ROMA, mercoledì, 7 luglio 2010 (ZENIT.org).- Questo mercoledì, al termine dell’Udienza generale, Benedetto XVI ha riproposto l’esempio di santa Maria Goretti – di cui il 6 luglio ricorreva la memoria liturgica – “una ragazza che, seppur giovanissima, seppe dimostrare forza e coraggio contro il male”.
“La invoco – ha detto il Papa – per voi, cari giovani, perché vi aiuti a scegliere sempre il bene, anche quando costa; per voi, cari malati, perché vi sostenga nel sopportare le sofferenze quotidiane; e per voi, cari sposi novelli, affinché il vostro amore sia sempre fedele e colmo di rispetto reciproco”.
Nata a Corinaldo, nelle Marche, il 16 ottobre 1890, da una famiglia di poveri ma onesti e religiosi contadini, Maria Goretti trascorse la sua infanzia a Nettuno, dov’è considerata la Patrona della gioventù; aiutava la madre nei lavori domestici ed era assidua nella preghiera.
Il 6 luglio 1902, un ragazzo di vent’anni di nome Alessandro Serenelli cercò di abusare di lei. Di fronte alla strenua resistenza della ragazza, Alessandro la colpì con ben 14 coltellate.
Per testimonianza dello stesso aggressore, Maria preferì infatti essere barbaramente uccisa anziché perdere la purezza, coltivata come un fiore illibato e difesa con grande coraggio.
L’aggressore fu rinchiuso nel carcere siciliano di Noto, dove rimase per quindici anni e dove ebbe la sua conversione.
Nella cella 45, dove attualmente si trova una cappella, Maria Goretti apparve in sogno ad Alessandro: era vestita di bianco e raccoglieva gigli candidi che, messi nelle mani del suo assassino, si trasformavano in luci accese simili a candele.
Alessandro Serenelli scontò la sua pena e all’uscita dal carcere si ritirò in un convento dei Frati Minori Cappuccini delle Marche per concludervi la sua vita.
Maria Goretti venne proclamata beata come martire per la fede il 27 aprile 1947 da Pio XII, lo stesso che il 24 giugno 1950 la proclamò santa in piazza San Pietro alla presenza, fra le molte migliaia di fedeli, della vecchia madre Assunta e del suo assassino.