Il nostro grido sopra ogni rumore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ROMA, domenica, 28 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Domenica scorsa avevamo lasciato i discepoli in cammino con Gesù. Oggi arriviamo a Gerico, circondati da una grande folla. La scena si incentra oggi tutta sulla figura del cieco Bartimeo che ci è subito simpatico. Egli è circondato da molte figure: Gesù, gli apostoli e la folla, animata da sentimenti contrastanti verso quest’uomo che grida. Da che parte ci mettiamo noi all’interno di questa scena?

Meditazione

Entriamo anche noi a Gerico, assieme alla folla che segue Gesù. Ci sembra un’immagine caotica: le grida della gente, la polvere, gli abitanti del paese che si affacciano sulla strada, le botteghe dei mercanti. In questo brusio si leva il grido di un uomo: «Gesù, abbi pietà di me!». Quest’uomo è Bartimeo. Ci viene presentato con cura, una rarità per un mendicante cieco. Vuole “vederci di nuovo”, segno che non è cieco dalla nascita, ma era un uomo di una certa importanza, se viene così bene identificato con nome e parentela. Bartimeo, con audacia, inizia a gridare e a gridare sempre più forte quando viene ammonito a tacere. Anche se la folla è indifferente al suo dolore, anche se la gente, che lo conosceva, non si cura di lui, egli non spegne la sua preghiera, ma la rafforza. C’è una speranza che lo anima, un desiderio, una fede forte che lo spinge a non interessarsi del pensiero dei suoi compaesani, ma solo dell’incontro con quel Maestro di cui avrà tanto sentito parlare. Questo ci conforta e anima la nostra preghiera: non c’è buio, non c’è sofferenza, non c’è angoscia che Dio non ascolti. Il nostro grido deve aprirsi nella notte più fonda ed essere animato dalla certezza che Dio ascolta sempre! E, infatti, Gesù si ferma rivolgendogli una domanda inattesa: «Cosa vuoi che io faccia per te?». È scontata la risposta, ma Gesù aspetta che sia Bartimeo a chiedergli la vista. Poteva fermarsi a brontolare della sua sofferenza, delle difficoltà, della solitudine. Con assoluta dignità esplicita la sua richiesta. Chiedere a Dio le cose giuste non è così semplice. Quale bisogno mi porto dentro, quale desiderio anima la mia preghiera? Restiamo comodi sul ciglio della strada a mendicare, o come Bartimeo siamo chiamati ad altro? Bartimeo ci insegna a tener vivo il desiderio di incontrare il Signore, ad aver fede che Lui ascolta il nostro grido.

Preghiera

«Signore mio Dio, non permettere che desista dal cercarti per stanchezza, ma sempre cerchi il tuo volto con ardore. Dammi tu la forza di cercarti, tu che ti sei fatto trovare… Davanti a te è la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. … Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te» (Sant’Agostino, De Trinitate, XV,28).

Agire

Mi fermerò in preghiera davanti ad un’immagine sacra, o al Crocifisso, chiedendo espressamente a Dio che mi liberi da una precisa sofferenza, schiavitù, preoccupazione.

Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane della Comunità Santi Quattro Coronati a Romatratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione