giorno della sua vita e che tutti noi abbiamo bisogno di avere ogni giorno piccole e grandi conversioni, in grado di riorientarci verso Dio.

Per maggiori informazioni: “Women
of Opus Dei: In Their Own Words”

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ZENIT Staff

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