I "balzi in avanti" del Concilio Vaticano II (Prima parte)

Intervista con padre Bartolomeo Sorge

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di Renzo Allegri*

ROMA, mercoledì, 3 ottobre 2012 (ZENIT.org) – L’11 ottobre del 1962 ebbe inizio il Concilio Vaticano II voluto da papa Giovanni XXIII. Sono passati 50 anni. In tutto il mondo sono in corso iniziative per celebrare la ricorrenza:  convegni di studio, assemblee, incontri, saggi, libri, numeri unici monografici di periodici con interventi di esperti vari, filosofi, teologi, storici, sociologi. Un interesse mediatico vastissimo. E in tutte le informazioni, grandi e piccole, anche in quelle di fonte strettamente laica, si riscontra un generale accordo nel riconoscere l’importanza del Concilio Vaticano II: un evento straordinario, epocale, il primo Concilio nella storia della Chiesa  con carattere di universalità come non era mai accaduto.  Per il mondo cattolico, poi, l’evento ha naturalmente altissimi risvolti di tipo spirituale, tanto che il Sinodo Straordinario del Vescovi del 1985 lo definì: “massima grazia del secolo XX”.

Però, a fronte di tanto interesse “intellettuale”, esplicato nel nobile e prestigioso impegno delle discussioni dotte, si riscontra  una certa silenziosa apatia, una certa malcelata indifferenza da parte del popolo, anche del “popolo di Dio”, cioè della massa dei credenti, quasi si trattasse di un evento astratto, importante ma lontano, distaccato dalla realtà della vita quotidiana.

Come mai? Per analizzare questa situazione  singolare, e, per certi versi inquietante, ci siamo rivolti a un grande studioso del Concilio Vaticano II, che è insieme un grande esperto della vita sociale, della vita reale del “popolo di Dio” sul territorio, il gesuita padre Bartolomeo Sorge. Uomo di straordinaria cultura, con una rigorosa formazione scientifica conseguita con studi specialistici a Milano, in Spagna, in Francia e a Roma, e con una vastissima esperienza in campo internazionale.  E’ stato direttore della Civiltà Cattolica, poi direttore della rivista Popoli, di Aggiornamenti sociali, fondatore e direttore dell’Istituto di Formazione Politica “Padre Pedro Arrupe” di Palermo, direttore del “Centro culturale San Fedele” di Milano, autore di numerosi e fondamentali saggi di sociologia cattolica e di centinaia di articoli.

Questo straordinario e dinamicissimo apostolo gesuita è vissuto, si potrebbe dire, “in simbiosi” con il Concilio Vaticano II. Come lui stesso ricorda nel suo recente libro La traversata – La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi (Mondadori editore) “il cinquantesimo del mio servizio sacerdotale è coinciso esattamente con il primo mezzo secolo di ‘aggiornamento’ conciliare. Infatti, l’indizione del Concilio avvenne il 25 gennaio 1959, a pochi mesi dalla mia ordinazione presbiterale, il 15 luglio 1958”.

Padre Sorge venne ordinato sacerdote mentre studiava in Spagna, all’Università Pontificia di Comillas. Conclusi quegli studi, fu trasferito, per altri studi, a Roma. L’11 settembre 1962 assistette all’apertura del Concilio, dall’alto del Colonnato di Bernini. E nel suo recente libro, La traversata ricorda: “Più con il cuore che con lo sguardo seguivo l’incedere ondulante di Giovanni XXIII sulla sedia gestatoria che, uscito dal portone di bronzo, e preceduto da una fila interminabile di vescovi, entrava processionalmente in San Pietro per inaugurare il Concilio… Quel giorno lontano non potevo certo immaginare quanto l’evento ecumenico, che iniziava sotto i miei occhi, avrebbe segnato la mia vita”.

Il Concilio è iniziato 50 anni fa e lei ha dedicato questi 50 anni della sua vita e della sua attività proprio al Concilio: come giudica il fatto che, ora, nelle celebrazioni per questo anniversario, si nota grande interesse intellettuale e culturale in campo soprattutto pubblicistico, e poca partecipazione “attiva” da parte del popolo, compreso il “popolo di Dio”?

Padre Bartolomeo Sorge: L’interesse intellettuale e culturale sia da parte di cattolici e anche di non cattolici è costituito dal fatto che il Concilio Vaticano II è stato e continua a essere un evento veramente  grandissimo per l’umanità del nostro tempo. Dico “umanità” in quanto questo Concilio è diverso da tutti gli altri che lo hanno preceduto.  Non riguarda solo la Chiesa Cattolicae i suoi problemi. Ha un respiro universale. Rappresenta un unicum nella storia della Chiesa, un caso del tutto singolare, in quanto nessun altro Concilio è stato mai convocato per le ragioni che hanno spinto Giovanni XXIII a indirlo. Lo scopo non era, come per i Concili del passato, di condannare l’una o l’altra eresia o di affermare l’una o l’altra verità di fede, né di contrapporsi a movimenti scismatici. Il Vaticano II è stato convocato al fine di “ridire” e quasi “ridefinire” l’identità cristiana, presa nel suo insieme e nei suoi aspetti principali, nel contesto storico e culturale dell’umanità globalizzata. E cioè studiare come annunziare il Vangelo in una società multietnica, multiculturale e multireligiosa; come dialogare con il mondo, condividendone la sorte, le speranze e i problemi; come presentare al mondo globalizzato la natura e la missione della Chiesa.  Giovanni XXIII, nel suo discorso di apertura, quell’’11 ottobre, disse: “Lo spirito cristiano, cattolico e apostolico del mondo intero attende un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze”. E ancora: “E’ necessario che questa dottrina certa e immutabile, che deve essere  fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo”. Come vede, tutto è rivolto al mondo intero, tutto fatto per il mondo, per la missione della Chiesa all’interno del mondo intero.

Perché il “Popolo di Dio” non sente la solennità e l’importanza di questa ricorrenza?

Padre Bartolomeo Sorge: Le ragioni per le quali tra il “popolo” (la “massa” come dice lei), compreso il “Popolo di Dio”, non ci sia grande ed entusiastica partecipazione, come avvenne all’apertura del Concilio,  vanno cercate nella situazione  del nostro tempo. Questo cinquantesimo anniversario arriva in un momento difficile perla Chiesacattolica. Ma non è certo la prima volta chela Chiesa attraversa momenti difficili. Infatti, è ineluttabile che, con il passare del tempo, polvere e sporcizia si depositino anche sugli uomini e sulle istituzioni della Chiesa, la quale – sottolinea il Concilio – cammina con il mondo e ne condivide “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce”. Avviene così, come  è accaduto spesso in passato, che ogni qual voltala Chiesadiventa ricca e potente, appesantita da onori e da privilegi, ogni volta che la diplomazia oscura la profezia e i cristiani si chiudono in se stessi, lo Spirito Santo, che guidala Chiesa, interviene: la purifica,  la rinnova e la riporta alla purezza delle origini.  Ai nostri giorni, per riportarela Chiesadel terzo millennio alla purezza delle origini, lo Spirito Santo è intervenuto proprio con il dono del Concilio Vaticano II.

*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese.

Ha pubblicato finora 53 libri, tutti di grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco, cinese e russo. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondatori).

[La seconda puntata verrà pubblicata domani, giovedì 4 ottobre]

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ZENIT Staff

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