di Luca Marcolivio
LORETO, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Un pellegrinaggio breve ma di straordinaria importanza, all’inizio di un mese particolarmente ricco di eventi ecclesiali. Stamattina, nel 50° anniversario della storica visita a Loreto del beato Giovanni XXIII ad Assisi, papa Benedetto XVI si è recato presso il celebre santuario mariano sulle tracce del suo predecessore.
In occasione del suo pellegrinaggio nella località marchigiana, il Santo Padre ha affidato all’intercessione di Maria due eventi che prendono il via tra pochi giorni: il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione (7-28 ottobre 2012) e l’Anno della Fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013).
Partito in elicottero dall’eliporto vaticano alle ore 9, Benedetto XVI è atterrato un’ora dopo presso il Centro Giovanni Paolo II a Montorso (AN). Accolto dal vescovo di Loreto, monsignor Giovanni Tonucci e da una delegazione di autorità politiche ed ecclesiastiche (tra cui l’ambasciatore d’Italia pressola SantaSede, Francesco Greco, e il nunzio apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini), il Papa si è poi trasferito in automobile a Loreto: sul sagrato del santuario lauretano ha ricevuto il messaggio di benvenuto da parte del vescovo e del sindaco Paolo Nicoletti.
Alle ore 10.30 è iniziata la celebrazione eucaristica, presieduta dal Santo Padre e concelebrata dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dal vescovo di Loreto, monsignor Tonucci, dal presidente del Pontificio Consiglio perla Promozionedella Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, e dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, monsignor Nikola Eterović.
Presso il Santuario di Loreto, costruito attorno alla casa terrena di Maria, abbiamo “l’opportunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata «beata» perché «ha creduto» (Lc 1,45)”, ha detto Benedetto XVI durante l’omelia.
Con il suo “sì”,la Verginesi è fatta serva del Signore, al punto che la sua volontà coincide “con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura”. Se, da un lato, Dio si fa uomo, “Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo”.
Il Papa ha poi rammentato le parole del suo predecessore che cinquant’anni fa invitava a “riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione” e ricordava come l’imminente Concilio avrebbe avuto lo scopo di “di estendere sempre più il raggio benefico dell’Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale”.
Un messaggio più che mai attuale, quello di Giovanni XXIII, “che risuona oggi con particolare forza”, ha commentato il suo successore. “Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo”, ha aggiunto Benedetto XVI.
Se rinuncia a Dio, infatti, “l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo”.
Anche nei momenti “difficili” e “di crisi”, la presenza di Dio mantiene fermo “l’orizzonte della speranza”. Attraverso l’Incarnazione, Dio non ci lascia mai soli: “è entrato nella nostra umanità e ci accompagna”.
Ovunque abita Cristo, “tutti siamo «a casa»” e “i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri”. La contemplazione di Maria deve spingerci a domandarci se “vogliamo essere aperti al Signore” o se, al contrario, abbiamo paura chela Suapresenza possa essere “un limite alla nostra libertà”.
La risposta a tale dilemma è che “è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione”.
Sulla natura della Santa Casa di Loreto, che, insolitamente, fu collocata su una strada, il Pontefice ha osservato che non si tratta di una “casa privata”, né “appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi”. Una strada che ci porta “verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, versola Cittàeterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta”.
Un altro elemento rilevante dell’Annunciazione è la totale libertà di adesione a Dio da parte di Maria. “Dio chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo – ha spiegato il Papa -. Certo, il «sì» della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione”.
Nella sua invocazione finale, Benedetto XVI ha affidato alla Santa Madre di Dio “tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore”.