La Madonna dei migranti


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di padre Renato Zilio*

LONDRA, mercoledì, 18 maggio 2011 (ZENIT.org).- Avanzava barcollando non troppo sicura dei suoi passi, seppure bellissima su un cuscino di fiori bianchi e gialli. A prima vista, le luci di pizzerie e di snack bar, le lunghe scie di profumo di fish-and-chips non erano proprio terreno adatto alle sue abitudini. Questa lunga processione serale per le vie di Londra, alle nove di sera, sembrava un venerdi 13 maggio veramente originale. Tuttavia, la Madonna di Fatima avanzava con quel suo dolce e imperturbabile sorriso a fior di labbra.

Ogni tanto qualche inglese tagliava la nostra processione parlando al telefonino, mangiando un mezzo sandwich o un pezzo di pollo fritto, noncurante di tutto. Sacro e profano, mescolati insieme, si affrontano sempre in maniera aperta in questa città. Ma lei sempre materna e misericordiosa: è venerdi sera, in Inghilterra si sa, finita la settimana di lavoro ci si scatena ovunque tra birra, alcool e cibi vari… La polizia inglese con il caratteristico cappello nero ovale, faccia seria da Scotland Yard, sorvegliava la processione con simpatia e le solite radioline di servizio, mentre i bus rossi a due piani ci sfioravano di qualche millimetro. Occasione buona per osservare come tutti dall’interno strabuzzassero gli occhi, voltando la faccia verso di noi, incuriositi da una processione aux flambeaux per vie cittadine normalmente protagoniste dello shopping.

I portoghesi erano fieri di far conoscere alla loro patrona la metropoli in cui vivono dispersi. I filippini erano estasiati di poter cantare e pregare compatti sul suolo pubblico. E gli italiani compiaciuti di rivivere vecchie tradizioni ormai dimenticate, di camminare pregando come al loro paese di origine.

Ma soprattutto era lei ad essere la più felice di tutti. Nel vedersi confermata, così, Madre dei popoli, aiuto celeste di chi ha fatto della sua vita un cammino interminabile. Non le sembrava vero di avere ancora un’occasione per insegnare a tutti ad avere un cuore più grande, uno spirito più aperto. A saper vivere insieme anche se diversi gli uni dagli altri. Senza paura.

Questo popolo fatto di tre comunità differenti sono emigranti, trapiantati ormai da tempo in terra inglese. Una comunità italiana, una portoghese e una filippina con in mezzo qualche inglese avanzavano insieme come in un’unica cordata. Ogni domenica frequentano la nostra Chiesa di Brixton Road, come ritrovandosi nella stessa casa comune. La parrocchia scalabriniana nata negli anni ’60 con gli italiani si è fatta con l’andare degli anni accogliente anche per altri, imparando la regola d’oro dell’ospitalità.

Ma che bello! – commentava Maria – dovrebbero farlo anche i nostri in Italia…”. E assaporava fino in fondo questi momenti di preghiera, dove in maniera semplice e popolare si mostra a tutti una sola fede, un solo battesimo e… una sola Madre! Si vive, così, quel senso di universalità, che anche nella preghiera sa aprirsi all’altro, ammirandone i tratti originali. “Ma senti come cantano bene queste ragazze filippine!”, ripeteva Antonio, siciliano tutto d’un pezzo, come un ritornello. “Apprezzare l’altro per le sue qualità differenti sa sempre di miracolo!”, aggiungeva saggiamente un vecchio missionario.

Lungo le strade del nostro quartiere questa iniziativa si ripresenta due volte all’anno: il tredici maggio e il tredici ottobre. Una manifestazione bella, pacifica sotto gli occhi lucidi di emozione della Madre di Dio che portiamo in processione. E quelli gradevolmente sorpresi della gente – perfino quella bloccata nelle auto in coda – che contempla la dignitosa bellezza di quest’onda lenta, luminosa che avanza nella notte. Spettacolo raro, salutare per una metropoli abituata normalmente al business.

Infine, padre Francesco, giovane missionario pugliese, dopo l’italiano, il tagalog, il portoghese concludeva in inglese: “Maria non si stanca mai di pregare insieme a noi, di camminare accanto a noi, di essere migrante con noi migranti”. Rassicurazione calda e incoraggiante che si stampa immediatamente nel cuore di ognuno; lo noti subito dal loro sguardo. E così dicendo, le mette attorno al collo un rosario d’argento e sembra un gesto di tenerezza fatto con l’affettuosità della nostra gente del sud Italia verso la propria madre… Spuntano per incanto centinaia di fazzoletti bianchi, come a Fatima, accompagnando il canto d’addio:“O Virgen Mãe, adeus!”. Perfino i bambini stanchi della lunga cerimonia sventolano contenti un loro fazzolettino: sanno che è il segnale di conclusione. “A me piace tanto pregare con i portoghesi!”, senti, infine, commentare, andandosene, Roberta ad un’altra.

Passare di mano in mano una tradizione religiosa è una pratica di questo popolo di migranti all’estero. Sì, un loro modo di vivere ormai, ma anche di unire il mondo. Per questo ti sorridono e ripetono un’ultima volta: “Madonna dei migranti, prega per noi!”.

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*Padre Renato Zilio è un missionario scalabriniano. Ha compiuto gli studi letterari presso l’Università di Padova, e gli studi teologici a Parigi, conseguendo un master in teologia delle religioni. Ha fondato e diretto il Centro interculturale di Ecoublay nella regione parigina e diretto a Ginevra la rivista “Presenza italiana”. Dopo l’esperienza al Centro Studi Migrazioni Internazionali (Ciemi) di Parigi e quella missionaria a Gibuti (Corno d’Africa), vive attualmente a Londra al Centro interculturale Scalabrini di Brixton Road. Ha scritto “Vangelo dei migranti” (Emi Edizioni, Bologna 2010) con prefazione del Card. Roger Etchegaray.

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ZENIT Staff

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