ROMA, giovedì, 29 settembre 2005 (ZENIT.org).- Questo lunedì il pastorale del Cardinale messicano Juan Jesús Posadas Ocampo, assassinato dai narcotrafficanti nel 1993, è stato collocato nella cappella dedicata ai martiri dell’America Latina nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina di Roma.
La cerimonia è stata presieduta dal Cardinale Juan Sandoval Íñiguez, suo successore nella sede arcivescovile di Guadalajara, ed ha visto la partecipazione dei Vescovi messicani giunti a Roma per la loro quinquennale visita “ad limina Apostolorum” a Roma, insieme agli ambasciatori di Paesi latinoamericani presso la Santa Sede.
Il Vescovo ausiliare di Yucatán, monsignor Ramón Castro, ha definito la cerimonia “estremamente significativa per tutto il Messico”.
Il Cardinal Posadas è stato assassinato il 24 maggio 1993 con quattordici colpi al petto durante una sparatoria avvenuta nell’aeroporto della sua diocesi di Guadalajara, mentre si dirigeva a dare il benvenuto al nunzio apostolico.
All’inizio della celebrazione il professor Andrea Riccardi, fondatore della “Comunità di Sant’Egidio”, ha rivolto il suo indirizzo di saluto al Cardinale e a tutti i partecipanti, ricordando come a partire dall’anno 2000, la chiesa di San Bartolomeo sia divenuta, per volere di Giovanni Paolo II, luogo memoriale per i “nuovi martiri” e i testimoni della fede nel XX secolo.
A loro è dedicata la grande icona sull’altare centrale, mentre nelle cappelle laterali viene custodita la memoria dei martiri e dei testimoni della fede vittime della violenza contro i credenti in momenti particolari della storia o in varie parti del mondo.
Questo omaggio a Roma ai “martiri” recenti – anche se molti di loro non hanno ancora ricevuto questo riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa – è un’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio.
Lo storico Andrea Riccardi ha scritto che il Cardinal Posadas “era noto per il suo impegno: egli aveva ripetutamente condannato la criminalità organizzata e i narcotrafficanti. Il suo assassinio appare l’espressione dell’arroganza dei narcotrafficanti e della situazione di violenza nella città e nello Stato”.
“Il Cardinale era un pastore, formatosi in anni ancora duri per la libertà religiosa in Messico, quando nella casa di sua zia veniva ospitato un seminario clandestino. Dagli anni Settanta era stato Vescovo di importanti diocesi messicane sino alla nomina a Guadalajara e all’elevazione al cardinalato”, ha ricordato Riccardi.
“Era stato promotore della beatificazione dei martiri messicani e, non molto tempo prima della sua morte, aveva assistito alla loro canonizzazione – aggiunto poi –. Il Card. Posadas rappresenta quei cristiani che si sono opposti alla cultura e alla pratica mafiosa. Significativamente cade ucciso proprio dalla violenza dei narcotrafficanti”.
Durante la celebrazione, mentre un coro di religiose e seminaristi messicani eseguiva un canto intitolato “Sois la semilla que ha de crescer” (siete il seme che deve crescere), il Cardinale Sandoval Íñiguez ha donato alla Basilica il pastorale del suo predecessore. “E’ questo il segno del suo ministero di pastore per la Chiesa di Guadalajara, per la quale ha versato il suo sangue”, ha così concluso.