di Salvatore Cernuzio
ROMA, venerdì, 22 giugno 2012 (ZENIT.org) – Le persone colpite dal virus dell’HIV vanno curate, assistite e accompagnate, in particolare le madri e i bambini. È necessario quindi offrire loro l’accesso gratuito ed universale alle cure, che è un obiettivo raggiungibile, scientificamente provato ed economicamente percorribile, verso cui bisogna investire tutte le risorse necessarie.
Sono queste le parole con cui il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha rivolto un appello alla Comunità internazionale durante l’VIII Conferenza sul tema dell’AIDS, svoltasi oggi a Roma presso l’Istituto San Gallicano a Trastevere.
L’incontro, il cui titolo è “W le mamme, W i bambini”, è stato anche un’occasione per ringraziare la comunità di Sant’Egidio per Dream, il progetto che si occupa di curare la trasmissione dell’Hiv dalle madre ai figli nell’Africa sub sahariana, assistendo circa 20 mila gravidanze in donne sieropositive, per un totale di 180 mila persone all’anno.
Dream, ha detto Bertone, con i suoi 33 centri in 10 paesi africani, “rappresenta un modello di indiscutibile impegno cristiano, non dispensando solo le cure, ma considerando ciascun malato come persona”, in modo da “restituire dignità a chi se ne è visto privato a causa dello stigma della malattia”.
La Chiesa è presente nei Paesi dove si manifesta la piaga dell’Aids – ha affermato poi il cardinale – e per questo si dichiara “molto preoccupata” verso questa pandemia, “vero dramma del nostro tempo che ingoia tante vite umane, debilita intere società, brucia il futuro”.
In particolare, l’Aids progredisce fra le donne, ha spiegato il porporato, “pilastro delle famiglie e delle comunità”, andando ad aumentare il rischio di crollo sociale di non pochi Paesi. “La malattia delle donne, dei bambini, degli uomini” diventa, insomma, “malattia dell’intera società”.
“Bisogna fare di più!” ha esclamato il Segretario di Stato. La Chiesa cattolica, da parte sua, ha ricordato, “fin dalla comparsa del terribile flagello dell’AIDS, ha sempre contribuito nel prevenire la trasmissione del virus HIV e nell’assistere i malati e le loro famiglie sul piano medico, sociale, spirituale e pastorale” .
Lo dimostra il fatto che circa il 30% dei centri per la cura dell’Hiv/Aids in tutto il mondo è cattolico. In particolare in Africa, ha precisato il cardinale, dove “i bisogni sociali della gente sono enormi e i malati numerosi”, esistono diversi “programmi di formazione, prevenzione, cura e accompagnamento pastorale dei malati di Hiv/Aids”, che le Chiese locali, gli istituti religiosi e le associazioni cattoliche “portano avanti con amore, senso di responsabilità e spirito di carità”.
Tali azioni consistono concretamente in “programmi di prevenzione ed educazione sanitaria, sostegno agli orfani, campagne di sensibilizzazione, distribuzione di medicinali ed alimenti, assistenza domiciliare, collaborazione con i governi, cura nelle carceri, corsi di catechesi, elaborazione di sistemi di aiuto tramite internet” e via dicendo.
Grazie a queste iniziative si è giunti a delle cure “che oggi permettono a migliaia di donne di generare figli liberi dall’AIDS e di vederli crescere, perché esse stesse in primo luogo sono curate” ha sottolineato il Segretario di Stato.
Un efficace segno, questo, dell’amore “che fa della persona umana l’autentica immagine di Dio”, come ricordato da Benedetto XVI durante l’Incontro mondiale delle Famiglie di Milano.
L’esortazione è quindi a proseguire la lotta al flagello dell’AIDS, in virtù di tale amore “che può veramente trasformare il mondo” e che permette di affrontare “i numerosi problemi concreti economici, scientifici, tecnici” che la malattia impone.
Soprattutto, l’augurio del porporato è che possano emergere al più presto “proposte concrete per salvare la vita di ciò che nel mondo è più fragile e allo stesso tempo più carico di futuro: i bambini e le loro madri”.
“Chi salva la madre e il bambino salva il futuro del mondo!” ha esclamato infatti. Una breve e semplice frase, che spiega però una realtà fondamentale della vita: “per vivere ogni bambino ha bisogno di sua madre, e curare una mamma significa anche far nascere sani i suoi figli e farli vivere”.
Un ultimo pensiero è andato ancora al Continente africano, dove il tasso di mortalità materna causata dall’Aids è in forte percentuale. “Nulla però è perduto”, ha affermato Bertone, “l’Africa ha sufficienti energie ed è il Continente della speranza!”.
Si rende urgente quindi “un nuovo sforzo comune, uno slancio di iniziative e di fantasia” per “sollevare il dolore di tante madri malate e proteggere la vita umana, dal concepimento fino alla fine naturale”.
In questa “lotta per la vita”, la Chiesa tutta “si impegna con voi” ha concluso il cardinale, soprattutto Benedetto XVI che “ama l’Africa”. L’AIDS, quindi – questo l’augurio finale – “non è un destino fatale dell’umanità. Tutti insieme, infatti, con l’aiuto di Dio, abbiamo la forza per sconfiggerlo e il dovere di promuovere con rinnovato slancio il dono della vita”.