Come Francesco cambierà la Chiesa, secondo il cardinale Maradiaga

In un’intervista a “L’Unità”, il porporato honduregno, capo del Consiglio dei cardinali recentemente istituito, annuncia le “gentili” rivoluzioni che vivrà la Chiesa con il pontificato di Bergoglio

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“Così Papa Francesco cambierà la Chiesa”. Non lascia dubbi il titolo della lunga intervista che ilcardinale Oscar Maradiaga, presidente della Caritas internazionale, ha concesso nei giorni scorsi al quotidiano “L’Unità”: la Chiesa, con Papa Francesco, vivrà una profonda ma “gentile” rivoluzione.

Il Pontefice ha voluto il porporato honduregno – di cui è nota la sua passione per il sassofono – a capo del Consiglio dei cardinali, il nuovo organismo composto da cardinali dei cinque continenti, il cui compito è consigliare il Pontefice sulla riforma della Curia e sulle scelte di governo della Chiesa. Il “G8” ha anche accompagnato il Papa nella visita di venerdì ad Assisi, dopo tre giorni di sessione quasi “plenaria” di lavoro in Vaticano.

Raccontando quanto emerso nelle prime riunioni, Maradiaga ha riferito che “la priorità indicata dal Santo Padre è la riforma del Sinodo dei vescovi”, l’organismo ecclesiastico che lo aiuta nelle decisioni. Francesco – ha detto il cardinale – “vuole che tutti coloro che sono chiamati a farne parte, continuino a dare il loro apporto anche dai loro Paesi, lavorando in modo interattivo, usando anche Internet”.

Un aspetto “interessante” secondo il capo del G8, perché “la sinodalità, il rapporto di collaborazione dei vescovi con il pontefice, indicata dal Concilio Vaticano II, non è stata molto sviluppata”. Bergoglio “vuole che si continui in quella direzione”, perciò – informa Maradiaga – “già la prossima settimana si svolgerà riunione della segreteria del Sinodo presieduta dal suo nuovo responsabile, monsignor Baldisseri, per impostare il prossimo Sinodo”.

Gli altri problemi che la squadra di porporati dovrà affrontare sono poi la riforma della Segreteria di Stato e la ristrutturazione della Curia romana e dei suoi dicasteri. Durante le riunioni è stata valutata anche la possibilità di introdurre la figura di un moderator curiae, un’idea nata già durante le riunioni pre-Conclave e pensata per facilitare il lavoro del segretario di Stato. “Non sappiamo ancora quali saranno le sue competenze. Non ne abbiamo ancora discusso. Ci sono delle proposte” ha riferito il cardinale, aggiungendo che i suoi ‘colleghi’ della commissione “hanno fatto dei sondaggi nei loro continenti e hanno raccolto un materiale molto prezioso e interessante” a riguardo. In particolare il cardinale Bertello, prefetto del Governatorato della Santa Sede, “ha fatto un lavoro bellissimo raccogliendo i suggerimenti avanzati dalla stessa Curia romana”.

Il Consiglio dei cardinali è quindi impegnato ora a sistemare tutto questo materiale. Quello che verrà proposto non sarà un “ritocco” della Curia, ma una  vera e propria “riforma”. “Ci vorrà del tempo. Non aspettatevi che arrivi l’anno venturo” avverte Maradiaga. I porporati vogliono infatti “che il progetto sia discusso con coloro che vivono quelle situazioni, che hanno esperienza, perché diano il loro apporto”. 

In corso d’opera, però, ci saranno dei cambiamenti, a partire dall’accorpamento di dicasteri della Curia. “È una necessità evidente” ha dichiarato il porporato, perché – come già i cardinali avevano osservato durante le riunioni prima del Conclave – “la Curia è cresciuta troppo” ed “è difficile che possa lavorare agilmente”. Nonostante le diverse ipotesi giornalistiche, ancora non si possono prevedere i possibili accorpamenti, dal momento che il G8 ha “appena iniziato ad esaminare le situazioni dei diversi dicasteri”. 

Tuttavia, una delle ipotesi più verosimili, nonché più prossime alla realizzazione, è l’accorpamento dei dicasteri “economici” della Santa Sede. A riguardo c’è un intero studio del cardinale Nicora in attesa di prendere il via, dopo la conclusione dei lavori delle due commissioni istituite dal Papa sui dicasteri e gli istituti sovraintendenti alle attività economiche. “Certo – osserva Maradiaga – non si capisce perché il Vaticano, come gli altri Stati, non possa avere un suo ‘ministero’ delle finanze e raggruppare tutti gli attuali dicasteri che si occupano di questioni economiche seguendo l’ipotesi di lavoro avanzata dal cardinale Nicora”. 

Sui cambiamenti dello IOR, il cardinale rimane invece sul generico. “Molti nella Chiesa si aspettano la sua trasformazione in una banca etica” afferma, aggiungendo che sicuramente “va superata l’attuale ambiguità di una fondazione che non è una banca”. Attualmente, ad occuparsene ci sono due commissioni che passeranno poi il loro lavoro al Consiglio. La linea comunque è la “trasparenza”: la “migliore risposta anche per decidere sul suo futuro”. 

Il cardinale Maradiaga ripercorre poi nell’intervista il “lavoro” svolto dagli ultimi tre Pontefici. “Le vie della provvidenza sono quelle che veramente guidano la Chiesa – afferma – Nessuno aveva sospettato che con Giovanni Paolo II venuto dalla Polonia sarebbe caduta la Cortina di ferro. Dopo, Papa Benedetto ha messo salde fondamenta teologiche a cose fondamentali come l’amore, la speranza e la fede”. Adesso, con Francesco è venuto il momento “di avvicinare più il popolo di Dio attraverso l’affetto e anche attraverso cose semplici, ma essenziali per la vita cristiana che toccano i problemi di ogni giorno e soprattutto toccano i cuori”.

Dunque, la Chiesa e la società odierna vivono una nuova “tappa della Provvidenza” che, a parere del cardinale, “porta ad essere più vicini agli insegnamenti del Concilio Vaticano II”. In questo contesto rientra anche la riforma della Curia: “non un organismo fuori dal mondo o sopra il mondo, ma nel mondo e che cerca di servirlo”.

Sottolineando la vicinanza del Pontefice ai drammi dell’uomo, il cardinale Maradiaga afferma poi che la giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria “è stato quasi un miracolo”. “Quelle sanzioni che gli Stati Uniti volevano applicare alla Siria avrebbero portato alla guerra e i missili avrebbero portato ancora più distruzioni e sofferenza” ha detto. Invece, l’appello di Papa Francesco e la sua lettera a Putin “hanno avuto un effetto straordinario”. Secondo il porporato si è tratto di “un passaggio importantissimo nella storia del mondo”, oltre che “una scossa salutare alle coscienze di tutti”. 

Un ultimo pensiero infine sulla forte denuncia di Papa Bergoglio all’immigrazione. “Per evitare queste tragedie – rimarca il capo del G8 – occorre una vigilanza migliore contro i trafficanti che approfittano di questo dramma. Poi vanno stimolati i governi ad avere cura della gioventù”. “Non c’è interesse per il destino di tantissimi giovani – conclude – Non hanno un orizzonte. È un dolore. Questo è uno degli effetti di una globalizzazione che ha finito per rafforzato i monopoli e colpito i piccoli imprenditori. Non solo sul profitto deve basarsi l’economia”, ma “occorre più solidarietà”. 

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ZENIT Staff

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