Impossibile un dialogo con “masse indefinite” di musulmani (II)

Intervista a Johannes Kandel, esperto nelle questioni islamiche

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di Stefan Beig

BERLINO, giovedì 19 novembre 2009 (ZENIT.org).- La piena adesione ai principi fondamentali della democrazia dovrebbe essere la base da cui partire nel dialogo cristiano-musulmano.

Ne è convinto Johannes Kandel, direttore del dipartimento “Colloqui accademici berlinesi- Dialogo interculturale” presso l’Accademia Politica della Fondazione Friedrich-Ebert a Berlino.

La prima parte di questo intervista è stata pubblicata il 18 novembre.

Parliamo del dialogo interreligioso. I gruppi islamici d’ispirazione politica e che si relazionano in modo poco chiaro con la democrazia, sono partner adeguati per la Chiesa?

Johannes Kandel: Solo in modo limitato. In quanto membro di una Commissione che ha compilato il documento “Cristiani e musulmani in Germania”, ho potuto constatare che nelle varie Chiese evangeliche regionali si sono vissute esperienze molto diverse, anche con gruppi considerati estremisti, come quello di Milli Görüs. A Brema vi è una chiesa che ha collaborato molto bene con Milli Görüs, il cui parroco responsabile del progetto di cooperazione mi ha riferito ripetutamente di non aver avuto mai problemi. In altre Chiese regionali sono stati riscontrati numerosi problemi; Milli Görüs non è stata nemmeno nominata e non verrebbe mai accettata. Da un lato esistono divergenze da un’organizzazione regionale all’altra e dall’altro Milli Görüs possiede una struttura centralistica molto rigida e porta avanti un’agenda islamica. Se fossi un parroco – o un consigliere comunale della chiesa – che si trova davanti al problema se cooperare o meno a stretto contatto con un insieme di moschee di Milli Görüs, ci penserei due volte, poi prenderei contatto, ma studierei attentamente la possibilità di avviare un dialogo.

Che problemi avete avuto? Può farci un esempio?

Johannes Kandel: Ho avuto un contatto con la comunità della Maddalena a Neukölln. Sono stato invitato ad un incontro con rappresentanti della comunità islamica e della chiesa cristiana e mi sono subito reso conto che i rappresentanti della comunità islamica appartenevano a Milli Görüs. Abbiamo discusso su vari problemi e ho riscontrato nuovamente che i rappresentanti di questa comunità di Milli Görüs rappresentano opinioni assolutamente incompatibili con la democrazia, ad esempio sulla questione delle donne. I rappresentanti di Milli Görüs sostengono di dover proteggere le donne, in quanto esse non possono fare tutto. Ciò è chiaramente un segno che le donne non possono decidere della propria vita, secondo le nostre leggi. Un ulteriore aspetto: molti rappresentanti di Milli Görüs mi hanno detto testualmente: “Nell’Islam non abbiamo bisogno dei diritti umani, poiché comunque l’Islam protegge i diritti umani da 1.400 anni”. Allora mi sono reso conto che non è possibile discutere con queste persone, poiché sostengono posizioni incompatibili con la democrazia.

Quali sono state da parte sua le iniziative più importanti nel dialogo cristiano degli ultimi dieci anni?

Johannes Kandel: Certamente una delle mie attività più importanti è stata la partecipazione al documento “Chiarezza e buon vicinato” della Chiesa evangelica tedesca. Inoltre nel mio lavoro alla Fondazione Friedrich- Ebert ho cercato di applicare un concetto, che ho chiamato “Forum Berlino per i musulmani progressisti” che si è dimostrato molto efficace. Sono dell’avviso che nel dialogo cristiano-musulmano dovremmo parlare innanzitutto con persone che condividono pienamente le basi della nostra democrazia.

Crede che le Chiese potrebbero agire in modo positivo in modo da integrare e quindi valorizzare le forze liberali?

Johannes Kandel: E’ mio auspicio che le Chiese possano farlo e vedo anche che è ciò che cercano di fare. Attualmente lo sto facendo sulla base di un’Istituzione laica, come la Fondazione Friedrich-Ebert. Ma sono certo che la Chiesa evangelica – per la quale io posso parlare – tende ad agire in questa direzione ed è ciò che raggiungerà nei prossimi anni.

Quali sono i nodi cruciali del dialogo cristiano-islamico?

Johannes Kandel: I nodi cruciali sono certamente che ad un certo punto – da una prospettiva teologica – bisognerà parlare dell’atteggiamento da prendere in relazione a Maometto come Profeta e a Gesù come Messia. Questi sono i punti centrali, su cui si possono formulare solo posizioni di assolutezza. Qui non vi è concordanza, non vi deve nemmeno essere, in quanto non può esistere. Il secondo punto concerne le questioni pratiche: in quali ambiti musulmani e cristiani possono lavorare assieme? Certamente partendo dal presupposto che in una società pluralistica, eterogenea etnica, culturale e religiosa, la religione ha un ruolo da svolgere. In questo campo si potrebbe tentare di fare qualcosa assieme. Ma il punto critico fra musulmani e cristiani, a prescindere dai problemi assoluti – la posizione di Gesù Cristo e Maometto – è ancora e sempre la sharia, il problema della legge religiosa. Non vi è dubbio che l’insegnamento evangelico e cattolico miri ad un insegnamento morale ed etico dei suoi fedeli, ma mai in un sistema punitivo e mai in questo contesto. Questa è una posizione che per noi è assolutamente estranea. E qui bisognerebbe chiedere ai musulmani che vivono in Europa, come si considerano se essi accettano ugualmente che la sharia vale in ogni luogo e in ogni tempo, che la sharia è indivisibile fino al diritto matrimoniale e penale. Come viene considerato il fatto che il Consiglio centrale dei musulmani in Germania reclama diritti e dice: “Ciò è di competenza della sharia”? E’ ovvio: le cinque preghiere giornaliere appartengono alla sharia. Ma è possibile separarle dalle altre rivendicazioni? Queste sono le domande che noi dobbiamo rivolgere a queste persone e qui, fino ad oggi, non ho risposte. Lo Stato islamico è il loro ideale, ora come prima.

Il dialogo può aiutare ad abbattere ostacoli di natura non teologica?

Johannes Kandel: I teologi possono aiutare a chiarire le condizioni generali e stabilire qual è il nocciolo della questione. Ma il problema nei rapporti con l’Islam è che è difficile separare i problemi teologici, politici e giuridici. I giuristi islamici non possono spiegare dove sussistono le differenze fra le esigenze teologiche, giuridiche e politiche e come potrebbe esistere un Islam euro-compatibile.

Esistono anche pensatori islamici, che cercano di sviluppare una teologia sulla base delle esperienze di vita pratica dei musulmani, che vivono in armonia con lo Stato laico?

Johannes Kandel: Naturalmente esistono, ma sono pensatori isolati. Un esempio è il sudanese Abdullah Ahmed An-Na’im, insegnante ad Atlanta, allievo del famoso giurista Mahmoud Mohamed Taha, giustiziato in Sudan nel 1985 per presunta eresia. Egli ha scritto un libro meraviglioso su Islam e Stato laico e sostiene, a mio avviso in modo molto plausibile, che sulla base del Corano è possibile una divisione di Stato e religione e l’apertura di una sfera autonoma. Esistono queste persone e bisogna sostenerle. Non è il solo. Ma il problema è che queste persone non hanno alcuna influenza sulla comunità islamica nella quale vivono e nessuna influenza nei loro paesi di origine. La mentalità in questi paesi non ha nessun rapporto con i pensatori progressisti.

Naturalmente vi sono molti musulmani che non sono legati a queste comunità. Dovrebbero essere coinvolti nel dialogo?

Johannes Kandel: Nella misura in cui questi musulmani fanno “outing” e si organizzano in qualche modo, sono molto favorevole a coinvolgerli. Se essi formano solo una massa indefinita e non sono riconoscibili, ciò è chiaramente molto difficile. Abbiamo anche nella Conferenza sull’Islam in Germania dei cosiddetti musulmani non organizzati. Ma in qualche modo devono essere org
anizzati. Noi non possiamo svolgere un dialogo con massa indefinite qualsiasi. Io sono molto favorevole al fatto che musulmani, che la pensano in questo modo, si dichiarino disponibili. Potrebbe formarsi, ad esempio, un’organizzazione umanistica di musulmani che diventi attiva.

I cristiani hanno dovuto imparare a vivere in uno Stato laico, senza considerarlo una contraddizione alla loro religione. Esistono musulmani che hanno questo desiderio e cercano consigli? A suo avviso, vi sono dei musulmani che vorrebbero vivere in uno Stato laico senza dover avere il senso di colpa di essere cattivi musulmani?

Johannes Kandel: Posso dire una sola cosa: in Germania vi sono le premesse migliori affinché delle persone religiose possano vivere in uno Stato laico.

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ZENIT Staff

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