Il secolarismo invade il mondo

Gli Stati Uniti si uniscono all’Europa e alle Nazioni Unite

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di Carl Anderson*

NEW HAVEN (Connecticut, Stati Uniti), martedì, 5 maggio 2009 (ZENIT.org).- Molti eventi degli ultimi mesi – e in particolare la risposta dei media e delle organizzazioni governative alle dichiarazioni e alle azioni di Papa Benedetto XVI – hanno dimostrato chiaramente che il Papa e la Chiesa affrontano un secolarismo sempre più ostile.

I recenti attacchi internazionali al Papa, da parte sia dei Governi che dei media, sulla soluzione alla crisi dell’Aids in Africa mostrano un’ortodossia sempre più secolare. Questo punto di vista non dà valore alla moralità cristiana e vuole ignorare i fatti nella sua ricerca di una soluzione secolare a ogni problema sociale.

La discussione di Papa Benedetto su questo fenomeno nel contesto europeo risale a molti anni fa. Mentre l’Europa abbandona le sue radici cristiane, crea un futuro in cui la religione non ha posto nella sfera pubblica. Alcuni commentatori sono andati oltre al punto di riferirsi alla “cristianofobia” europea. Del resto, i sondaggi mostrano che un terzo o anche meno degli abitanti di Gran Bretagna, Germania, Italia e Francia afferma che la religione gioca un ruolo importante nella propria vita.

Parlando a un gruppo di politici europei nel 2006, Benedetto XVI li ha esortati a sostenere l’eredità cristiana del continente e ha avvertito dei pericoli per la democrazia se si esclude la tradizione cristiana dell’Europa da un ruolo pubblico.

Il “sostegno all’eredità cristiana”, ha affermato, potrebbe aiutare a “sconfiggere quella cultura tanto ampiamente diffusa in Europa che relega alla sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose”. Citando l’Evangelium Vitae, ha anche avvertito che queste manifestazioni di secolarismo “escludono l’impegno con la tradizione religiosa dell’Europa che è tanto chiara nonostante le sue variazioni confessionali, minacciando in tal modo la democrazia stessa, la cui forza dipende dai valori che promuove”.

In contrasto con la crescente ostilità nei confronti della Chiesa in Europa, Papa Benedetto – anche prima della sua elezione – ha visto un secolarismo con più speranze, meno ostile, in America. Parlando negli Stati Uniti poco più di un anno fa, ha affermato: “Ritengo significativo il fatto che qui in America, a differenza di molti luoghi in Europa, la mentalità secolare non si è posta come intrinsecamente opposta alla religione. All’interno del contesto della separazione fra Chiesa e Stato, la società americana è sempre stata segnata da un fondamentale rispetto della religione e del suo ruolo pubblico e, se si vuol dar credito ai sondaggi, il popolo americano è profondamente religioso”.

Ad ogni modo, non considerava il modello americano libero da attacchi di secolarismo, e ha aggiunto: “Non è sufficiente contare su questa religiosità tradizionale e comportarsi come se tutto fosse normale, mentre i suoi fondamenti vengono lentamente erosi”.

Lo scorso anno, quest’ultima frase si è dimostrata sempre più presciente.

Se non sono ancora stridenti come i secolaristi in Europa, le forze secolari degli Stati Uniti sono diventate più audaci, cercando di emarginare la Chiesa e di etichettare il suo insegnamento sul matrimonio e la vita come superato, quando non bigotto. In almeno un caso, un Governo statale ha considerato (senza successo) l’ipotesi di riorganizzare legalmente la Chiesa cattolica togliendo ai suoi Vescovi e ai sacerdoti il controllo su Diocesi e parrocchie.

L’ostilità è aumentata anche nei media. Proprio prima di Pasqua, i media americani hanno trattato due sondaggi di importanti istituti: uno – commissionato dai Cavalieri di Colombo – ha mostrato un enorme apprezzamento della Pasqua da parte degli americani, l’altro ha mostrato un modesto decremento del numero di americani che si dice cristiano. I media secolari hanno scelto di dare ampia copertura al “declino della cristianità”, e molta meno all’alta considerazione per la Pasqua e al gran numero di americani che prevedeva di assistere alle celebrazioni.

C’è un pregiudizio apparentemente simile negli attacchi alle dichiarazioni del Papa sull’Aids e i preservativi. Funzionari delle Nazioni Unite di vari Paesi europei, così come i media internazionali di Stati Uniti e Gran Bretagna, si sono affrettati ad affermare che il Papa aveva torto.

Mentre negli Stati Uniti aumenta l’ostilità politica nei confronti dell’eredità cristiana del Paese, sembra ora evidente che Papa Benedetto e la Chiesa cattolica affrontano un asse di secolarismo, costituito da importanti elementi nell’Unione Europea, nelle Nazioni Unite e ora anche negli Stati Uniti. Il fatto che abbia aderito anche quest’ultimo Paese è significativo sia perché si tratta di un’aggiunta recente che perché gli USA esercitano una grande influenza, in generale e in termini relativi ai loro media.

Ne abbiamo anche visti gli effetti. Tagliato fuori dalla sua bussola morale, a cui il Papa si è riferito come alla base morale pre-politica di uno Stato libero, questo asse si è mostrato non desideroso o incapace di accettare altro se non i suoi valori. In nome di un impegno radicale solo nei confronti della ragione, siamo stati testimoni di un giudizio contro il Papa nonostante le prove scientifiche. Un cosiddetto impegno con la ragione – separata dalla fede – si è dimostrato irragionevole nella sua ostilità verso la moralità e la fede religiosa.

Una tendenza di questo tipo, come ha sottolineato il Papa, è preoccupante per il futuro della democrazia, e per un mondo che ha già sperimentato il secolarismo radicale nella forma del marxismo e del nazionalsocialismo questa tendenza è troppo familiare. Escluso dalla bussola morale, il mondo rischia di abbracciare una dittatura familiare, una “dittatura del relativismo” come l’ha definita il Pontefice.

Questa “hubris della ragione”, ha avvertito una volta l’allora Cardinale Ratzinger, “rappresenta una sfida ancor maggiore – basta pensare alla bomba atomica, o all’uomo come ‘prodotto'”.

La nostra risposta richiederà una stretta cooperazione tra Vescovi, sacerdoti e laici – che Papa Benedetto ha proposto come chiave del successo della nuova evangelizzazione. Nient’altro porterà efficacemente il Vangelo in questi panorami sempre più secolari.

Seguendo la guida di Papa Benedetto, ciascuno di noi deve lavorare per portare il messaggio di Cristo ai nostri vicini e alle nostre Nazioni attraverso la nostra testimonianza alla verità nella sfera pubblica e in quella privata. Come ogni volta in cui la Chiesa ha affrontato le sfide di un ambiente ostile, la nostra testimonianza cristiana, il nostro amore per il prossimo, è la testimonianza più potente che possiamo dare alla nostra società sempre più secolarizzata.

*Cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo e autore di best seller.

 

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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