La Puglia vuole ridurre gli aborti, ma anche i medici obiettori

Denuncia il Forum delle Associazioni Familiari

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di Antonio Gaspari

BARI, mercoledì, 25 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il Forum delle Associazioni Familiari della Puglia (http://www.forumfamigliepuglia.org/comunicati.php?idarticolo=59) ha denunciato il tentativo di ridurre il personale sanitario e i medici obiettori contenuto nelle “Linee di indirizzo regionali sui consultori familiari”, presentate il 18 marzo dalla Giunta regionale pugliese.

Secondo il Forum, il documento della Regione è contraddittorio perché, mentre intende ridurre il numero di interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), propone di “integrare le piante organiche consultoriali carenti con medici ed ostetriche non obiettori, così come previsto dalla Regione, e di ridurre progressivamente la quota di medici obiettori ad oggi operanti in queste strutture”.

“Come si fa a ridurre gli aborti aumentando i medici e le ostetriche non obiettori?” chiede il Forum.

In merito agli aborti, la Puglia detiene un triste primato, soprattutto per tasso di recidive e per incidenza nelle fasce d’età adolescenziali.

Se è meritorio l’intento di voler limitare le cause che portano all’interruzione volontaria di gravidanza, sostiene il Forum, “ridurre progressivamente la quota di Medici obiettori ad oggi operanti nelle strutture ‘provvedendo a sostituire immediatamente i Medici obiettori che impediscano l’applicazione della legge 194, la libera scelta contraccettiva della donna e l’utilizzo dei presidi farmacologici di prevenzione delle IVG’ come previsto dalle linee di indirizzo è in contrasto con l’obiettivo indicato”.

Considerato che l’aborto, chirurgico o medico che sia, non può che avvenire in ospedale e che proprio del consultorio è il compito preventivo pre- e post-concezionale, il Forum delle Associazioni Familiari si chiede come il medico obiettore possa essere considerato un ostacolo in tali circostanze.

“Tale pregiudizio, gravemente discriminatorio ed anticostituzionale, oltre che in contrasto con la lettera e lo spirito della legge 194 /78, è peraltro immotivato anche rispetto alla prescrizione della pillola del giorno dopo”, dichiara.

Numerosi lavori scientifici dimostrano infatti che assicurare il libero accesso alla cosiddetta contraccezione d’emergenza, se ne incrementa l’impiego, non ha effetti sui tassi di gravidanza e di abortività.

Inoltre, se a ogni medico deve essere assicurato il diritto alla prescrizione medica secondo scienza e coscienza, è necessario attenersi al principio di precauzione nei casi di dubbio meccanismo d’azione del farmaco; ed è noto che la pillola del giorno dopo può agire anche con effetto antinidatorio se assunta in fase periovulatoria.

Il Forum lamenta anche che, malgrado l’attenzione dichiarata alla “libertà di scelta contraccettiva della donna”, continui a non essere prevista nei consultori familiari la figura dell’insegnante della Regolazione naturale della fertilità, che risponderebbe anche alle istanze delle donne che intendono utilizzare questi metodi per la loro pianificazione familiare.

Il Forum si domanda come mai in Puglia non sia mai stato realizzato un sistema di monitoraggio delle cause che inducono le donne a richiedere l’IVG, né degli interventi preventivi alle IVG effettivamente realizzati, sia in relazione alle diverse realtà territoriali che in riferimento alla figura professionale preposta alla certificazione preliminare richiesta dalla legge 194. Per questo, chiede al Governo regionale di “approntare adeguati sistemi di rilevazione che certamente gioverebbero ad una reale politica preventiva del dramma dell’aborto”.

In merito alla prevenzione dell’aborto e all’assistenza sociale per i danni psicologici provocati dalle IVG, il Forum delle Associazioni Familiari si chiede come mai nelle linee guida non siano previste figure professionali come il pedagogista o il mediatore familiare.

Il Forum deplora inoltre l’assoluta mancanza di collegamento con le diverse Associazioni Familiari, di volontariato o di promozione sociale, espressione di una società civile da tempo impegnata attivamente sul territorio in questi impegnativi campi d’azione. La loro collaborazione con i consultori familiari era prevista dallo stesso Piano Sanitario Regionale al fine di costruire un sistema di relazioni con le altre strutture e servizi preposti.

“Spiace notare – conclude il Forum – una resistenza pregiudiziale a costruire il benessere comune individuando nella società civile una reale protagonista dell’azione democratica, a detrimento della possibilità di realizzare un sistema di welfare locale veramente sussidiario e di rete”.

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ZENIT Staff

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