Aspettando Vermeer

Un modo, tra i tanti, per avvicinarsi alla mostra di ottobre a Roma

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di Antonio D’Angiò

ROMA, sabato, 23 giugno 2012 (ZENIT.org).- E’ già in corso la prevendita per assistere alla mostra “Vermeer e il secolo d’oro dell’arte olandese” che si terrà da ottobre a gennaio 2013 nello spazio espositivo delle Scuderie del Quirinale di Roma (numero telefonico 06.39967500 e sul sito internet www.scuderiequirinale.it).

Saranno circa una decina, tra i cinquanta in esposizione, i quadri di Johannes Vermeer, cioè del pittore che anche Dalì nella sua tabella sinottica in formato cartellone – ancora in mostra per qualche giorno al Vittoriano di Roma – ha messo in cima ai pittori di ogni epoca.

Non sappiamo ancora come sarà curato l’allestimento di questa rassegna il cui attuale logo è il quadro “Fanciulla con il cappello rosso” ma abbiamo ancora negli occhi quello della mostra del Tintoretto, dove le immagini dei quadri erano accompagnate dalle parole di Melania Mazzucco estratte dal suo libro “La lunga attesa dell’angelo”.

Per questo un nuovo affascinante avvicinamento alla mostra lo si può pensare leggendo o rileggendo il best – seller pubblicato nel 2000 “La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier.

La storia, peraltro riprodotta anche in versione cinematografica qualche hanno dopo con la partecipazione di una giovanissima Scarlett Johansson nel ruolo della fantesca Griet, racconta del rapporto artistico e sensuale dell’adolescente domestica con il maestro olandese. Domestica che, con il trascorrere del tempo e con la discrezione e dedizione nello svolgere il suo lavoro nello studio di Vermeer, ne diviene anche modella.

Il pittore, già sposato e padre di molti figli, nella narrazione della Chevalier utilizzerà il fascino innocente della ragazza per creare uno dei quadri entrati nella storia della pittura, cioè la “Ragazza con la perla”.

Il testo della Chevalier, come peraltro molti altri libri che raccontano l’arte e la vita di grandi maestri, può essere opportuno leggerlo con una carta geografica e con un catalogo delle opere pittoriche, in questo caso di Delft e Vermeer, per immaginare i percorsi stradali dei personaggi e per analogia quelli dei pennelli sulla tela; in particolare quando il racconto procede nell’immaginazione della creazione artistica la quale si può vedere immediatamente raffigurata sulla pagina di un catalogo.

Soprattutto per tenere uniti gli elementi artistici e geografici con quelli storici, nel caso particolare quelli del diciassettesimo secolo olandese (Vermeer visse dal 1632 al 1675), con uno sguardo più attento ai legami tra protestanti e cattolici che nel libro della Chevalier si ritrovano nella cattolica famiglia di Vermeer e in quella protestante di Griet.

Un intrigante dialogo, immaginato dalla Chevalier, sul ruolo della pittura (da pag. 144 a pag. 146 nell’edizione di Neri Pozza) fà dire al maestro rivolgendosi a Griet: “Non è il quadro che è cattolico o protestante, ma chi lo guarda, e quello che lui si aspetta di vedere. Un quadro in una chiesa è come una candela in una stanza buia: serve a vedere meglio. E’ il ponte tra noi e Dio. Ma non è una candela protestante o cattolica. E’ una candela e basta”.

Sui quotidiani è già presente un primo elenco delle opere di Vermeer che saranno esposte (a tal proposito nell’archivio online del Corriere della Sera si può cercare l’articolo di Edoardo Sassi) lasciando anche intravedere la possibilità che possa esserci qualche sorpresa dell’ultimo momento.

Ammireremo certamente anche “Fanciulla con bicchiere di vino” dove è raffigurata sulla sinistra quella finestra che illumina l’interno e le immagini intarsiate sul vetro riproducono la virtù cardinale della Temperanza, cioè del dominio della volontà sugli istinti, che ha come sinonimo, la moderazione e la sobrietà.

Prepararsi alla mostra di Vermeer può significare, allora, anche riflettere sulla Temperanza provando ad andare, dentro di sé e singolarmente scavando anche oltre l’interpretazione ricorrente, per individuare alcune altre moderne forme di pulsioni che rendono l’uomo schiavo, come solo ad esempio “un modo di vivere nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori” come affermato solo pochi giorni fa da Papa Ratzinger.

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ZENIT Staff

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