Sul Rapporto Cloyne, accuse al Vaticano infondate

La risposta della Santa Sede al Governo irlandese

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ROMA, domenica, 4 settembre 2011 (ZENIT.org).- La Santa Sede respinge come infondate le accuse secondo cui le autorità vaticane avrebbero cercato di ostacolare le inchieste sugli abusi sessuali contro minori ad opera del clero, avvenuti nella Diocesi irlandese di Cloyne.

E’ quanto si legge nella risposta in inglese, di venti pagine, indirizzata dalla Santa Sede all’on. Eamon Gilmore, il vice Primo Ministro d’Irlanda (Tánaiste) e Ministro degli Esteri e del Commercio, a riguardo del rapporto della commissione d’inchiesta sulla diocesi di Cloyne (Cloyne Report), pubblicato il 14 luglio scorso.

Allora il vice Primo ministro d’Irlanda in un incontro con l’Arcivescovo Giuseppe Leanza, Nunzio apostolico in Irlanda, aveva chiesto di trasmettere alla Santa Sede copia del Cloyne Report, insieme alle considerazioni formulate dal Governo irlandese in merito alle questioni sollevate, domandando alla Santa Sede una risposta.

Riconoscendo la gravità dei reati illustrati nel rapporto, che non sarebbero mai dovuti accadere nella Chiesa di Gesù Cristo, e desiderando accogliere la richiesta del Governo irlandese, la Santa Sede, dopo aver attentamente esaminato il Cloyne Report e le numerose questioni sollevate, ha cercato di rispondere in maniera esaustiva.

In seguito nella mattinata del 3 settembre, monsignor Ettore Balestrero, sotto Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha incontrato la signora Helena Keleher, incaricato d’affari ad interim dell’ambasciata d’Irlanda presso la Santa Sede, e le ha consegnato la risposta della Santa Sede al Governo irlandese.

Nella sua “Risposta”, la Santa Sede offre una presentazione dell’approccio della Chiesa alla protezione dei minori, includendo la relativa normativa canonica, e fa riferimento alla Lettera ai Cattolici d’Irlanda di Benedetto XVI, pubblicata il 19 marzo 2010, nella quale il Pontefice indica che si attende che i Vescovi irlandesi cooperino con le Autorità civili, applichino pienamente le norme del Diritto canonico e assicurino piena e imparziale applicazione delle norme della Chiesa in Irlanda per la protezione dei minori.

Nella sintesi del testo si sottolineano i “gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne”.

“La Santa Sede – si legge ancora – desidera riaffermare, anzitutto, il proprio orrore verso i crimini di abuso sessuale che sono avvenuti in quella diocesi; è profondamente addolorata e si vergogna per le terribili sofferenze che le vittime e le loro famiglie hanno dovuto sopportare nella Chiesa di Gesù Cristo, un luogo dove ciò non deve mai accadere”.

“La Santa Sede, inoltre, non può nascondere la propria grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione, circa le gravi mancanze nel governo della Diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso”.

“Comunque – si precisa –, l’approccio adottato dalla Chiesa in Irlanda nei tempi recenti a riguardo del problema dell’abuso sessuale sui minori sta beneficiando dell’esperienza in corso e si sta dimostrando sempre più efficace nel prevenire la ripetizione di tali crimini e nel trattare i casi che emergono”.

Nel Rapporto al centro del dibattito si dimostra che monsignor John Magee, Vescovo di Cloyne, dimessosi nel 2010, ignorò le direttrici sulle norme per la tutela dei bambini emanate nel 1996 dalla Conferenza Episcopale Irlandese, non informando in almeno 9 casi su 15 denunce relative ad abusi sessuali, anche risalenti a pochi anni fa.

Il rapporto di più di 400 pagine elaborato dal giudice Yvonne Murphy, che ha indagato su accuse contro 19 sacerdoti, abbraccia un periodo che va dal 1996 al 2009.

Nel testo si rivela che il Vescovo delegava tutte le cause a monsignor Denis O’Callaghan, che nascondeva tutti i documenti sui casi di abuso “in casa sua”. Il chierico ammise poi volontariamente che era più preoccupato della cura pastorale dei sacerdoti che di quella delle vittime.

Per quanto riguarda il Rapporto Cloyne, si legge nella “Risposta” vaticana, il problema riguarda essenzialmente una Lettera indirizzata nel gennaio 1997 dall’allora Nunzio in Irlanda ai Vescovi del Paese sulle osservazioni della Congregazione del Clero a un Documento sulla questione degli abusi sessuali sui minori preparato da un Comitato costituito dai vescovi irlandesi, noto come “Documento Quadro”.

La Lettera del Nunzio è stata infatti considerata dimostrazione di una posizione romana contraria a una linea di risposta rigorosa e decisa al problema, incoraggiando così atteggiamenti ambigui e di non collaborazione con le autorità civili.

La “Risposta” tratta estesamente della corretta interpretazione della Lettera del Nunzio e della natura del “Documento Quadro”, che non era stato presentato a Roma come un documento ufficiale della Conferenza episcopale, che non chiese mai alle competenti autorità vaticane di dare ad esso valore di legge vincolante tramite la procedura della “Recognitio”, che quindi non fu mai rifiutata.

La preoccupazione della Congregazione del Clero era che il “Documento Quadro” venisse esaminato attentamente in modo che non contenesse in alcun modo indicazioni che potessero essere considerate non in accordo con le norme della Chiesa universale.

Tuttavia non vi fu alcuna indicazione della Congregazione contraria alla cooperazione con le autorità civili, né alcuna indicazione per scoraggiare i Vescovi dall’impegnarsi a metter in pratica nelle loro Diocesi le misure che ritenessero adeguate per affrontare il problema degli abusi.

Quanto al discorso del Primo Ministro del 20 luglio, in occasione del dibattito in Parlamento sul Rapporto Cloyne, il Documento manifesta comprensione per il fatto che esprimesse con forza la collera e la frustrazione del popolo irlandese.

Tuttavia, circa le accuse di ingerenza, si ribadisce che la Santa Sede “in nessun modo […] ha ostacolato o tentato d’interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne”, e che “in nessun momento […] ha cercato d’interferire nel diritto irlandese o di intralciare le Autorità civili nell’esercizio delle loro funzioni”.

Allo stesso tempo si afferma che la Santa Sede “in nessun momento, si è espressa sulla misure di protezione dell’infanzia adottate dallo Stato irlandese, e tanto meno ha mai cercato di ostacolarle. La Santa Sede osserva che non ci sono prove citate in alcuna parte del Cloyne Report che permettano di concludere che il suo ‘presunto intervento’ abbia favorito ad ostacolare dette misure”.

“La Santa Sede – si dice infine –, mentre rigetta le accuse infondate, accoglie in spirito d’umiltà tutte le osservazioni e i suggerimenti obiettivi e utili per combattere con determinazione lo spaventoso crimine dell’abuso sessuale sui minori”.

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ZENIT Staff

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