“Pio XII ordinò di salvare gli ebrei”

La conferma in un Memoriale del 1943

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di Antonio Gaspari


ROMA, giovedì, 5 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tra le tante testimonianze di quanto il pontefice Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah, contenute in un dossier di 300 pagine della Pave the Way Foundation, c’è anche la prova scritta dell’ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi.

Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto: “Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l’entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie”.

“In queste dolorose situazioni – si legge ancora nel Memoriale – il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate…”

Nel Memoriale si racconta che “per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa”.

Ed ancora: “a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie”.

Il documento è stato trovato dal padre gesuita Peter Gumpel, autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio XII.

Intervistato da ZENIT, padre Gumpel ha spiegato che si tratta di un’altra testimonianza che “conferma l’impegno personale e istituzionale del Pontefice Pio XII per proteggere e salvare gli ebrei perseguitati”.

A coloro che continuano a chiedere la copia scritta dell’ordine di Pio XII, il relatore della causa ha precisato che: “In una situazione di guerra, con la città occupata dai nazisti, una persona prudente non pubblica un ordine, ma manda dei messaggeri fidati per comunicare le volontà del Santo Padre”.

“Sarebbe stato imprudente e pericoloso scrivere un ordine che poteva finire nelle mani sbagliate e mettere in pericolo la vita di tanti”, ha osservato il gesuita.

Secondo padre Gumpel, fu organizzato un gruppo di sacerdoti che, agli ordini della Segreteria di Stato, andavano da una casa religiosa all’altra, toccando anche università, seminari, scuole, parrocchie, per chiedere di aprire i conventi e di organizzare una rete di assistenza.

Alla fine della guerra furono circa 150 le case religiose, i monasteri, le parrocchie, che salvarono da morte certa migliaia di ebrei.

A questo proposito, il Vescovo di Assisi, monsignor Giuseppe Placido Nicolini, insieme al suo collaboratore monsignor Aldo Brunacci, (entrambi riconosciuti dallo Yad Vashem come Giusti tra le Nazioni) raccontano di un ordine scritto che gli fu presentato da emissari della Santa Sede.

Padre Gumpel sottolinea che nel caso di indicazioni scritte queste dovevano essere bruciate una volta lette.

Il padre gesuita ha raccontato a ZENIT di aver visto chiaramente negli archivi britannici messaggi della Santa Sede che si concludevano con la dicitura di leggere e bruciare.

Per il relatore della causa di Pio XII, “se ci sono documenti che oggi possiamo vedere è perchè qualcuno non ha obbedito all’ordine di bruciare e non lasciare traccia dello stesso”.

Alla domanda su come rispondere a coloro che lamentano la mancanza di prove scritte sull’impegno di Pio XII nel salvataggio degli ebrei, padre Gumpel ha spiegato che “questa argomentazione è la stessa utilizzata dai negazionisti come Irving il quale sostiene che non c’è un documento scritto in cui Hitler ordina lo sterminio degli ebrei. Ma è evidente cosa è accaduto e come i nazisti hanno praticato lo sterminio degli ebrei”.

“Ed è manifesto – ha aggiunto – come Pio XII e la Chiesa cattolica hanno salvato la vita a centinaia di migliaia di ebrei in tutta Europa”.

“Perchè allora tutti questi attacchi a Pio XII?”, si è chiesto.

Per il padre gesuita, “il problema non è Papa Pacelli. Chi sta conducendo questi attacchi vuole attaccare la Chiesa ed in particolare la figura e l’autorità del Sommo Pontefice”.

In merito alla causa di beatificazione, padre Gumpel ha ricordato che “tredici tra Cardinale e Vescovi, di sei nazioni diverse, componenti il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all’unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. L’ultimo verdetto è stato comunicato in data 9 maggio 2007”.

Circa le opposizioni di alcuni ebrei alla beatificazione di Pio XII, il relatore della causa ha replicato affermando che “ce ne sono molti altri a favore. Inoltre vorrei sottolineare che arrivano segnali molto interessanti dalla Gran Bretagna: il Jewish Chronicle nella sua edizione online (www.thejc.com) ha pubblicato il 26 febbraio un articolo molto favorevole alla beatificazione di Pio XII”

L’articolo ha per titolo “Wartime pope’s secret heroism” e parla degli ebrei salvati dal Papa Pio XII come riportato nel dossier pubblicato dalla Pave the Way Foundation.

Il Jewish Chronicle riporta inoltre le dichiarazione di Gary Krupp, Presidente della Pave the Way Foundation, il quale sostiene che “è tempo di riconoscere il Papa Pio XII per ciò che egli ha realmente fatto e non per quello che non ha detto”.

“Per quello che ho visto e conosciuto – ha sottolineato Krupp – il Papa è, senza dubbio, il più grande eroe della seconda guerra mondiale”.

“Pio XII non è stato il Papa di Hitler – ha aggiunto –, al contrario era un uomo che Hitler voleva uccidere”.

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ZENIT Staff

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