Santa Chiara, Santa Rosa e il culto eucaristico

La capacità delle due sante di riconoscere nel pane e nel vino la presenza reale del corpo e sangue di Cristo contribuì ad affermare il concetto teologico della transustanziazione

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Nell’estate 1263 un sacerdote boemo di nome Pietro, celebrando l’Eucaristia a Bolsena, miracolosamente gli si fece più evidente la presenza reale di Cristo nel pane e vino consacrato. Sollecitato da tale fatto, papa Urbano IV, residente a Orvieto, mediante la bolla Transiturus de hoc mundo dell’11 agosto 1264 – memoria liturgica di santa Chiara d’Assisi – estese la festa del Corpus Domini a tutta la Chiesa latina.

In tale bolla il Papa afferma: «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo  memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)».

Certamente per la decisione papale di istituire tale solennità, fu importante il miracolo di Bolsena, ma a ciò concorsero anche una serie di fatti che affermarono con forza la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, espressa teologicamente mediante il concetto di transustanziazione. Tra questi fatti si ricorda ad esempio la preghiera accorata di santa Chiara d’Assisi davanti all’Eucaristia per essere salva personalmente e comunitariamente da alcune truppe che stavano devastando il luogo di San Damiano presso Assisi (cfr. Fonti Clariane, a cura di G. Boccali, Edizioni Porziuncola, Assisi 2013, p. 219-220).

Similmente nella vicina Viterbo nel 1250 a santa Rosa la Vergine Maria disse: «Ti ornerai di gioielli, indosserai abiti da sposa e così vestita pellegrinerai alla chiesa di S. Giovanni, poi quella di S. Francesco ed infine nella tua chiesa parrocchiale di S. Maria in Poggio. Là assisterai alla celebrazione eucaristica e durante la celebrazione indosserai l’abito del terzo ordine della penitenza, con una corda, ti taglierai i capelli, rinuncerai al mondo ed alla tua volontà; così vestita e velata prenderai il crocefisso e percorrerai le strade della città esortando tutti a ritornare al Signore loro Dio. Non temere perché il Signore è con te».

Considerando proprio che le sante ebbero una particolare capacità di riconoscere nel pane e nel vino consacrato la presenza reale del corpo e sangue di Cristo il Monastero del Buon Gesù di Orvieto (Via Ghibellina, 4), in collaborazione con il Centro Studi Santa Rosa di Viterbo e la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani dell’Antonianum ha organizzato per sabato 18 maggio alle ore 16,00 un incontro di studio su Donne e culto eucaristico. Interverranno Mary Melone, L’istituzione della festività del Corpus Domini e il miracolo eucaristico di Bolsena; Eleonora Rava, Le recluse e il Corpus DominiClara Fusciello, Santa Chiara d’Assisi e il culto eucaristico; Marco Bartoli, Santa Rosa e il culto eucaristico.

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ZENIT Staff

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