di Roberta Sciamplicotti
ROMA, venerdì, 18 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Tra l’umanità e l’ambiente esiste uno stretto rapporto di interconnessione; per questo motivo, tutelare la natura e il creato in generale è il modo migliore per salvaguardare anche la razza umana.
E’ il messaggio centrale lanciato questo giovedì a Copenhagen dall’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto davanti alla plenaria del Segmento di Alto Livello della Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici, in svolgimento in queste settimane nella capitale danese.
Secondo il presule, la Conferenza “ribadisce quanto tempo ci voglia per creare la chiara e ferma volontà politica necessaria ad adottare misure vincolanti comuni e budget adeguati in vista di una mitigazione e un adattamento efficaci agli attuali cambiamenti climatici”.
A suo avviso, bisognerebbe notare come “le molte considerazioni che si sviluppano durante questo processo convergono su un aspetto centrale: la necessità di una riflessione nuova e più profonda sul significato dell’economia e sui suoi obiettivi, e di una revisione approfondita e lungimirante del modello di sviluppo, per correggere il malfunzionamento e le distorsioni”.
A richiederlo, ha sottolineato, sono “la buona salute ecologica del pianeta” e soprattutto la necesità di “una risposta urgente alla crisi culturale e morale dell’uomo, i cui sintomi sono da tempo ben evidenti in tutto il mondo”.
Monsignor Migliore ha infatti segnalato che il pianeta ha bisogno di “un profondo rinnovamento culturale e di una riscoperta dei valori fondamentali su cui costruire un futuro migliore”.
Per raggiungere questo obiettivo, servono “realismo, fiducia e speranza”, che permetteranno di “assumere le nuove responsabilità” per compiere un vero e benefico cambiamento.
“Le crisi morali che l’umanità sta sperimentando, siano esse di natura economica, alimentare, ambientale o sociale – tutte profondamente collegate –, ci costringono a ridisegnare la nostra strada, a stabilire nuove linee guida e a trovare nuove forme di impegno”, rappresentando “l’occasione per il discernimento e un nuovo tipo di pensiero”.
Questo dovere, ha proseguito l’Osservatore Permanente, richiede di “raccogliere analisi scientifiche dettagliate e accurate per aiutare ad evitare le ansie e le paure di molti e il cinismo e l’indifferenza di altri”.
Allo stesso modo, “richiede il coinvolgimento responsabile di tutti i segmenti della società umana per cercare e scoprire una risposta adeguata alla realtà tangibile dei cambiamenti climatici”
L’impegno della società
Monsignor Migliore ha quindi ricordato che la società civile e le autorità locali “non hanno aspettato le conclusioni politiche e legalmente vincolanti dei nostri incontri, che hanno richiesto così tanto tempo”.
“Individui, gruppi, autorità e comunità locali hanno già avviato un’impressionante serie di iniziative per dare forma a due pietre miliari della risposta ai cambiamenti climatici: l’adattamento e la mitigazione”.
“Le soluzioni tecniche sono necessarie, ma non sufficienti”, ha dichiarato. “I programmi più saggi ed efficaci si concentrano sull’informazione, sull’istruzione e la formazione del senso di responsabilità nei bambini e negli adulti nei confronti di modelli di sviluppo e di salvaguardia del creato giusti a livello ambientale”.
Queste iniziative, ha osservato, “hanno già iniziato a costruire un mosaico di esperienze e traguardi segnati da un’ampia conversione ecologica. Questi nuovi atteggiamenti e comportamenti hanno il potenziale di creare la necessaria solidarietà intra- e intergenerazionale e fugare ogni sterile senso di paura, terrore apocalittico, controllo dispotico e ostilità verso l’umanità che si moltiplicano nei resoconti dei media”.
Mobilitazione della Santa Sede
Monsignor Migliore ha ricordato che anche la Santa Sede “sta compiendo sforzi significativi per assumere un ruolo guida nella difesa ambientale, promuovendo e implementando progetti di diversificazione energetica che mirano allo sviluppo delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 e il consumo di combustibili fossili”.
Accanto a questo, “sta dando sostanza alla necessità di diffondere un’educazione alla responsabilità ambientale, che cerca anche di salvaguardare le condizioni morali per un’autentica ecologia umana”.
Questi sforzi, ha ricordato, “riguardano lo stile di vita, visto che i modelli di consumo e produzione attualmente dominanti sono spesso non sostenibili dal punto di vista dell’analisi ambientale, economica e perfino morale”.
“Dobbiamo salvaguardare la creazione – terra, acqua e aria – come dono affidato a chiunque, ma dobbiamo anche e soprattutto evitare che l’umanità distrugga se stessa”, ha sottolineato.
“Il degrado della natura è direttamente collegato alla cultura che modella la coesistenza umana: dove l’ecologia umana è rispettata nella società, l’ecologia ambientale ne trarrà beneficio”.
“Il modo in cui l’umanità tratta l’ambiente influenza quello in cui tratta se stessa”, ha concluso.