L'esposizione rimarrà aperta al pubblico dal 5 luglio al 4 settembre nell’atrio dell'Aula Paolo VI.

In uno spazio di oltre mille metri quadri, il visitatore trova le opere d’arte di sessanta artisti per altrettanti anni di sacerdozio del Papa, senza un itinerario di argomenti, ma in un susseguirsi di esposizioni e quindi di sorprese.

Sono opere d’arte che coprono svariate discipline artistiche, che includono scultura, fotografia, letteratura, architettura, disegno, poesia, musica, pittura, plastici e altro. Si tratta di elaborati di materiali diversi, di stili diversi, ma tutti con quella particolarità – non sempre comune - che rende l’arte degna di questo nome.
 
Laura Cretara, direttrice dal 1976 al 2004 della Scuola dell’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico, l’artista che ha disegnato l'uomo vitruviano di Leonardo coniato sulle monete da un euro, ha partecipato a questa mostra con un bassorilievo di arte moderna in materiale color avorio. Le stelle passano per Gesù nella croce ma già risorto, e si trasformano in un telo con il quale il samaritano aiuta un bisognoso.

“Sono convinta – ha dichiarato a ZENIT - che i simboli e la figurazione abbiano la capacità di parlare agli altri. E quando si parla d’arte per la Chiesa bisogna parlare a tutti, non solo a chi conosce l’arte moderna o certe tendenze”.

A suo avviso, “questo modo di aprirsi agli artisti e farli lavorare riapre un discorso importante per la Chiesa, perché l'arte è stata sempre un veicolo delle parole della Chiesa, un veicolo che adesso si è interrotto. E’ necessario che gli artisti pensino alla Chiesa e lavorino per la Chiesa”.

“Credo che tutto quello che sia mettere una diga alla barbarie va bene”, ha affermato l’artista messicano Gustavo Arceves, che ha creato in “corian lucico”, un materiale composto di resina e allumino, una rappresentazione della Risurrezione nella quale questo “telo” che significa la morte si rompe e compare parte del piede di Cristo, la cui piaga del chiodo è la medaglia di San Benedetto in onore dell'attuale Pontefice.

Ci sono poi le opere di pittori come lo spagnolo Pedro Cano, con un acquerello su Porta Maggiore e l’ingresso di un pellegrino nella Roma Eterna.
 
La famiglia Mortet, da cinque generazioni cesellatori e artigiani dell’argento con una bottega a Roma, ha creato un sigillo per Benedetto XVI.

“La croce che portava il Papa oggi è stata fatta da noi”, ha dichiarato il maestro Aurelio con soddisfazione, spiegando che “il sigillo papale è in argento, con i simboli del suo stemma: l’orso, la conchiglia, il moro e la colonna stilizzata ispirata al baldacchino del Bernini. Ci abbiamo lavorato un po’ tutti: ciascuno aggiunge un particolare sfumatura, un'idea”.

Dante, il figlio maggiore dei Mortet, ha aggiunto: “Avendo il Papa una serie di oggetti nel suo appartamento, nel suo arredo privato, questo timbro fa il paio con il porta-papalina, con il porta-anello, quindi è un oggetto di uso quotidiano, in questo caso un piccolo oggetto con una simbologia importante perché rappresenta il sigillo del Papa per i primi 60 anni di sacerdozio”.  

Il visitatore può ammirare anche l'opera dello scultore giapponese Kengiro Azuma, con la sua goccia di ottone, e il telo africano dell’artista Anatsui, tessuto con tappi di bottiglie; o ancora grandi progetti come la conclusione di una Cattedrale – San Giovanni il Divino, a New York - con un progetto dell'architetto Santiago Calatrava, in gotico moderno attento alle nuove tecnologie e all'ambiente, così come le opere degli architetti italiani Paolo Portoghesi e Renzo Piano.

Non manca la musica, con compositori della statura del maestro della Cappella Sistina, Bartolucci, e di Miserachs, della Liberiana, oltre ad Ennio Morricone, con uno spartito scritto in forma di croce.

Tra i tanti personaggi e le loro opere, il punto importante resta però soprattutto il desiderio espresso da Benedetto XVI: “Il mondo ha bisogno che la verità risplenda e non sia offuscata dalla menzogna o dalla banalità”.

“Lo Spirito Santo, artefice di ogni bellezza che è nel mondo, vi illumini sempre verso la Bellezza ultima e definitiva, quella che scalda la nostra mente e il nostro cuore e che attendiamo di poter contemplare un giorno in tutto il suo splendore”, ha auspicato il Pontefice rivolgendosi agli artisti.