CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 marzo 2009 (ZENIT.org).- Con la sua prossima Enciclica, Benedetto XVI offre la sua risposta agli interrogativi posti dalla crisi finanziaria che ha provocato l’attuale crisi economica, afferma Carlo Di Cicco, vicedirettore de “L’Osservatore Romano”.
In un editoriale pubblicato nell’edizione di questo giovedì, il giornalista riconosce che “la crisi internazionale che in crescendo attanaglia uomini, donne e famiglie dei Paesi ricchi e poveri e semina sgomento, chiedendo a ciascuno una nuova lettura della storia, è una prova del nove anche per misurare lo spessore del magistero di Benedetto XVI”.
“Le luci crepuscolari che si sono addensate sull’Occidente sono un contesto che favorisce una lettura serena, libera da pregiudizi ideologici, dell’azione del Pontefice che si va dispiegando sempre meglio facendo apparire frettolose, quando non fatue, le letture schematiche”, afferma.
Parlando ai parroci di Roma, il 26 febbraio, il Papa ha detto: “Da molto tempo prepariamo un’Enciclica su questi punti. E nel cammino lungo vedo com’è difficile parlare con competenza, perché se non è affrontata con competenza una certa realtà economica non può essere credibile. E, d’altra parte, occorre anche parlare con una grande consapevolezza etica, diciamo creata e svegliata da una coscienza formata dal Vangelo”.
“Quindi bisogna denunciare questi errori fondamentali che sono adesso mostrati nel crollo delle grandi banche americane, gli errori nel fondo. Alla fine, è l’avarizia umana come peccato o, come dice la Lettera ai Colossesi, avarizia come idolatria”, ha osservato il Pontefice.
“Noi dobbiamo denunciare questa idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione dell’immagine di Dio con un altro Dio, ‘mammona’”.
“Dobbiamo farlo con coraggio ma anche con concretezza – aggiungeva -. Perché i grandi moralismi non aiutano se non sono sostanziati con conoscenze delle realtà, che aiutano anche a capire che cosa si può in concreto fare per cambiare man mano la situazione. E, naturalmente, per poterlo fare è necessaria la conoscenza di questa verità e la buona volontà di tutti”.
Secondo l’editoriale di Di Cicco, “il Papa ha un pensiero per uscire dalla crisi. Non nel senso di ricette economiche specifiche capaci di ripristinare l’ordinato flusso nel rapporto capitale e lavoro, finanze e bisogni di famiglie e imprese. Ma perché da questa crisi non si esce senza una speranza che sia più credibile di quella che viene solo dai mercati e dalle teorie economiche”.
“Per farcela occorre ricuperare ragioni per vivere. La depressione economica si supera se si vince la depressione ideale e l’appassirsi della speranza”, constata.
“È a questo crocevia tra il cuore e la capacità programmatica delle risorse che si pone la parola di Papa Ratzinger – rileva -. Dove è un bene per tutti dialogare con le sue sollecitazioni intellettuali e religiose, e dove può apparire ragionevole e plausibile la saggezza cristiana che egli chiede di far entrare con rinnovata cittadinanza nella società degli uomini d’oggi”.
“C’è attesa per l’annunciata Enciclica sociale di Benedetto XVI. Ma è lo stesso Papa a non voler essere preso come un oracolo. Egli preferisce un ritorno alla ragione perché senza questo ritorno diventa difficile anche valutare e apprezzare la serietà della proposta cristiana”.
Secondo il vicedirettore, il Messaggio per la Giornata mondiale della gioventù, pubblicato questo mercoledì, è un esempio concreto di quale spirito potrebbe animare la prossima Enciclica.
Per coglierne il senso in profondità, Di Cicco propone di rileggere l’Enciclica Spe salvi, che mostra chiaramente come il ragionare del Pontefice porti sempre alle ultime conseguenze ogni umana ricerca.
“L’intento del Papa è quello di trovare un modo convincente per incoraggiare l’attuale generazione a fidarsi di Dio. E a tenerlo presente in ogni scelta di vita personale e collettiva”, dichiara.
Il Papa non nega autonomia alla politica, alla scienza, alla tecnica, all’economia e a ogni altra risorsa materiale quando dice che da sole “non sono sufficienti per offrire la grande speranza a cui tutti aspiriamo”, aggiunge l’editorialista.
Benedetto XVI “ricorda semplicemente che da sole non bastano a risolvere ogni genere di problema. È il nostro cuore infatti a voler sapere un di più e, se questo manca, continuiamo a vivere nello scontento pure in mezzo all’abbondanza di benessere”.
“Benedetto XVI è un Papa giusto per un tempo di crisi perché sa confortare e indica un ragionevole percorso per uscirne fuori insieme anziché ciascuno per sé”.
“Prima ancora che si delineassero i disastri bancari che hanno scoperchiato la voragine economica rischiosa per tutti, il Papa ha posto due grandi questioni: quella dell’amore e subito dopo quella della speranza, ‘centro della nostra vita di esseri umani e della nostra missione di cristiani, soprattutto nell’epoca contemporanea’”.
“L’affidare a un messaggio destinato ai giovani la riflessione su così grandi questioni di comune interesse”, conclude l’editoriale, “rimane un segnale di metodo per quanti sono coinvolti nel compito di educare”.