Il Papa invita a essere “terra buona” per il seme della Parola di Dio

Primo Angelus estivo a Castel Gandolfo

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CASTEL GANDOLFO, domenica, 10 luglio 2011 (ZENIT.org).- Nel primo Angelus che ha recitato questa domenica nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo con i fedeli e i pellegrini accorsi per l’occasione, Papa Benedetto XVI ha invitato ad essere “terra buona” che accoglie la Parola di Dio e produce frutto.

Il Santo Padre è da questo giovedì nella residenza pontificia a circa 30 chilometri da Roma, dove trascorrerà l’estate, tranne i giorni in cui si recherà a Madrid per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù e quelli del suo viaggio in Germania a fine settembre.

Introducendo la preghiera mariana, il Papa ha tratto spunto dal Vangelo del giorno (Mt 13,1-23), in cui Gesù si rivolge alla folla con la celebre parabola del seminatore.

“E’ una pagina in qualche modo ‘autobiografica’ – ha osservato –, perché riflette l’esperienza stessa di Gesù, della sua predicazione: Egli si identifica con il seminatore, che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all’annuncio”.

“C’è chi ascolta superficialmente la Parola ma non l’accoglie; c’è chi l’accoglie sul momento ma non ha costanza e perde tutto; c’è chi viene sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c’è chi ascolta in modo recettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto in abbondanza”.

Il brano evangelico, ha aggiunto, “insiste anche sul ‘metodo’ della predicazione di Gesù”, ovvero “sull’uso delle parabole”.

“Ai discepoli, cioè a coloro che si sono già decisi per Lui, Egli può parlare del Regno di Dio apertamente, invece agli altri deve annunciarlo in parabole, per stimolare appunto la decisione, la conversione del cuore; le parabole, infatti, per loro natura richiedono uno sforzo di interpretazione, interpellano l’intelligenza ma anche la libertà”.

In fondo, ha commentato il Santo Padre, “la vera ‘Parabola’ di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità”.

In questo modo, ha sottolineato, “Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà”.

Nel suo saluto in francese ai presenti, Benedetto XVI ha ricordato che nel parlare in parabole Gesù utilizza “il linguaggio della natura per spiegare ai suoi discepoli i misteri del Regno”.

“Le immagini che impiega ci divengano familiari!”, ha esortato, invitando poi i genitori a insegnare ai propri figli “a osservare la natura, a rispettarla e a difenderla come un dono magnifico che ci fa comprendere la grandezza del Creatore”.

In polacco, ha poi auspicato che la Parola non venga offuscata né dalle “cose di questo mondo” né dal “desiderio della ricchezza”, e che “il riposo estivo sia anche occasione opportuna per la lettura della Sacra Scrittura”.

Ricordando infine che questo lunedì la Chiesa celebrerà la festa di San Benedetto, Abate e Patrono d’Europa, ha chiesto di guardare a lui “come maestro dell’ascolto della Parola di Dio, un ascolto profondo e perseverante”.

“Dobbiamo sempre imparare dal grande Patriarca del monachesimo occidentale a dare a Dio il posto che Gli spetta, il primo posto, offrendo a Lui, con la preghiera del mattino e della sera, le attività quotidiane – ha sottolineato –. La Vergine Maria ci aiuti ad essere, sul suo modello, ‘terra buona’ dove il seme della Parola possa portare molto frutto”.

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ZENIT Staff

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