Il Papa: la crisi finanziaria, flagello per i Paesi più poveri

Riceve i nuovi ambasciatori di Paesi africani ed europei

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 29 maggio 2009 (ZENIT.org).- La crisi finanziaria che il mondo sta attraversando colpisce in modo particolarmente duro i Paesi che hanno un’economia più fragile, ha affermato Benedetto XVI questo venerdì ricevendo i nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Mongolia, India, Benin, Nuova Zelanda, Sudafrica, Burkina Faso, Namibia e Norvegia.

“L’attuale crisi finanziaria mondiale rischia di compromettere gli sforzi meritori compiuti da numerosi Paesi per il loro sviluppo”, ha riconosciuto rivolgendosi al nuovo rappresentante del Benin, Charles Borromée Todjinou.

Per questo, ha osservato, “è più che mai necessario che tutte le componenti della Nazione lavorino insieme al servizio del bene comune”, il che richiede l’instaurazione di “una democrazia autentica”, “basata su una corretta concezione della persona umana”.

Lo sviluppo di un processo di democratizzazione, sostiene il Papa, è “una garanzia per la pace sociale, la stabilità e l’unità del Paese”, a patto che si basi “sulla dignità di ogni persona, sul rispetto dei diritti umani e sul ‘bene comune’, accettato come fine e criterio di regolamentazione della vita politica”.

La crisi attuale è stata anche al centro del discorso papale all’ambasciatore del Burkina Faso, Beyon Luc Adolphe Tiao, nel quale è stato sottolineato che la difficile congiuntura “rende ancora più fragili le economie africane” e che le famiglie “vedono aumentare le loro difficoltà, soprattutto per l’aumento della povertà, della disoccupazione e delle malattie”.

Di fronte a questo, il Pontefice ha auspicato “vivamente” “che si manifesti un’autentica solidarietà tra i Paesi sviluppati e quelli più poveri”, ricordando che proprio in questo momento di crisi è “particolarmente indispensabile” che l’aiuto allo sviluppo non diminuisca, ma anzi che le promesse fatte siano “effettivamente mantenute”.

Ad ogni modo, gli africani stessi devono essere i primi attori del loro sviluppo, perché solo in questo modo “si potranno prendere in considerazione gli autentici valori dei popoli africani e si potrà evitare che essi siano meri destinatari di schemi elaborati da altri”.

Convivenza e dialogo interreligioso

Nei suoi discorsi ai nuovi ambasciatori, Benedetto XVI ha anche sottolineato l’importanza della coesistenza pacifica tra i fedeli di diverse religioni, lodando gli esempi dati al riguardo da alcuni Paesi africani.

In particolare, ha ricordato come nel Benin si debba continuare a incoraggiare “lo sviluppo di relazioni armoniose tra i cattolici e i membri delle altre religioni”, in genere basate sulla “comprensione reciproca”.

“Le diversità culturali o religiose devono permettere un arricchimento qualitativo di tutta la società”, ha osservato, auspicando che “una conoscenza reciproca sempre più vera e lucida permetta l’espressione di un’intesa sui valori fondamentali, soprattutto su quelli riguardanti la tutela e la promozione della vita e della famiglia, così come una cooperazione in tutto ciò che promuove il benessere comune”.

Un esempio di buoni rapporti tra credenti di fedi diverse è rappresentato anche dal Burkina Faso, ha proseguito il Pontefice, rallegrandosi particolarmente “dei buoni rapporti e della collaborazione che si mantengono da anni tra cristiani e musulmani”.

Il consolidamento dei legami d’amicizia tra i credenti, ha sottolineato il Papa, è fondamentale “per contribuire all’edificazione della Nazione” ed è un compito che “va perseguito senza tregua”. “Ricercando una comprensione sempre migliore, nel rispetto reciproco, e rifiutando ogni forma di violenza e di intolleranza, i credenti rendono a Dio una testimonianza eloquente e fanno progredire il bene comune”.

Solidarietà

Il Santo Padre ha quindi esortato i rappresentanti dei vari Paesi a impegnarsi sempre più nella solidarietà con il prossimo bisognoso.

In questo senso, ha incoraggiato il Sudafrica attraverso il suo ambasciatore, George Johannes, a “rafforzare il suo impegno nel nobile compito di assistere altre Nazioni sulla via della pace e della riconciliazione e, soprattutto in questi tempi difficili a livello economico, a continuare a usare le sue notevoli risorse umane e materiali in modi che portino al buon governo e alla prosperità dei Paesi vicini”.

Allo stesso modo, ha chiesto al rappresentante della Norvegia, Rolf Trolle Andersen, di far sì che il suo Paese porti avanti l’impegno che ha assunto “nei negoziati di pace, chiedendo alle parti di osservare il diritto internazionale, nell’assistenza umanitaria, nell’aiuto alla ricostruzione a al peace-keeping, nel promuovere la democrazia e fornire consulenza per costruire le infrastrutture sociali”.

“Essendo appena tornato dalla mia visita apostolica in Terra Santa – ha detto al diplomatico -, sono particolarmente consapevole dell’opera cruciale che il suo Paese ha svolto per mediare negli accordi di pace tra Israele e l’Autorità palestinese. Spero e prego che lo spirito di riconciliazione e la ricerca della giustizia promossi dagli Accordi di Oslo finiscano per prevalere e portino una pace duratura ai popoli di quella tormentata regione”.

Il Papa ha infine lodato l’impegno del Benin a favore “del consolidamento della pace e della stabilità nelle altre regioni del mondo”, perché “questo segno di solidarietà con le Nazioni provate, soprattutto in Africa, è un notevole contributo alla promozione dei valori del bene, della verità e della giustizia, e alla difesa di vite innocenti”.

“La ricerca della pace e della riconciliazione è una grave responsabilità per quanti hanno il compito di guidare le Nazioni, perché la violenza, che non risolve mai i problemi, è un attentato inaccettabile contro la dignità dell’uomo”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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