Corresponsabilità, Amministrazione e Sostegno Economico alla Chiesa

Un Convegno all’Università della Santa Croce invita alla trasparenza economica

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di Carmine Tabarro

ROMA, lunedì, 29 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Il 24 ottobre si e’ svolta a Roma, presso l’Università della Santa Croce la “Giornata di studio sulla Corresponsabilità e il Diritto Patrimoniale Canonico” con un convegno dal titolo “Rendere conto ai fedeli” (can. 1287 paragrafo 2). Chiave di corresponsabilità”. 

In particolare e’ emerso il bisogno che  la Chiesa impari a rendere conto dell’uso dei propri beni, in tal modo guadagnerà la fiducia dei fedeli e migliorerà la propria situazione economica, aumentando le donazioni, rendendo più semplice la missione della “nuova evangelizzazione”.

È quanto emerso dalla giornata di studio che prende spunto da quanto richiesto dalla legge canonica a le istituzioni cattoliche di tutti i livelli.

Difatti il canone 1287, al paragrafo 2, recita: “Gli amministratori rendano conto ai fedeli dei beni da questi stessi offerti alla Chiesa, secondo norme da stabilirsi dal diritto particolare”. Si tratta di una norma, ha spiegato il professor Diego Zalbidea, dell’Università di Navarra, in Spagna, che, nell’“era dell’informazione” e alla luce delle “critiche mosse contro la Chiesa cattolica”, è diventata oggi più “necessaria” che mai.

Secondo il professore, quello della trasparenza sulle proprie attività è un “campo dell’attività della Chiesa di particolare impatto sulla credibilità dell’istituzione e che richiede un’attenzione prioritaria da parte di coloro che hanno il compito di governarla e guidarla in questo inizio di millennio”.

Nella sua presentazione, il professore Zalbidea ha fatto alcune proposte pratiche su come mettere in pratica il requisito della trasparenza: pubblicare un rendiconto pubblico con cadenza annuale, preferibilmente sul web, fino a coinvolgere gli stessi fedeli nella decisione sull’uso dei fondi.

I benefici della trasparenza non devono essere sottovalutati: studi recenti parlano di un “aumento fino al 30% nella raccolta di fondi per le parrocchie” che adottano una politica di trasparenza nella gestione economica.

Non solo: “Questa informazione è all’origine di livelli di partecipazione dei fedeli più alti nelle attività parrocchiali”, con un impatto positivo sulla vita comunitaria.

Dati, questi, confermati da un altro dei relatori della giornata di studio, padre Daniel J. Mahan, che ha parlato dell’effetto della trasparenza sulla parrocchie negli Stati Uniti d’America. “Il frutto principale di una gestione responsabile e trasparente dei beni della Chiesa – ha raccontato sulla scorta della sua esperienza ventennale – è che i cuori dei laici si riscaldano all’idea di partecipare più pienamente alla missione della Chiesa, contribuendo così a ravvivare il fuoco della nuova evangelizzazione”.

Secondo padre Mahan, le persone che non donano soldi alla Chiesa non lo fanno per mancanza di possibilità, quanto soprattutto per “mancanza di fiducia”. E non c’è nulla come la trasparenza sull’uso dei beni della Chiesa per creare questa fiducia.

A proposito del tema nel suo recente intervento al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, ha spiegato che, nei casi di cattiva gestione economica nella Chiesa, “prima della denuncia all’ autorità deve valere il confronto personale per dare la possibilità di ravvedimento e riparazione. Trasparenza non significa automaticamente pubblicizzazione del male che porta allo scandalo”.

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ZENIT Staff

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