CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 23 aprile 2008 (ZENIT.org).- All’indomani di un incontro sulla formazione al dialogo tra le religioni in Africa, il Cardinale Jean-Louis Tauran ha affermato che alla base del dialogo c’è l’identità.
Il porporato, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha osservato in un’intervista alla “Radio Vaticana” che “l’identità è la prima condizione per un dialogo efficace. Sapere chi siamo, sapere in cosa crediamo”.
“Credo che nel dialogo si coniughino l’identità e l’alterità”, ha aggiunto, riferendosi all’incontro svoltosi a Nairobi (Kenya) sul tema “Formazione al dialogo interreligioso”.
Per quattro giorni, dal 16 al 20 aprile, esponenti e consultori del Pontificio Consiglio dell’Africa subsahariana e responsabili delle commissioni episcopali incaricate del dialogo interreligioso hanno discusso sulla formazione di sacerdoti e religiosi e dei laici e sulle iniziative di dialogo in Africa.
Il Cardinale Tauran è stato coadiuvato da monsignor Chidi Denis Isizoh e dal missionario verbita Marcus Solo.
“Quello che trovo molto interessante è che da qualche anno i cattolici e i cristiani in generale hanno saputo creare dei ‘circoli di dialogo’ con le religioni”, ha rivelato all’emittente pontificia.
“Sono molto validi perché si fondano su una convinzione comune, e cioè che i cristiani sono ‘obbligati’ a testimoniare la loro fede in un’Africa multireligiosa e pluriculturale. I cristiani ne hanno preso coscienza da qualche anno e io personalmente ignoravo la ricchezza di questa iniziativa”.
Il dialogo interreligioso in Africa, ha osservato, “è un dialogo della vita ed anche un dialogo della cultura. La cultura unisce molto più di quanto non divida”.
Tra le richieste dei partecipanti al congresso, ha ricordato, figura l’introduzione nei seminari di un corso obbligatorio di teologia del dialogo interreligioso, “perché questo – come ha sottolineato il Papa – è divenuta una priorità, non solo in Africa, ma nel mondo intero”.
Il Cardinale ha ammesso di non sapere se il dialogo tra le religioni potrà frenare l’aumento dei fenomeni di islamismo radicale. Nonostante questo, ha dichiarato, “sicuramente può far comprendere agli uni e agli altri che la libertà di religione è un diritto fondamentale; non si può imporre, né con l’inganno né con il proselitismo, alcuna religione ad una persona o ad un gruppo di persone”.