di Alexandre Ribeiro
SAN PAOLO, mercoledì, 13 gennaio 2010 (ZENIT.org).- La fondatrice della Pastorale del Bambino, il medico Zilda Arns, 75 anni, è morta nel terremoto che ha devastato Haiti questo martedì.
Secondo le informazioni diffuse dal Governo brasiliano, al momento del terremoto la Arns camminava per le vie di Port-au-Prince accanto a due soldati. Era a Haiti per una missione della Pastorale del Bambino.
La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), colpita dalla tragedia, ha inviato il segretario generale dell’organismo, monsignor Dimas Lara Barbosa, a Port-au-Prince su un volo dell’Aeronautica brasiliana.
Zilda Arns, pediatra, era sorella dell’Arcivescovo emerito di San Paolo, il Cardinale Paulo Evaristo Arns. Madre di cinque figli e vedova dal 1978, ha dedicato tutta la sua vita a cause umane e solidali.
Nel 1983 aveva fondato la Pastorale del Bambino, organismo di azione sociale legato alla CNBB, che ha come obiettivo lo sviluppo integrale dei bambini poveri e promuove, in funzione di questi, anche le loro famiglie e comunità.
La Pastorale del Bambino agisce in Brasile attraverso 261.000 volontari, che accompagnano più di 1,8 milioni di bambini e 95.000 gestanti in oltre 42.000 comunità e 4.066 municipi brasiliani.
Il Cardinale Evaristo Arns, in una nota diffusa alla stampa, ha confermato di aver “appreso con dolore che la mia carissima sorella Zilda Arns Neumann ha sofferto con il buon popolo di Haiti i tragici effetti del terremoto”.
“Dio, nella sua misericordia, accolga in cielo quanti sulla terra hanno lottato per i bambini e gli indifesi. Non è il momento di perdere la speranza”, ha aggiunto.
Nel 2001, Zilda Arns era stata candidata al Premio Nobel per la Pace. In un’intervista concessa a ZENIT in quell’anno, aveva dichiarato che i maggiori successi che aveva ottenuto fino a quel momento in Brasile erano stati “la riduzione del 60% della mortalità infantile e del 50% della denutrizione, e la diminuzione della violenza all’interno delle famiglie”.
Per ottenere buoni risultati, sottolineava, è importante “una grande attenzione al tessuto sociale”. “L’obiettivo è aumentare l’autostima dei poveri e il loro potenziale umano. A volte troviamo donne con 4 o 5 figli, analfabete, che si sentono una nullità. Quando la Pastorale le sottrae alle privazioni, le alfabetizza e dà loro una speranza riescono a iniziare una vita nuova per se stesse e per i figli”.
Quanto all’aborto, ricordava che la sua legalizzazione non portava alla diminuzione della mortalità materna, che si raggiunge invece con un buon servizio prenatale e migliorando le condizioni di vita delle persone.
“E’ possibile lavorare a favore della vita in abbondanza e allo stesso tempo salvare vite perché non vengano abortite”, affermava.
[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]