La sfida educativa e l’impegno dell’Azione cattolica

Intervista al presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano

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di Chiara Santomiero

ROMA, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- L’Azione cattolica (Ac) italiana ha invitato i propri responsabili diocesani ad un momento di riflessione e confronto sul tema della “emergenza educativa” più volte sottolineato da Benedetto XVI e dai vescovi italiani.

All’appuntamento, svoltosi a Roma dall’8 al 10 maggio scorsi, con il titolo “Chi ama educa. L’impegno dell’Ac per una rinnovata cura educativa”, hanno partecipato 800 responsabili provenienti da 180 diocesi italiane.

Ne abbiamo parlato con il presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano.

Perché questo tema?

Franco Miano: La preoccupazione educativa è parte dell’identità dell’Azione cattolica. Si tratta di un tema che ci è caro da sempre, da ripensare a misura dell’oggi. Seguendo le indicazioni del Santo Padre, l’Ac vuole farlo con la consapevolezza che un’azione educativa ha efficacia solo se è intimamente animata da una volontà di amore. Come ha sottolineato Benedetto XVI, infatti, “l’educazione ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall’amore” e “ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore”.

In che modo l’Azione cattolica si rende partecipe di un processo educativo?

Franco Miano: L’Ac offre a ciascuno una proposta formativa organica in cui la fede parla alla vita e viceversa. Tutto ciò si svolge nell’ordinario dei gruppi parrocchiali e territoriali, e a misura delle diverse età, attraverso il lavoro prezioso, talvolta eroico di educatori e responsabili che gratuitamente, spesso facendo l’esperienza della solitudine, prendono a cuore la vita di ragazzi, adolescenti, giovani e adulti, cercando di offrire un luogo formativo caldo e familiare. E proprio questa forte popolarità e familiarità della proposta oggi si rinnova con l’esigenza di coinvolgere nel processo educativo le agenzie, in primis famiglia e scuola.

Spesso si rimprovera all’Ac di esaurire la propria vitalità nelle parrocchie, in modo disincarnato dalla realtà…

Franco Miano: Al contrario. La scelta educativa dell’Azione cattolica, proprio perché vuole rispondere alle sfide del tempo presente e proprio per lo stretto legame che l’associazione ha con la Chiesa locale e il territorio in cui è posta, non può essere disincarnata, ma è attenta alla realtà e soprattutto alla vita delle persone. Non va, infatti, mai dimenticato che al “cuore” del servizio educativo occorre sempre porre l’uomo, e dunque la formazione non può risolversi in un semplice esercizio di animazione o nello sviluppo di “tecniche”. Proprio da questo stretto rapporto con la storia dell’uomo e del Paese nasce forte l’impegno che l’Ac assume per la vita: chi ama educa e educa a comprendere la vita come dono.

Può indicare alcune linee di questa scelta d’impegno?

Franco Miano: L’Associazione è interpellata da tutte le questioni che interrogano oggi la coscienza degli uomini e delle donne del nostro Paese.

L’Azione cattolica ha sottoscritto il manifesto “Liberi per Vivere” – rilanciato dal Convegno delle presidenze diocesane – per suscitare momenti di incontro su tutto il territorio nazionale attraverso i quali promuovere, in chiave educativa, lo stile ordinario della solidarietà, dell’accompagnamento, della vicinanza a tutte le situazioni in cui l’esistenza umana è ferita e bisognosa di cure. Sono le relazioni che sanano l’uomo, e anche il doloroso momento del fine vita ha senso quando è accompagnato dalla presenza amorevole dell’altro.

Da tempo l’associazione ha avviato, inoltre, una riflessione sull’attuale crisi economica – che ha anche carattere etico – accompagnata dalla scelta di sostenere il Fondo di solidarietà promosso dalla Cei. Non manca la preoccupazione per la più generale questione morale che spesso soffoca la vita politica: forte anche della testimonianza di uomini che, come Vittorio Bachelet, presidente dell’Ac nell’immediato post-Concilio, hanno dato la vita per le istituzioni e per il bene comune, l’associazione vuole educare in modo forte alla partecipazione attiva alla vita pubblica, creando i presupposti per nuove e ormai necessarie vocazioni sociali. Anche in questo caso ci guidano le parole del Papa, in particolare il vibrante discorso ai giovani di Cagliari. In questa ottica, si pone la partecipazione dell’Ac al lavoro preparatorio della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani. L’associazione intende offrire un vivace, concreto e allo stesso tempo pensoso contributo.

L’Azione cattolica si è pronunciata nei giorni scorsi a proposito del tema dell’immigrazione: è un’altra scelta d’impegno?

Franco Miano: All’associazione sta molto a cuore la grande sfida dell’integrazione e del dialogo con gli stranieri: l’associazione tutta intende educare, in sinergia con le altre agenzie, al rispetto della dignità e a una convivenza autentica, che va oltre la semplice tolleranza. Il nostro impegno è per costruire una cultura dell’accoglienza, che è un valore cristiano e dunque non è né di destra, né di sinistra. La società multietnica, che alcuni rifiutano, è già un dato di fatto per il nostro Paese e una necessità alla quale la politica deve contribuire fornendo un quadro reale e scevro da ideologie circa l’importanza e la bellezza della presenza straniera in Italia. La sfida per la politica è, semmai, come far crescere legalità e sicurezza senza intaccare il rispetto della persona migrante e senza chiudere pregiudizialmente la porta; la sfida per tutti noi è costruire un’identità comune a partire dal rispetto delle identità di ciascuno, senza appiattimenti, ma rapportando ciascuna cultura alle altre con una modalità che diventa valorizzazione del percorso storico, sociale e culturale del Paese che accoglie.

Davanti a sfide così importanti per tutti, quale può essere il contributo specifico dei laici cattolici?

Franco Miano: Le sfide dell’oggi richiamano tutti a un di più di impegno e responsabilità. In un tempo di crisi e di trasformazione delle società, oltre alle necessarie risposte ai bisogni dell’immediato, c’è una dimensione di più lungo respiro che chiama i laici cattolici al dovere di una testimonianza incarnata. Nell’esperienza tipica dell’Azione Cattolica questa si fa impegno educativo a comprendere la vita come dono, attraverso la riscoperta della dimensione vocazionale di ciascuno, alla costruzione del bene comune, alla diffusione del senso dell’universalità dell’umano.

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ZENIT Staff

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