LIMA, lunedì, 5 settembre 2005 (ZENIT.org).- L’agenzia di notizie cattolica “ACI Prensa”, specializzata nell’informazione sulla Chiesa in America, compie 25 anni di vita.

In questa intervista concessa a ZENIT, Alejandro Bermúdez, Direttore dell’organo informativo che ha la sua sede centrale a Lima, fa un bilancio del cammino percorso e condivide alcuni dei suoi sogni.

Com’è nata “ACI Prensa”?

Alejandro Bermúdez: “ACI Prensa” è nata su iniziativa di un infaticabile apostolo dei mezzi di comunicazione in Perù, il missionario comboniano tedesco Adalberto Maria Mohm. La sua idea era semplice: creare un’agenzia d’informazione per raggiungere due obiettivi: informare i cattolici su quanto accade nella Chiesa – una missione, per così dire, “intra ecclesia” – ed offrire al mondo una fonte affidabile e ben informata sulla vita della Chiesa – un compito più che altro “extra ecclesia”.

Qual è il suo sogno come giornalista cattolico nel dirigere l’agenzia?

Alejandro Bermúdez: Il mio sogno è quello di realizzare questo ideale originario: che “ACI Prensa” possa arrivare ad offrire tutta l’informazione – che non si limita alle notizie – possibile sulla Chiesa ai cattolici attraverso tutti i mezzi immaginabili che ci offre e ci offrirà la tecnologia e poter essere una fonte affidabile su quanto accade nella Chiesa per i mezzi di comunicazione di massa, soprattutto quando si tratta di dare una visione obiettiva di ciò che è la Chiesa.

Da chi è composta l’équipe? Come nasce una notizia di “ACI Prensa”?

Alejandro Bermúdez: Visto che “ACI Prensa” produce anche programmi radiofonici e televisivi, l’équipe è un po’ più ampia di quella di cui avrebbe bisogno una redazione centrale. “ACI Prensa” ha 17 persone che lavorano negli uffici di Lima, due a Denver, tre editori locali (Stati Uniti, Brasile e Roma) e circa 20 stringers, vale a dire corrispondenti legati per notizia, non in modo stabile.

Il processo di produzione di una notizia avviene in questo modo: le notizie arrivano dai corrispondenti o dalle note stampa che vengono inviate ad “ACI”; l’editore (in questo caso un’editrice) seleziona le note che saranno pubblicate e le distribuisce tra i redattori in base all’esperienza o all’affinità con il tema; questi compiono ricerche o corroborano l’informazione attraverso vari mezzi, soprattutto Internet, e poi redigono la notizia.

Una volta redatta, la notizia torna all’editore, che la approva e determina la sua priorità, poi passa al “web master” che stabilisce il supporto grafico (se sono necessari grafici, fotografie o altro passa alla sezione di disegno grafico, in cui lavorano due persone) e infine esce su Internet. Sembra un procedimento molto lungo, ma in realtà molte di queste fasi sono molto brevi o avvengono in parallelo, per cui la notizia può essere rapidamente a disposizione del pubblico.

Ad una certa ora o dopo un determinato numero di notizie, la base dati forma un bollettino che viene inviato ad un apposito server ad Aurora, in Colorado (Stati Uniti), da dove arriva a tutti gli abbonati.

Qual è la notizia della storia di “ACI Prensa” della quale si sente più soddisfatto?

Alejandro Bermúdez: E’ una domanda difficile… credo che sceglierei l’elezione di Papa Benedetto XVI. In nessun’altra occasione “ACI Prensa”, che è nata sotto il pontificato del venerato Giovanni Paolo II, aveva annunciato l’elezione di un Pontefice. Ci sono, però, anche altri momenti che ricordo con molto affetto, come la visita di Giovanni Paolo II a Cuba o la produzione del film “La Passione di Cristo”. Con “La Passione” “ACI” è stata nell’occhio del ciclone e la verità è che è stato molto gratificante, soprattutto per l’interesse provocato dal dibattito sulla persona di Gesù Cristo e la storicità dei Vangeli. Credo che non ci sia giornalista cattolico che non apprezzi una buona gara al momento giusto.

In questi 25 anni il genere di notizie offerte sulla Chiesa in America Latina è cambiato molto. Potrebbe spiegarne l’evoluzione?

Alejandro Bermúdez: In effetti sono cambiate molte cose, e gran parte di questo cambiamento ha avuto a che vedere con l’immediatezza permessa da Internet. Parlando dei cambiamenti specifici, però, direi che 25 anni fa la Chiesa in America Latina, in tutta l’era successiva alla Conferenza Generale dell’Episcopato a Puebla (Messico), era una realtà che aveva bisogno di essere spiegata, quasi scoperta. Ora, invece, è conosciuta per le sue nuove espressioni ecclesiali, per l’audacia dei suoi Vescovi, per la vitalità del suo laicato; è, quindi, una fonte costante di informazione alla quale si rivolgono molti cattolici del mondo.

Sono cambiate anche le sfide. 25 anni fa non si poteva immaginare che il dibattito culturale nella regione includesse temi delicati come l’aborto, la legalizzazione delle unioni omosessuali, l’eutanasia o la clonazione. Oggi l’America Latina è integrata in questo aspetto negativo della globalizzazione che purtroppo non ha un equivalente positivo.

Qual è la differenza tra un giornalista cristiano ed uno che non lo è?

Alejandro Bermúdez: E’ enorme. Non è un tema esclusivamente religioso, ma fondamentalmente umano. Chi è cristiano ha una visione dell’uomo redenta, ottimista e drammatica. Comprende, quindi, che gli “avvenimenti” non hanno alcun significato o valore se non nella misura in cui sono riferiti all’uomo, alla sua vocazione e al suo mistero. Credo fermamente che ciò che il Concilio insegna, riguardo al fatto che il Signore Gesù rivela all’uomo la sua identità, sia vero al livello più pratico e dettagliato del lavoro giornalistico; la differenza tra un giornalista cattolico ed uno che non lo è, quindi, è quella esistente tra un individuo libero e corresponsabile nei confronti dei suoi fratelli umani e un ingranaggio di una fredda macchina. Per questo noi giornalisti cattolici abbiamo scelto i nostri fronti e non siamo “finiti a lavorare” in essi come un tricheco morto sulla riva del mare. Semplicemente perché abbiamo l’autocoscienza che ci dà la fede e la libertà per scegliere.

Cosa distingue o dovrebbe distinguere un’agenzia cattolica?

Alejandro Bermúdez: La sua scelta per l’uomo. La scelta di Cristo è una realtà dalle profonde conseguenze antropologiche e un’agenzia cattolica ha questa realtà come punto di partenza. Tutto ciò che arricchisce la nostra umanità, incamminandola verso il suo massimo progresso, la piena comunione con il Padre – come spiega Paolo VI nella “Populorum Progressio” parlando del fine ultimo del progresso umano – è il principio che muove ogni persona e i processi di un’agenzia cattolica.

Questo mi porta a pensare che, se non fossi cattolico, un’agenzia cattolica sarebbe una delle poche di cui mi fiderei, se non l’unica. Semplicemente per la sua scelta per l’uomo. Le notizie più semplici, aneddotiche e passeggere sono completamente estranee a questa realtà e quindi non perdono mai attualità. Basta guardare un quotidiano secolare di un anno fa; a malapena serve per avvolgerci i pesci – anche se credo che questa abitudine sia mantenuta solo in alcuni mercati popolari della regione –. Leggete invece le notizie viste da una prospettiva cattolica: sono vive! Sono come il buon vino. Non si deteriorano, invecchiano. Per questo mi entusiasma tanto il fatto di lavorare per la stampa cattolica: come Maria, la sorella di Lazzaro, credo che ci sia toccata “La parte migliore”. Non la cambierei per nient’altro.

[Maggiori informazioni su http://www.aciprensa.com ]