Salone del libro, cambiare o resistere?

Globalizzazione e qualità editoriale. Parlano gli editori

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di Francesca Pica

ROMA, sabato, 12 maggio 2012 (ZENIT.org).- Libri e non solo quest’anno a Torino per la venticinquesima edizione del Salone del libro, inaugurata il 10 maggio. Nella più importante manifestazione italiana del settore, è stata affrontata la discussione sui cambiamenti dell’editoria nell’era globalizzata. Nella giornata inaugurale della kermesse si è tenuto un confronto tra due visioni antitetiche e talvolta opposte, del mercato editoriale: l’anglosassone e la francese. I protagonisti del dibattito sono stati i direttori editoriali di due tra le più importanti case editrici del mondo, da una parte la Penguin, fondata a Londra negli anni ’30, dall’altra la Gallimard che può vantare uno tra i cataloghi più prestigioso del panorama editoriale.

Secondo Stuard Proffit, direttore editoriale della Penguin la globalizzazione ha senz’altro migliorato il mondo dei libri, soprattutto da quando la proprietà delle case editrici è passata dalle famiglie fondatrici ai grandi gruppi aziendali. Infatti, se da un lato questo ha significato il dover render conto agli azionisti con dividendi sempre più soddisfacenti pubblicando prodotti mediocri e accattivanti a danno della qualità, dall’altro il passaggio di proprietà nelle case editrici ha portato, in molti casi, ad una professionalizzazione del lavoro. Gli editori sono diventati più bravi nel mettere in contatto i lettori con gli autori, i cui lavori raggiungono fasce sempre più ampie di pubblico.

Di tutt’altro avviso è stato Eric Vigne, direttore della saggistica di Gallimard, per il quale gli effetti più insidiosi della globalizzazione riguardano la concezione stessa dell’oggetto libro e la sua commercializzazione. Invece che promuovere il libro nel suo specifico che è la formazione del pensiero che avviene solo attraverso tempi lunghi e lettura comprensiva, secondo Vigne, la globalizzazione ha accelerato i tempi di consumo del testo rendendolo un prodotto tra tanti. Il modello è quello della produzione di massa: taglio dei prezzi, sconti e offerte, monopolio delle catene di vendita, abbandono brutale di qualunque prodotto se non circola abbastanza velocemente. Tocca a noi europei, continua Vigne, di continuare a lavorare per far girare il pensiero al suo ritmo proprio e non a quello di una bevanda gassata; prendere ciò che c´è di buono nella cultura anglosassone e convincere gli americani ad aprirsi al pensiero non-americano.

Insomma il tema del salone di quest’anno è stato come coniugare la grande letteratura e il pensiero profondo con i modelli e i formati delle nuove tecnologie. Non è un caso che questa edizione ha ospitato per la prima volta (non senza perplessità) Amazon, il colosso dell’ecommerce mondiale, con uno stand dedicato al dispositivo di lettura più venduto al mondo, con Kindle Touch e Kindle Touch 3G, s’inasprisce la guerra per la vendita online degli ebook con l’ingresso su Google Play di 2 milioni di libri digitali in italiano. In primo piano anche lo sviluppo del prestito digitale in Italia con le 2300 biblioteche di “Mlol”, la piattaforma italiana per il prestito digitale.

Ci si è interrogati anche sull’etica della creazione intellettuale nell’epoca di Internet. Twitter come «spazzolino per l’igiene mentale» e un confronto fra «sconnessi e iperconnessi». La “Primavera Digitale” e la nostra “vita in rete” ci invitano alla riflessione sul nostro mondo a portata di click. È cambiato rapidamente il nostro modo di scrivere, leggere e pensare, si stanno trasformando le strategie di comunicazione e il modo di concepire i libri. E con esso la produzione, la distribuzione, la ricezione dei prodotti intellettuali: dai giornali ai libri. È un fenomeno che va al di là del futuro degli e-book o dei destini dell’editoria su carta, e investe la società tutta intera.

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ZENIT Staff

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