Il mistero della luce

Rivelazione del mistero della Chiesa, colonna e fondamento della verità (1 Tm 3,15)

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di padre Stefano M. Manelli F.I.

ROMA, giovedì, 31 maggio 2012 (ZENIT.org) – Il terzo “mistero della luce” non propone alla nostra meditazione e contemplazione soltanto un punto o alcuni punti della nostra Fede, ma ci presenta tutta intera  la  predicazione  di Gesù  lungo  l’arco  degli  anni della vita pubblica svolta fra la Giudea e la Galilea.

La  predicazione  di  Gesù  significa  la  rivelazione del mistero di Dio Uno e Trino, significa la rivelazione del mistero dell’uomo chiamato alla salvezza nell’aldilà,  significa  la  rivelazione  del  mistero  della  Chiesa, «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3,15).

Nella sua predicazione, infatti, Gesù ci ha rivelato tutta la verità con le sue «parole di vita eterna» (Gv 6,69).

Per circa trent’anni di vita a Nazareth, Maria Santissima,  cuore  a  cuore  con  il  suo Gesù, nell’intimità della vita familiare, aveva ricevuto tutti i tesori del Figlio Suo nel quale «abitava corporalmente la Divinità» (Col 2,9), diventando così, Ella, la vera Sede della Sapienza, ineffabilmente ricca di tutta la Rivelazione divina e adorna di ogni grazia e santità.

Neppure gli Angeli  possono  comprendere  appieno  il  mistero  di Maria, della Madre di Dio, di Colei che, pur essendo figlia di Adamo, appartiene tuttavia all’Ordine dell’Unione Ipostatica, ed è posta, perciò, molto al di sopra dell’ordine angelico e dell’ordine umano-creaturale.

E con  la recita del Santo Rosario, nel  terzo “mistero della luce”, noi ci rivolgiamo proprio a Lei, alla Sede della Sapienza, perché ci aiuti a conoscere la Rivelazione divina nella predicazione di Gesù, ci aiuti a comprendere  il disegno  salvifico di Dio con  l’Incarnazione e la Redenzione, per realizzare la somma gloria di Dio e la salvezza dell’universo.

La prima cosa da chiedere alla Madonna, difatti, è proprio  la conoscenza  retta della Parola di Dio con  la comprensione più giusta del suo contenuto di verità e di grazia. Spesso, purtroppo, la Parola di Dio è stata e viene vanificata, viene falsata. Basti pensare alle molte eresie che hanno lacerato la Chiesa nei due millenni di Cristianesimo, e alla superficialità con cui oggi  la Parola di Dio viene letta e manipolata da molti.

Alla scuola di Maria Santissima, durante la recita del Rosario, chiediamo l’illuminazione della mente e l’apertura del cuore per comprendere in profondità la predicazione di Gesù che chiama tutti alla conversione per salvarsi dalla perdizione eterna, per santificarsi e raggiungere il Regno dei cieli.

L’ascolto della Parola di Dio, il desiderio, l’impegno e la preoccupazione di conoscere e comprendere la Parola di Dio, attraverso  la predicazione,  la  lettura,  lo studio  e  la meditazione,  devono  essere  uno  dei  frutti primari del Santo Rosario recitato sempre “con amore e attenzione”, come raccomandava san Pio da Pietrelcina.

Il Rosario, infatti, è il compendio del Vangelo, è la sintesi della Storia della salvezza, di cui si parla appunto nelle prediche  e nelle omelie, nelle  catechesi  e nei discorsi spirituali. Importante è, però, avere buoni maestri e predicatori della Parola di Dio, capaci di illuminare le menti e di toccare i cuori secondo il volere Dio, salvaguardando  dagli errori e dalle  falsità  degli eretici di ieri e di oggi, disponendo gli animi dei fedeli ad accogliere  tutte  le parole del Vangelo di Gesù, che sono «parole di vita eterna» (Gv 6,69).

Santa  Teresa  d’Avila  era  così  consapevole  dell’importanza  di  avere  bravi  e  santi  predicatori  che esortava  le  sue  figlie,  le  carmelitane,  ad  offrire  preghiere, digiuni e penitenze per i “seminatori della divina parola”, come ella li chiamava. Si legge nella sua vita che «il cuore le sanguinava e gli occhi le si riempivano di lagrime, quando pensava alla sterilità della divina semenza in gran numero di anime, e soprattutto quando le si parlava dei danni fatti dall’eresia protestante  in mezzo ai fedeli. Allora si rivolgeva a Dio con lagrime e sospiri, scongiurandolo di fecondare al centuplo il lavoro dei ministri della parola».

Se il Rosario può aiutare a conoscere il piano salvifico di Dio, può e vuole aiutare ancora più ad amare e a mettere in pratica gli insegnamenti divini per salvarsi e santificarsi. Per questo, però, è necessaria, nella recita del Rosario, la meditazione di ogni mistero del Rosario, che può e deve diventare anche contemplazione, secondo l’insegnamento  del  Papa Giovanni Paolo II, il quale chiama il Rosario “via di contemplazione”, dal momento  che  esso  “si  pone  nella

migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana”, alla scuola di Maria, che è il sublime “modello di contemplazione”.

Ma quanti sono coloro che fanno del Rosario una preghiera  realmente “meditata”? E quanti coloro che arrivano a  farne una preghiera di “contemplazione”?

Purtroppo, è molto frequente, invece, sentir dire che il Rosario è una preghiera noiosa e monotona, con quella  ripetizione delle Ave Maria che  finisce col provocare tante distrazioni e divagazioni della mente durante la recita della santa corona. La ragione? È semplice: non si può pregare raccolti e concentrati se si vive in modo dissipato e svagato, perdendosi dietro le cose del mondo (spettacoli, giornali, politica, divertimenti, mode, sports e canzoni…).

Si attribuisce a san Bernardo un detto latino molto  significativo per  la nostra preghiera così distratta: «Os in choro – cor in foro», che significa: noi si prega stando con la bocca in coro (o nella Chiesa), ma con il cuore nella piazza (o nel televisore o nella discoteca o nel campo sportivo…).

Della Madonna il Vangelo dice diverse volte che Ella «meditava nel suo cuore» (Lc 2,19): chiediamo a Lei di poter noi purificare il nostro cuore da tante miserie di cose carnali e  terrene, e di  saper “meditare” nel  cuore gli  insegnamenti di Gesù  e  tutti gli  eventi della vita di Gesù che Ella condivise in tutto e per tutto, così come ci vengono presentati nei venti misteri del Rosario.

Dalla  “meditazione” dei misteri  tutta  la predicazione di Gesù ci illumina nel cammino di conversione e di santificazione per la vita eterna.

Virtù da praticare: Meditare il Vangelo.

*Per ogni approfondimento: Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice)

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ZENIT Staff

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