Il Comitato Onu anti tortura riconosce l'impegno della Santa Sede contro gli abusi

Mons. Silvano Tomasi: “Un riconoscimento del grande lavoro fatto, che non si tratta solo di pii desideri ma di forti decisioni”

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Promosso a pieni voti dalle Nazioni Unite l’impegno della Santa Sede contro gli abusi sessuali. A comunicarlo è lo stesso Comitato Onu sulla Convenzione Contro la Tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti (CAT), che ha pubblicato oggi a Ginevra un’anticipazione delle Osservazioni conclusive relative al Rapporto iniziale della Santa Sede, presentato gli scorsi 5 e 6 maggio.

L’organismo riconosce l’impegno della Santa Sede nel realizzare serie e sostanziali riforme che hanno determinato un ulteriore progresso dei principi e degli obiettivi del CAT, e viene riconosciuta pure la buona volontà della Santa Sede nell’adempiere e nel far progredire il CAT, nell’istituire riforme per contrastare gli abusi sessuali e risarcire e promuovere il trattamento e la cura delle vittime di abusi sessuali.

Nelle Osservazioni viene evidenziato, inoltre, che il Comitato non ha riscontrato violazioni del Comitato da parte della Santa Sede e si riconosce che essa, come pure le diocesi cattoliche e gli ordini religiosi, hanno compiuto sforzi rilevanti per contrastare gli abusi sessuali perpetrati nei confronti di minori.

Nell’esprimere apprezzamento per il dialogo aperto e costruttivo con la Delegazione della Santa Sede, il Comitato ha preso atto del fatto che il Vaticano ha stanziato anche risarcimenti per le vittime di abusi sessuali. Infine, nel rapporto non si asserisce che l’impegno della Chiesa nella protezione dei bambini non nati costituisca una forma di tortura o di trattamento crudele, disumano o degradante nel CAT. Viene così salvaguardato il diritto umano fondamentale alla libertà di religione e di opinione e la tutela e promozione della vita umana.

La presentazione delle Osservazioni del Comitato rientra nella procedura ordinaria seguita da tutti gli Stati aderenti alla Convenzione (155 in totale), alla quale la Santa Sede ha aderito nel 2002 a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano. 

Grande gioia da parte di mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso gli Uffici Onu di Ginevra, che ai microfoni della Radio Vaticana commenta i “risultati molti positivi” del rapporto che, a suo dire, appare decisamente “più professionale e più giuridico” di quello del gennaio scorso riguardo alla Convenzione sui diritti dei bambini.

Certo, osserva l’arcivescovo, non mancano alcuni rilievi critici in riferimento alla questione degli abusi su minori da parte di esponenti del clero. E, pur riconoscendo che la Convenzione si applica allo Stato della Città del Vaticano, le Osservazioni del Comitato – dice il presule – lasciano intendere che tutti i sacerdoti del mondo siano considerati dipendenti della Santa Sede. Quando invece – sottolinea – questo “non è accettabile”. 

Tuttavia l’impressione generale è positiva: “Le Osservazioni conclusive – spiega mons. Tomasi – mettono in risalto che in questi ultimi anni è stato fatto un lavoro capillare non solo per applicare i principi della Convenzione contro la tortura, ma anche per prevenire la questione degli abusi sessuali sui minori”.

“Il Comitato – prosegue – ha mostrato apprezzamento per il dialogo costruttivo che la delegazione ha avuto con gli esperti di questa Commissione” e anche per l’operato di Papa Francesco in difesa dei diritti umani.C’è, dunque, “un riconoscimento del grande lavoro fatto”, che – precisa l’arcivescovo – “non si tratta solo di pii desideri ma che sono state prese forti decisioni”. Questo la Commissione l’ha notato, “osservando per esempio che 848 preti sono stati ridotti allo stato laicale e altri 2.500 sottoposti a sanzioni minori ma severe, per mostrare che si sta facendo un lavoro sistematico di pulizia nella casa-Chiesa”.

Le critiche, fondamentalmente, “si riferiscono in parte a stili di procedere relegati al passato”, spiega il delegato vaticano. Oppure riguardano richieste di ulteriori informazioni che – assicura – “la Santa Sede prenderà in seria considerazione e alle quali cercherà di rispondere per il prossimo appuntamento, che sarà tra un anno”. Tra queste, in particolare, il fatto che la Commissione chiede che ci sia “una totale indipendenza da parte di coloro che sono responsabili di investigare su accuse di pedofilia”.

Il cammino di impegno della Chiesa contro gli abusi prosegue, dunque, più forte e meglio programmato: “C’è una nuova cultura all’interno della Chiesa – conclude mons. Tomasi – anche e non solo da parte delle autorità, ma nel sentire comune di fare tutto il possibile per rispondere al danno che è stato fatto, per prevenire in modo che non venga ripetuto e mettere alle nostre spalle questo capitolo triste, che è il comportamento di alcune persone legate alla Chiesa, e puntare invece su un rinnovamento del servizio pastorale e dell’evangelizzazione, in modo che ci sia una più chiara fedeltà al messaggio del Vangelo”.

(A cura di Salvatore Cernuzio)

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ZENIT Staff

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