16 appuntamenti per declinare la Dottrina sociale della Chiesa

Intervista a Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana

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di Chiara Santomiero

ROMA, giovedì, 3 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Immigrazione, legalità, giustizia, lavoro, ma anche economia, etica, federalismo fiscale e, ancora, cultura, ambiente, mondialità: sono i temi dei 16 convegni pubblici, uno per ogni regione ecclesiale, organizzati dall’Azione cattolica italiana in preparazione della Settimana sociale dei cattolici e alla luce della dottrina sociale della Chiesa e dell’enciclica Caritas in veritate.

ZENIT ne ha parlato con Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana.

Qual è l’obiettivo di questi appuntamenti?

Miano: C’è un obiettivo di carattere generale che è quello di rendere tangibile sul territorio il senso della presenza dell’Ac la quale ha a cuore le questioni sociali e non intende sottrarsi al dovere di partecipare alla loro risoluzione. L’attenzione alla vita del Paese appartiene alla natura dell’Ac in quanto associazione di laici dinamicamente inserita nella vita di una chiesa e di un determinato territorio e di questo sono testimonianza i suoi 140 anni di storia.

Nello specifico, i convegni si propongono come un contributo alla Settimana sociale dei cattolici che si svolgerà dal 14 al 17 ottobre del 2010 a Reggio Calabria sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”, ponendo al centro proprio la riflessione sul bene comune in rapporto al territorio. Si tratta di un cammino di preparazione – di concerto tra presidenza nazionale e delegazioni regionali di Ac – di lungo periodo, iniziato lo scorso ottobre e che si concluderà ad aprile 2010. La caratteristica comune degli incontri è il legame con lo specifico volto di una regione, nonostante il carattere nazionale e anche internazionale dei temi trattati.

Il riferimento essenziale è alla “Nota sulla situazione del Paese”, pubblicata lo scorso settembre, nella quale l’Ac offriva la propria riflessione sui temi che animano il dibattito pubblico in Italia – in particolare questione morale, immigrazione, rapporto nord/sud, crisi economica e precarietà del lavoro – e l’impegno ad uscire insieme da alcune situazioni di empasse. Il nostro intento era ed è, quello di andare al di là delle affermazioni teoriche chiuse nella proclamazione di un solo giorno, e di fare di tali questioni un programma di lavoro: quello declinato negli incontri.

Con una connotazione di stile: non solo realazioni ed approfondiemnti culturali, ma, dove è possibile, esperienze concrete. In Puglia, ad esempio, dove è stato affrontato il tema della legalità, hanno condiviso con noi la propria esperienza le associazioni “Giovanni XXIII”, “Libera” e il coordinamento contro l’usura.

Il coinvolgimento delle altre associazioni ecclesiali e locali presenti sul territorio, così come quello delle istituzioni regionali e locali ai vari livelli, è l’altra connotazione di stile di un percorso che vuole essere il più partecipato possibile, alla ricerca di un bene davvero “comune”.

Qual è la specificità di una appartenenza ecclesiale in questo percorso?

Miano: Per dei cattolici questo è un modo di traduzione della dottrina sociale della Chiesa, che non si riduca a mera teoria, ma diventi prassi, come insegna la Caritas in veritate. Non a caso tutti gli interventi fanno espresso richiamo alle parole di Benedetto XVI che interroga i credenti sulla loro presenza nella società di oggi.

Anche il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella sua lettera all’Ac dell’ottobre dello scorso anno, ci ha sollecitati ad “incidere con forza nella vita quotidiana delle nostre comunità”. Un’associazione di laici come l’Azione cattolica, ha sottolineato il cardinale, ha fatto e può fare molto per quella “pastorale più vicina alla vita delle persone, meno affannata e complessa, meno dispersa e più incisivamente unitaria”, realizzando una presenza attiva e coerente sul territorio.

In questo modo intendiamo anche non separare l’impegno per la vita – così come enunciato nel Manifesto “Liberi per vivere” al quale l’Ac ha aderito – dall’impegno sociale. Si tratta di aspetti legati: vita è etica e attenzione alla disabilità, impegno per chi nasce e rispetto per l’immigrato, per il detenuto, solidarietà con il disoccupato.

Tutto ciò non è disgiunto, infine, dall’impegno per l’educazione da sempre caro all’Ac. Vogliamo approfondirlo in modo particolare nell’anno che vedrà la diffusione degli orientamenti pastorali sul tema, individuando nuove prospettive.

Si può tracciare un parziale bilancio degli incontri?

Miano: Siamo già a quota 6 incontri che si sono tenuti in Basilicata, Liguria, Puglia, Abruzzo-Molise e Sicilia. L’intero percorso si concluderà il prossimo aprile a Torino con il convegno del Piemonte-Valle d’Aosta sul tema “Volti sfigurati, volti trasfigurati”, in concomitanza con l’ostensione della Sindone.

Sono stati tutti appuntamenti molto partecipati, a riscontro dell’interesse molto concreto per i temi trattati.

Particolarmente significativo è stato quello dell’Abruzzo-Molise sul tema “Fede, cultura e lavoro: un percorso di ricostruzione e speranza”. Si è tenuto nella caserma di Coppito, della quale tutti portiamo nel cuore le immagini della celebrazione eucaristica con le tante bare allineate delle vittime del terremoto dello scorso aprile.

Le molte istituzioni intervenute al convegno hanno sottolineato l’impegno che, insieme alla Caritas, l’Ac si è assunta fin dal primo momento per una vicinanza e un accompagnamento che andasse oltre i bisogni materiali, con l’obiettivo di una ricostruzione non solo di mattoni ma di comunità e di chiesa.

Il valore grande dell’Associazione è proprio quello di camminare insieme perché, soprattutto nei momenti più difficili, nessuno si senta solo. Ed è ciò che emerge pur nella varietà degli incontri: un volto unitario dell’Ac che si esprime nella naturalezza della dedizione ai luoghi e alle persone e risponde all’amore per la chiesa locale secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II.

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ZENIT Staff

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