LAHORE, mercoledì, 7 settembre 2005 (ZENIT.org).- “Accogliamo con calore la decisione della Corte Suprema del Pakistan che rende nullo l’Hasba Bill, una legge contraria alla libertà delle persone”; così l’Arcivescovo della diocesi di Lahore, monsignor Lawrence John Saldanha, ha commentato la decisione del più alto organo giudiziario del Paese asiatico.

“Questo tipo di leggi sono contrarie alla natura umana ed andrebbero sempre condannate”, ha aggiunto in alcune dichiarazioni pubblicate questo martedì da “AsiaNews”.

I nove membri della Corte hanno emesso il 4 agosto una risoluzione di più di un centinaio di pagine che annulla la legge apporvata il 14 luglio dal Governo della Frontiera del nord-est del Pakistan (NWFP, dalla sigla in inglese) –, al confine con l’Afghanistan.

La misura annullata istituiva la figura del “muhtasib”, una specie di garante religioso con il compito di vigilare sull’adesione dei cittadini ai valori islamici.

“Nella sentenza esplicativa è scritto chiaramente che la vita privata, i pensieri personali ed il credo individuale dei cittadini non possono essere contrastati da leggi impositive”, ha sottolineato il presule.

“I giuristi islamici – ha aggiunto monsignor Saldanha – sono unanimi nel dire che, a parte la preghiera e l’elemosina (salat e zakat), nessun altro obbligo previsto dall’Islam deve essere attuato con forza dallo Stato”.

I giuristi definiscono la legge “discriminatoria” ed “incostituzionale” visto che consente l’istituzione di un garante “che interferisce nella vita dei cittadini” e prevede “l’istituzione di uffici giudiziari ed esecutivi paralleli a quelli del governo”.

La misura era stata lanciata su insistenza della Muttehida Majlas-e-Amal (MMA, coalizione di governo formata da sei partiti islamici): i suoi rappresentanti avevano definito la sua entrata in vigore come una “grande vittoria, il primo storico passo verso una vera applicazione della legge islamica in accordo con norme democratiche”.

La Corte Suprema è stata chiamata in causa dal Presidente pakistano Pervez Musharraf dopo le proteste avanzate da molti gruppi politici e religiosi.

Shahbaz Bhatti, Presidente dell’“All Pakistan Minorities Alliance” (un organismo che riunisce le minoranze del Paese), ha commentato all’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere che la risoluzione della Corte “è una buona decisione, che dimostra come le politiche portate avanti dal MMA sono contrarie alle norme democratiche ed alla Costituzione del Pakistan”.