CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha esortato questo sabato a valorizzare l'”indispensabile ministero” della Penitenza in un messaggio che ha inviato al Cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, e ai partecipanti alla XX edizione del Corso per il Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica.
Ogni sacerdote, ha spiegato, “è chiamato ad amministrare la misericordia divina nel sacramento della Penitenza, mediante il quale rimette in nome di Cristo i peccati e aiuta il penitente a percorrere il cammino esigente della santità con retta ed informata coscienza”.
“Per poter compiere tale indispensabile ministero ogni presbitero deve alimentare la propria vita spirituale e curare un permanente aggiornamento teologico e pastorale”, ha aggiunto.
Il Pontefice ha lodato la “benemerita iniziativa pastorale” rappresentata dal Corso, “che attira sempre più interesse ed attenzione, come testimonia il numero di quanti vi prendono parte”, e “costituisce un singolare seminario di aggiornamento pastorale, i cui risultati non confluiranno, come gli Atti di altri convegni, solo in un’apposita pubblicazione, ma diventeranno sussidi utili ai partecipanti per fornire risposte adeguate a quanti incontreranno nell’amministrazione del sacramento della Penitenza”.
Nell’epoca attuale, ha osservato, quella di “formare rettamente la coscienza dei credenti” “costituisce senz’altro una delle priorità pastorali”, perché, “nella misura in cui si perde il senso del peccato, aumentano purtroppo i sensi di colpa, che si vorrebbero eliminare con insufficienti rimedi palliativi”.
Alla formazione delle coscienze, ha osservato il Pontefice, “contribuiscono molteplici e preziosi strumenti spirituali e pastorali da valorizzare sempre più”.
Oltre al sacramento della Riconciliazione, ha ricordato in particolare la catechesi, la predicazione, l’omelia, la direzione spirituale e la celebrazione dell’Eucaristia.
Partendo dal primo elemento, il Papa ha sottolineato che, “come tutti i sacramenti, anche quello della Penitenza richiede una catechesi previa e una catechesi mistagogica per approfondire il sacramento ‘per ritus et preces‘”.
Un’adeguata catechesi, ha constatato, aiuta “a percepire sempre meglio il senso del peccato, oggi in parte sbiadito o peggio obnubilato da un modo di pensare e di vivere ‘etsi Deus non daretur‘”.
Alla catechesi va unito “un sapiente utilizzo della predicazione”, che nella storia della Chiesa “ha conosciuto forme diverse secondo la mentalità e le necessità pastorali dei fedeli”.
Da questo punto di vista, si utilizzano sempre più i moderni strumenti telematici, che “se da un lato rappresentano una sfida con cui misurarsi, dall’altra offrono provvidenziali opportunità per annunciare in modo nuovo e più vicino alle sensibilità contemporanee la perenne ed immutabile Parola di verità che il divin Maestro ha affidato alla sua Chiesa”.
Quanto all’omelia, il Papa ha ricordato che con la riforma voluta dal Concilio Vaticano II “ha riacquistato il suo ruolo ‘sacramentale’ all’interno dell’unico atto di culto costituito dalla liturgia della Parola e da quella dell’Eucaristia”, rappresentando “senz’altro la forma di predicazione più diffusa, con la quale ogni domenica si educa la coscienza di milioni di fedeli”.
A formare le coscienze contribuisce anche la direzione spirituale, ha proseguito Benedetto XVI, sottolineando che “oggi più di ieri c’è bisogno di ‘maestri di spirito’ saggi e santi”.
Allo stesso modo, è rilevante la celebrazione dell’Eucaristia, alla quale il credente deve accostarsi con “una devota e consapevole partecipazione” e in cui il sacerdote ricorda che “il Sangue di Cristo è versato in remissione dei nostri peccati per cui, nella partecipazione sacramentale al memoriale del Sacrificio della Croce, si compie l’incontro pieno della misericordia del Padre con ciascuno di noi”.
Il Papa ha quindi esortato i partecipanti al Corso a fare tesoro di quanto hanno appreso sul sacramento della Penitenza, cercando di mantenere sempre viva dentro di sé, nei diversi contesti in cui si troveranno a vivere e a operare, “la consapevolezza di dover essere degni ‘ministri’ della misericordia divina e responsabili educatori delle coscienze”.
Per fare questo, ha suggerito di ispirarsi all’esempio dei santi confessori e maestri di spirito, tra cui il Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, di cui proprio quest’anno si ricorda il 150° anniversario della morte.