di Nieves San Martín
BAGHDAD, martedì, 9 novembre 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica si è celebrata la prima Messa nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad dopo il massacro del 31 ottobre, costato la vita a circa cinquanta persone. Nello stesso giorno, altri due cristiani sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco.
Questa domenica sono stati infatti assassinati nella capitale irachena Louay Daniel Yacoub, di 49 anni – da alcuni sconosciuti davanti alla porta del suo appartamento –, e un altro cristiano del quale non è ancora stata resa nota l’identità, come hanno riferito questo lunedì fonti locali ad AsiaNews.
Venerdì, durante la preghiera in tutte le moschee di Kirkuk, nel nord del Paese, è stato condannato il “barbaro attentato” contro la Cattedrale cattolica di Baghdad.
I leader religiosi e l’Arcivescovo di Kirkuk, monsignor Louis Sako, hanno condannato il massacro del 31 ottobre, mentre le autorità religiose musulmane hanno chiesto che si rispetti il “mosaico” di etnie e religioni iracheno.<br>
Gli imam hanno anche chiesto ai musulmani di difendere i cristiani, che hanno definito “modello di lealtà”.
I cristiani di Baghdad hanno affermato questa domenica la forza della loro fede. Le minacce dell’organizzazione terroristica Al-Qaeda non hanno sortito effetto tra le “pietre vive” della fede cristiana in questo Paese martoriato dal terrorismo.
Centinaia di candele, ha reso noto l’agenzia France Presse (AFP), hanno formato una croce gigantesca, nel mezzo della quale si potevano leggere i nomi delle vittime del massacro della domenica precedente.
“Oggi pregheremo per quanti ci hanno aggredito, hanno aggredito la nostra chiesa e assassinato padre Thaher e padre Wassim”, ha detto nella sua omelia padre Moukhlas Habbache.
Dopo essersi attribuito l’attentato, il gruppo autodenominatosi Stato Islamico in Iraq, organizzazione ombrello di insorgenti che agiscono sotto le direttive di Al-Qaeda, ha decretato che i cristiani erano ormai “obiettivi legittimi”.
Traumatizzati dal terribile attentato, numerosi fedeli, in un primo momento, hanno espresso la propria volontà di fuggire dall’Iraq, come hanno già fatto 300.000 dei 450.000 cristiani che vivevano a Baghdad nel 2003, prima dell’invasione guidata dagli Stati Uniti.
Rispondendo ad alcune domande della BBC, l’Arcivescovo ortodosso iracheno Athanasios Dawood, da Londra, ha rivolto questa domenica un appello ai cristiani ad abbandonare l’Iraq.
Sul sito Baghdadhope, anche monsignor Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, ha fornito dettagli sull’Eucaristia di questa domenica. 37 fedeli della parrocchia attaccata, incluso il corepiscopo Rufail Quataimi, partiranno per Parigi per essere ricoverati in Francia.
Secondo la stessa fonte, i feriti verranno accompagnati da una ventina di persone.
Dopo aver ringraziato per il gesto della Francia, il vicario Warduni ha detto che “tutti i Governi dovrebbero aiutare l’Iraq a ritrovare la pace e la sicurezza, che si traducono in lavoro e prosperità”. Ha anche aggiunto di non condividere la posizione dei presuli orientali nella diaspora che invitano i fedeli iracheni ad abbandonare il Paese a causa della violenza.
“Chiediamo piuttosto che ci aiutino a trovare la pace e la sicurezza, e se i Governi vogliono aiutare che lo facciano, ad esempio, favorendo l’integrazione degli iracheni cristiani che già vivono all’interno delle loro frontiere”, ha concluso.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]