di Stefano Fontana*
ROMA, giovedì, 19 novembre 2009 (ZENIT.org).- L’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa – www.vanthuanobservatory.org – ha pubblicato in questi giorni il “Primo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo” (edizioni Cantagalli, Siena 2009, p. 192, € 13,00). Si tratta di un avvenimento culturale di grande rilevanza di cui giustamente il Cardinale Renato Raffaele Martino nella Prefazione al Rapporto segnala la novità e l’utilità.
Il suo valore in ogni caso non è solo informativo in quanto “E’ uno sguardo gettato nel grande mare dell’impegno per una società più umana, alla luce dei principi della Dottrina sociale della Chiesa, per fare il punto. Le comunità cristiane hanno bisogno di condurre questo tipo di riflessione”. Con il suo Rapporto l’Osservatorio – sono sempre parole del Cardinale Martino – intende contribuire ad un processo che evidentemente lo travalica, un processo di discernimento della rotta”.
Dato che questo Rapporto è il primo, questo servizio sarà condotto avanti dall’Osservatorio anche in futuro e si può presumere che nei prossimi anni i Rapporti dell’Osservatorio saranno attesi come degli appuntamenti di grande interesse. Questo rappresenta un vero e proprio valore aggiunto: il valore di singoli Rapporti aumenterà nel loro collegamento nel tempo.
Mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio, sottolinea come il Rapporto, che è espressione della normale attività quotidiana di monitoraggio e riflessione di questa istituzione, rifletta “la maturità e il radicamento internazionale dell’Osservatorio, a cinque anni dalla sua fondazione nel 2004.
La Chiave interpretativa del Rapporto è affidata alla Sintesi introduttiva secondo la quale la Dottrina sociale della Chiesa cammina nel mondo “ a due velocità”. C’è chi è sintonizzato con le indicazioni nuove dettate dal Santo Padre, c’è chi invece si attarda su schemi ormai superati – per non parlare di chi ancora osteggia la Dottrina sociale della Chiesa in quanto tale.
I due aspetti principali della linea indicata dal papa sono il posto di Dio nel mondo, con una riappropriazione del valore ineludibile della presenza storica e pubblica del cristianesimo, e «la necessità di tenere uniti tutti i problemi etico-sociali, senza privilegiarne alcuni a scapito degli altri: la vita e la famiglia da un lato, la giustizia e la pace dall’altro, non sono temi diversi o persino opposti, sono aspetti dello stesso tema, la salvezza dell’uomo».
La suddetta linea del papa è ampiamente analizzata da Giampaolo Crepaldi nel capitolo dedicato appunto al magistero di Benedetto XVI lungo l’anno 2008, periodo a cui si riferisce il Rapporto. Il papa ha sviluppato in molti discorsi una teologia della creazione culminata alla fine del 2008 nella frase: “Poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico”.
Nei tre grandi discorsi alla Sapienza, all’Onu e a Parigi ha rivendicato la priorità dei fini ultimi sui penultimi, chiedendo proprio su questa base un posto per Dio nel mondo. Nei due discorsi ai giovani a Sidney per la giornata mondiale della gioventù ha detto che se il mondo non si costruisce con Dio lo si costruisce senza di Lui, ma questa eliminazione non permette di salvaguardare il patrimonio morale naturale dell’umanità.
Sulla base di questi criteri il Rapporto analizza quindi lo stato di salute della Dottrina sociale della Chiesa nei cinque continenti. Denuncia la mancanza di libertà di religiosa in tanti paesi, stigmatizza i ritardi nella riduzione degli armamenti, denuncia il tentativo dittatoriale di Chavez in Venezuela, plaude al magistero dei vescovi americani sull’aborto in occasione delle elezioni presidenziali, ricorda i principali interventi della Santa sede sui temi della lotta all’Aids, sul finanziamento dello sviluppo, sulla crisi alimentare ed energetica, ricorda le tante iniziative per la diffusione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, mette in allarme per l’offensiva laicista in America Latina tendente a fare approvare legislazioni pro aborto e contrarie alla famiglia, illustra la multiforme vicinanza delle comunità cattoliche africane alle tribolazioni di tanti paesi di questo continente, ricorda le persecuzioni in Orissa e in altre aree dell’Asia, informa sui cambiamenti nei rapporti tra la Chiesa filippina, il suo laicato e la politica di quel paese, anche a seguito delle denuncie contro la corruzione, riflette sulle difficoltà dell’integrazione europea, sulla crisi demografica nel nostro continente e sulle perduranti crisi della famiglia, sulle elezioni in Spagna e in Italia.
Si tratta di un affresco molto ampio, ma non un inventario, in quanto i fatti sono sempre filtrati dalle valutazioni alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Si notano così costanti internazionali e profonde diversità.
Tra le costanti si nota la dimensione ormai internazionale della lotta contro la vita e la famiglia, a cui non corrisponde però una altrettanto coordinata controffensiva dei cattolici. Tra le costanti ci sono la nascita di nuove ideologie, a cui però anche i cattolici talvolta sono sensibili. Il mondo non è più solo diviso in Nord e Sud, ma molti agiscono ancora come se così fosse; aborto e povertà non sono ugualmente vincolanti per la coscienza, ma molti cattolici pensano ancora che lo siano.
Il Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo si conclude con uno studio di Stefano Zamagni sul problema dell’anno – ossia la crisi finanziaria – , con una serie di documenti e con una cronologia dettagliata dei principali avvenimenti, veramente utile per la consultazione e la memoria.
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*Stefano Fontana è Direttore dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân” sulla Dottrina sociale della Chiesa e consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace