ROMA, mercoledì, 22 settembre 2004 (ZENIT.org).- Venerdì 24 settembre si svolgerà a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, un convegno internazionale sul tema: “Feeding a Hungry World: The Moral Imperative of Biotechnology” (“Alimentare un mondo affamato: l’imperativo morale delle biotecnologie”).
La conferenza, organizzata dall’Ambasciata Statunitense presso la Santa Sede in cooperazione con la Pontificia Accademia delle Scienze, avrà tra i relatori i professori: Lester M. Crawford, del Ministero della Salute statunitense; padre Gonzalo Miranda, L.C., direttore della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum; Piero Morandini, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Milano; Peter Raven, membro della Pontificia Accademia delle Scienze; C.S. Prakash, professore della Tuskegee University, Alabama; e Carl Pray, professore della Rutgers University, New Jersey, U.S.A.
Per saperne di più sul convegno, ZENIT ha intervistato Jim Nicholson, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede.
Quali sono i suoi obiettivi nell’organizzare la conferenza di venerdì dal titolo “Feeding a Hungry World: The Moral Imperative of Biotechnology”?
Jim Nicholson: Nei Paesi in via di sviluppo, ogni minuto muoiono di fame undici persone, mentre un miliardo e mezzo di individui soffrono la fame e la malnutrizione. Alimentare gli affamati è una questione di vita o di morte.
E’ una sfida morale enorme che ci chiede di esaminare tutte le possibilità esistenti per aiutare i poveri. Gli sforzi per sfruttare il potenziale delle biotecnologie, purtroppo, sono stati ostacolati dalla disinformazione e dai fraintendimenti fomentati dagli attivisti anti-biotech.
L’evidenza scientifica ha comunque mostrato in maniera schiacciante che le biotecnologie possono giocare un ruolo fondamentale nei Paesi in via di sviluppo.
Qual è il piano di sviluppo degli Stati Uniti per i Paesi poveri?
Jim Nicholson: Come ha affermato martedì alle Nazioni Unite il Presidente Bush, dal momento che gli Stati Uniti credono nella dignità umana stiamo cambiando il modo in cui combattere la povertà, tenere a freno la corruzione e fornire gli aiuti.
Nel 2002 abbiamo creato il Monterrey Consensus, definito dal Presidente “un approccio audace che collega i nuovi aiuti dei Paesi ricchi al reale sviluppo di quelli poveri”. Attraverso il Millennium Challenge Account, gli Stati Uniti stanno aumentando gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo che ampliano la libertà economica ed investono nell’istruzione e nella salute dei loro popoli.
In che modo gli OGM possono essere fondamentali per lo sviluppo dei Paesi poveri?
Jim Nicholson: Qualsiasi agricoltore può accedere a queste tecnologie ed utilizzarle. La tecnologia è nel seme. Con le biotecnologie, l’agricoltore può ottenere una produzione maggiore, usare meno pesticidi, sviluppare piante più nutrienti ed utilizzare meno acqua.
E’ un bene per l’ambiente ed è un bene per l’agricoltore. La sfida per i ricercatori è quella di sviluppare nuovi prodotti biotech che trovino applicazione nei Paesi in via di sviluppo.
Da quanti anni gli Stati Uniti utilizzano gli OGM? Ci sono stati dei problemi?
Jim Nicholson: Gli Americani, me compreso, mangiano OGM ormai da nove anni. La scienza mostra che non c’è stato un solo mal di testa o mal di stomaco. Neanche uno. In nove anni è come se ci fossero stati letteralmente miliardi di test sugli esseri umani.
L’USFDA (United States Food and Drug Adminitration) prevede un processo di analisi approfondito per i cibi OGM. Sono analizzati in modo più attento di quelli non OGM per accertare la sicurezza di ogni nuovo prodotto biotech.
Il Papa Paolo VI ha scritto che lo sviluppo è il nuovo nome della pace. Gli Stati Uniti hanno affermato che non ci può essere pace senza sicurezza. Come potete garantire la sicurezza con lo sviluppo?
Jim Nicholson: Mi lasci fare l’esempio del Sudan. La maggior parte della sua popolazione sta morendo di fame a causa della mancanza di sicurezza. Gli Stati Uniti stanno lavorando per far sì che il Sudan conquisti la sicurezza per prevenire la fame.
Facciamo lo stesso in altre parti del mondo segnate da conflitti. Se la gente fugge dalla propria terra non la può coltivare, e se non la coltiva non può mangiare. La sicurezza e il cibo sono legati in modo diretto e inscindibile, e gli Stati Uniti stanno lavorando con coerenza ed impegno su tutti gli aspetti della questione.
La distribuzione dei semi OGM fa parte di un programma di sviluppo più ampio?
Jim Nicholson: Gli aiuti alimentari degli Stati Uniti contengono OGM perché è cibo americano. E’ il cibo che noi mangiamo. Lo sviluppo dei semi OGM adeguato a vari Paesi potrebbe giocare un ruolo importantissimo nel contesto di un programma di sviluppo più ampio.
Alcuni già lo fanno. L’atmosfera attuale di paura o di resistenza a questa tecnologia, spesso basata sulla disinformazione, sta impedendo alla gente di sfruttarne il potenziale.
Come potrebbe essere sviluppato?
Jim Nicholson: Invitiamo voi e chiunque sia interessato a questo argomento così dibattuto ad assistere alla nostra conferenza venerdì 24 settembre alle 9:00 presso la Pontificia Università Gregoriana e a guardare con i suoi occhi. Per ulteriori informazioni sulla conferenza è possibile anche visitare il nostro sito http://vatican.usembassy.it/.