di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 19 settembre 2011 (ZENIT.org).- Quarantacinque anni, scrittore prolifico e teologo fine. Con una intensissima attività culturale, fondatore del progetto di scrittura creativa “Bomba carta”. Curatore della collana di poesia L’Oblò delle edizioni Ancora, docente del Centro Interdisciplinare di Comunicazione Sociale (CICS) della Pontificia Università Gregoriana. Capo del Comitato scientifico “La sfida e l’esperienza” che raccoglie docenti e manager interessati ai temi della spiritualità e dell’innovazione. Molto attivo in rete, Wikipedia lo ha chiamato il “gesuita 2.0”, cura un sito personale e due blog: uno dedicato alla CyberTeologia e uno dedicato alla scrittrice statunitense Flannery O’Connor.
Stiamo parlando di padre Antonio Spadaro, che il 6 settembre scorso è stato nominato dal Padre Generale della Compagnia di Gesù quale nuovo Direttore de “La Civiltà Cattolica”, la più antica e autorevole rivista italiana (http://www.zenit.org/article-27841?l=italian).
Il nuovo Direttore ha iniziato a scrivere su «La Civiltà Cattolica» nel 1994. Si è occupato prevalentemente di critica letteraria, in particolare legata ad autori contemporanei italiani (Cesare Pavese, Alda Merini, Giorgio Bassani, Mario Luzi, Pier Vittorio Tondelli,…) e scrittori statunitensi (dai classici Emily Dickinson e Walt Withman a Flannery O’Connor, Jack London e i più contemporanei Jack Kerouac, Raymond Carver,…), oltre che di teoria della letteratura.
Tra le materie trattate da padre Spadaro vi sono anche la musica(Bruce Springsteen, Tom Waits, Nick Drake, Nick Cave,…), l’arte (Mark Rothko, Edward Hopper, Andy Warhol, J.-M. Basquiat,…), il cinema e le nuove tecnologie della comunicazione e il loro impatto sul modo di vivere e pensare (in particolare su Wikipedia, Second Life, sulla lettura digitale, sui vari social networks, sulla filosofia Hacker, sulla Cyberteologia…).
Per comprendere in che modo “La Civiltà Cattolica” intenda rinnovare culturalmente il messaggio cattolico nel complesso mondo dei media, ZENIT ha intervistato padre Antonio Spadaro.
Cosa si prova a diventare Direttore di una rivista con una storia prestigiosa come “La Civiltà Cattolica”?
Padre Spadaro: Scrivo su “La Civiltà Cattolica” sin dal 1994, ma assumerne la direzione ha significato un cambio di prospettiva. Sento di avere davanti una sfida molto impegnativa perché mi trovo alla guida della rivista attiva più antica d’Italia: ha 162 anni di vita. “La Civiltà Cattolica” è stata da sempre un punto di riferimento molto autorevole per la qualità del suo giornalismo. Dunque provo una grande trepidazione, oltre a un grande desiderio di fare del mio meglio insieme agli altri gesuiti della redazione. Ho ricevuto moltissimi messaggi di augurio e sostegno. Questo ha aiutato tutti noi scrittori a sperimentare una grande fiducia da parte dei lettori ma anche l’altezza delle loro aspettative.
I tempi che viviamo sembrano molto diversi da quelli in cui la rivista è stata pensata e fondata. Con quali idee e novità pensa di poter affrontare il mondo moderno?
Padre Spadaro: Dal 1850 ad oggi la rivista ha solcato decenni nei quali il significato stesso della comunicazione, oltre alle sue modalità, si è trasformato. Tuttavia la lunga tradizione della rivista contiene già in se stessa i germi dell’innovazione. Pensiamo che 160 anni fa la stessa idea di una rivista “nazionale”, quando ancora l’Italia non esisteva, e l’uso dell’italiano e non del latino, erano elementi di grande innovazione. Più che parlare di novità, mi piacerebbe parlare di “Dna”, cioè del codice genetico della rivista, capace di renderla viva attraversando tempi e stagioni differenti.
Cosa direbbe ai lettori di oggi per spiegare il senso ed il perché di una “Civiltà Cattolica”?
Padre Spadaro: Ciò che “La Civiltà Cattolica” intende offrire ai suoi lettori è la condivisione di un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede cristiana e profondamente innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica dei nostri giorni. Per tradizione e natura la nostra rivista esprime una forma “alta” di giornalismo culturale. Il suo è un approccio ampio alla cultura per linguaggio e temi (dalla politica alla storia, dalla letteratura alla psicologia, dal cinema all’economia, dalla filosofia alla teologia, dal costume alla scienza…) e questo la rende particolarmente adatta ai nostri tempi. La complessità e la frammentazione della vita moderna richiedono uno sforzo particolare di comprensione e ricomposizione dei frammenti del sapere. Grazie alla molteplicità e all’ampiezza degli argomenti trattati, il nostro lettore potrà avere materiali e spunti per farsi un’opinione personale, avendo a disposizione analisi incisive ma anche non troppo complesse e per “addetti ai lavori”.
In che modo la rivista stampata si relazionerà con la comunicazione in Rete?
Padre Spadaro: Credo che oggi stia mutando lo stesso concetto di “rivista” che non si identifica più solamente con il prodotto cartaceo, ma con la sua capacità di trasmettere cultura, valori, idee in varie forme e su varie piattaforme comunicative. Una conseguenza possibile: “La Civiltà Cattolica” sarà sempre più identificabile per il pensiero che esprime e che troverà espressione in vari canali e supporti, tra i quali vi è innanzitutto ma non più esclusivamente quello cartaceo. In tal modo la nostra produzione culturale sarà più aperta alla fruizione, alla condivisione, al commento e al
dibattito. Sarà un processo che richiederà del tempo, ma sono fiducioso al riguardo.
Come e perché la spiritualità ed il carisma di Sant’Ignazio potrebbero affascinare l’uomo del terzo millennio?
Padre Spadaro: La nostra redazione, per statuto pontificio, è composta esclusivamente da gesuiti. E il nostro “tesoro” come gesuiti è la spiritualità di Ignazio di Loyola, una spiritualità incarnata, umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza di Dio nel mondo, che nei secoli ha forgiato santi, intellettuali, scienziati e formatori. Principio ispiratore di questa spiritualità è un criterio molto semplice: «cercare e trovare Dio in tutte le cose», come scrive sant’Ignazio. E questo perché la creatività dello Spirito è all’opera ovunque, in tutte le dimensioni della crescita del mondo, nella diversità delle sue culture e nella varietà delle sue esperienze spirituali. Questo approccio è affascinante perché abilita a scoprire ciò che Dio opera nella vita delle persone, della società e della cultura, e di discernere come Egli proseguirà la sua opera. Proprio questo fiuto curioso e attento ci spinge a scrivere e a condividere la nostra esperienza intellettuale con i lettori.
Uno dei problemi che limita l’efficacia della comunicazione cattolica è l’autoreferenzialità. Lei ha qualche idea su come suscitare l’interesse dei tanti che non frequentano la Chiesa?
Padre Spadaro: A volte la comunicazione cattolica prende la forma di una sorta di bollettino ad uso interno con un linguaggio iniziatico e standardizzato. Occorre evitare di entrare in questo vicolo cieco che rasenta l’esoterismo. I cristiani sono chiamati a dare il loro contributo alla vita del mondo insieme a tutti gli uomini. Solamente la debolezza e il pessimismo portano ad erigere muri e a serrare i ranghi. Io penso che, per quanto lo si neghi, la vita spirituale delle persone oggi non è affatto morta perché non può morire. Semmai a volte fuoriesce dal mondo della confessione religiosa, che sembra essere percepito più come il mondo delle risposte e non anche quello delle domande forti. Le domande allora, non sapendo dove andare, hanno presocasa nell’esperienza della cultura e dell’impegno nel mondo. Scrivere per noi non significa
dunque mettere un punto fermo sulle questioni, ma avviare un dialogo con l’uomo d’oggi riconoscendo le sue profonde tensioni spirituali, dovunque e comunque esse si esprimano.